“Con l’età sai perfettamente cosa vuoi e cosa non vuoi, ciò che puoi sopportare e ciò che non tolleri.
Tanto per le cose, quanto per le persone“: tanti auguri a Richard Gere che oggi compie 74 anni. Nato a Philadelphia il 31 agosto del 1949, Richard ha debuttato da attore negli anni Settanta prima in un ruolo secondario e poi da protagonista ne “I giorni del cielo” del 1978. L’esplosione la ottenne due anni dopo per “American Gigolò” diventando il nuovo sex symbol degli anni Ottanta anche se lui non ci ha mai dato peso: “Non mi sono mai reso conto di esserlo. Faccio solo l’attore“. Tra i film più in risalto si ricordano “Ufficiale e gentiluomo“, “Pretty Woman“, “Schegge di paura“, “La frode” e “Chicago“. 
Bellissimo, garbato, educato, di classe e amatissimo dalle donne: “Le donne si perdono se le costringi ad una vita noiosa, vuota e priva di attenzioni – diceva – Preoccupati dei suoi silenzi e non delle sue urla. Se è arrabbiata sei ancora in tempo, ma se è stanca, è già troppo tardi“. Richard è una persona prima di essere un attore e ci ha tenuto sempre a precisarlo, parlandoci di come vede la vita e mostrandoci come l’affronta: “Credo che molte persone si spaventerebbero se nello specchio invece del loro viso vedessero la loro anima“.
Ad inizio mese l’attore è stato ospite in Calabria per il Magna Grecia Film Festival. Arrivato a Catanzaro con 2 ore di ritardo (perdonatissime dai presenti), nell’occasione ha specificato che, al contrario di ciò che si pensi, “Ufficiale e gentiluomo” non è un film che ha mai considerato “come un punto di svolta“. “Mi ritengo estremamente fortunato ad averne preso parte – ha detto qualche settimana fa – ma per me un film che ha rappresentato una svolta nella mia carriera è ‘I giorni del cielo’. Lo considero il mio vero debutto“.

“Pretty Woman pensavamo che fosse un filmetto…”
Non fu semplice arrivare al risultato che conosciamo per il film di Taylor Hackford. “Me lo aveva proposto dopo avermi incontrato in un ristorante a New York, ma a me sembrava troppo sentimentale. Amavo i documentari di Hackford, così gli dissi che se volevamo andare avanti avremmo dovuto riscrivere la sceneggiatura, renderla più cruda, più realistica. Ci lavorammo per mesi“. Il risultato? Neanche a dirlo: “Anche Bertolucci, di cui ero fan, mi fece i complimenti – ha detto Richard Gere ricordando il regista – Mi disse che gli ero piaciuto e anche il film, ma non aveva apprezzato il messaggio politico. Quale messaggio politico, gli chiesi: ‘Quando l’esercito entra nella fabbrica i lavoratori applaudono’“.
Riguardo “Pretty Woman“, l’attore ha confessato che il successo del film è stato una sorpresa anche per loro addetti ai lavori. “Pensavamo che fosse un piccolo film, non che facesse scattare questa identificazione in tutti quelli che lo vedevano. È successo qualcosa di magico, una magia… ma non sono cose che puoi decidere a tavolino… è come innamorarsi: non scegli di farlo, accade e basta“. La voglia di business sul film è stata alta e a lui e a Julia Roberts hanno chiesto spesso se avessero avuto voglia di mostrare “come sono diventati i personaggi“. Tuttavia “artisticamente non aveva senso“.
Richard Gere: la vita privata, moglie, figli, età, l’italiano, malattia, patrimonio, adesso com’è

“Non c’è tempo per nient’altro…Questa è la vita e nessuno fugge vivo da questo mondo – è una delle massime dell’attore – C’è ancora tempo, quindi vivi per il piacere, domani potrebbe non esserci più. Mangia quello che vuoi, cammina al sole, fai il bagno nel mare… Di’ la verità quando la senti. Sii pazzo, sii sciocco, sii strano, sii te stesso. Non c’è tempo per nient’altro“.
L’attore si è sposato nel 1991 con la top model Cindy Crawford dalla quale divorziò quattro anni dopo. Nel 2002 sposò Carey Lowell dalla cui relazione è nato Home James Jigme Gere. Dopo 11 anni la coppia si separò, divorziando solo nel 2016. Il 5 maggio del 2018 Richard ha sposato Alejandra Silva, responsabile delle relazioni esterne. Dopo un anno è nato Alexander Gere e nell’aprile del 2020, in pieno lockdown, è nato il secondo figlio della coppia, il terzo dell’attore.
La nascita di Alexander, risalente ormai a tre anni fa, scosse particolarmente i giornali scandalistici e scatenò le consuete polemiche social secondo le quali sarebbe “un padre troppo anziano per crescere suo figlio” e che lascerebbe “sola” la moglie nel crescerlo. Gere non solo non ha dato retta alle voci ma con la compagnia hanno dato alla luce il secondogenito della coppia. “L’età non è una barriera“, si difese Gere.
Proprio oggi Richard ha compiuto 78 anni. Gere ha raccontato pubblicamente di avere la malattia di Lyme, chiamata borielloni di Lyme, una patologia diffusa in America che coinvolge altri artisti come Justin Bieber e in Italia Victoria Cabello che ne ha parlato di recente. Difficile, se non impossibile, stimare il patrimonio complessivo dell’attore. Tuttavia nel 2019 il sito “Themoney” asseriva che il guadagno netto dell’attore fosse di 120 milioni di dollari.
Vedi anche: Victoria Cabello e la malattia di Lyme: “nessuno mi credeva, faticavo a camminare”
“Amo l’Italia e gli italiani“
“Nel vostro Paese nel ’79 ho ricevuto il primo premio internazionale della mia vita, il David di Donatello“, disse nel 2011 in occasione del ricevimento del premio “Marc’Aurelio“. Tornato di recente in Calabria, durante la conferenza a Catanzaro ha invitato a tenere “questi luoghi come un segreto così da preservarne la bellezza“.
Il buddhismo

L’attore è attivista e si è avvicinato al buddhismo poco più che ventenne. “Recitare è solo lavoro: lo affronto con umiltà e impegno, mi diverte, ma mi interessa il viaggio della vita, non la carriera“. “Il buddismo non è il mio fine: il mio fine è la libertà e questa per me è la strada giusta per raggiungerla. Tutti proviamo disagio nei confronti dell’universo in cui viviamo, io con la pratica riesco ad avere un rapporto più profondo con la realtà, che per me significa generosità, amore, senso della comunità“.
L’attore è amico personale di Sua Santità il Dalai Lama: “Dai maestri buddisti ho imparato che quando una persona riesce ad impostare la sua vita basandola sulla bontà, la compassione e l’amore, quella vita diventa preziosa, degna di essere vissuta. Diventa una vita serena per quella persona, una benedizione per tutti.”
La carriera di Richard Gere: film e programmi televisivi
Genitori di origine anglo-irlandese, quattro fratelli di cui tre sorelle, Richard era figlio di Homer George, agente assicurativo, e di Doris Ann, casalinga. Dopo il diploma alla North Syracuse Central High School, ottenuto nel 1967, eccedendo particolarmente nella ginnastica e nella musica (suonando la tromba), si iscrisse alla facoltà di Filosofia all’università. La curiosità di ricerca nello studio però terminò dopo aver scoperto l’amore per il teatro. Una passione che riempiva così tanto le sue giornate al punto da riuscire ad entrare in piccole compagnie che, seppur povere e malconce, gli consentirono di farsi notare e parallelamente di sperimentare.
Nel 1973 venne scritturato per la rappresentazione di Grease a teatro e, due anni dopo, esordì al cinema in “Rapporto al capo della polizia“. Tra i successi, oltre i film già citati, anche “Yankees” e “I giorni del cielo“. Coincidenza: due anni dopo venne fotografato mentre si appropinquava a cambiare una gomma della sua auto e le foto, facendo il giro del mondo, vennero usate dall’attore per farsi conoscere meglio nel mondo del cinema. Le stesse lo avrebbero reso il sex symbol degli ‘80s.

Da attore “sono stato fortunato“
Negli anni Ottanta Richard entrò nel cuore del pubblico prima con “American Gigolò” e poi con “Ufficiale e gentiluomo“. “Sono stato fortunato perché ho lavorato ad Hollywood nell’età dell’oro del cinema con gli Studios pronti a correre rischi – raccontava una decina di anni fa – Eravamo pionieri allora. Oggi è cambiato tutto si fanno solo Block-buster ed è difficile trovare finanziamenti per piccoli film, e a volte le regole a cui devono sottostare i giovani non incoraggiano la creatività“. L’attore si era cucito addosso un’immagine che lo avrebbe caratterizzato nei successivi ruoli, tuttavia senza mai ripetere il successo già ottenuto, quanto meno al botteghino.
Nel 1990 però fu “Pretty Woman“, recitato insieme a Julia Roberts, a consacrarlo definitivamente. L’escalation di successi arrivò con “Il primo cavaliere“, “Schegge di paura” e “Se scappi, ti sposo“. Meritevole di menzione il film “Il dottor T e le donne“, di Robert Altman. Con “Chicago“, del 2002, vinse il Golden Globe in qualità di miglior attore in un film commedia o musicale.
Richard Gere e l’attivismo: ha affiancato le navi ONG e si è imbattuto in Salvini. “Non ci credo che in Italia avviene questo“
Dopo aver preso parte in diversi altri film l’attore ha parallelamente iniziato a dedicarsi ad attività benefiche. Nel 2011 mise all’asta ben 110 chitarre ottenendo un milione di dollari per scopi umanitari. Cinque anni dopo e nel 2019 è stato protagonista nel sostegno verso i migranti affiancando le navi ONG. Nel 2021 si è apertamente schierato contro il modo di fare italiano dopo i decreti sicurezza emanati da Matteo Salvini: “Gli ho chiesto di spiegarmi la nuova legge sui migranti di cui si parlava tanto. Mi ha detto: ‘Diventerà reato salvare migranti in mare’. Gli risposi: ‘Non può essere, è uno scherzo’. Voglio dire, questo avviene in Italia, un Paese così profondamente cristiano? Può diventare reato aiutare chi ha bisogno? Non potevo crederci, mi sembrava incredibile“.
Il Tibet

Testimonial di campagne di sensibilizzazione sull’AIDS e sulla povertà in Tibet, proprio in quest’ultima regione è cofondatore della Tibet House, il creatore della Fondazione Gere e il presidente del Consiglio di Amministrazione per l’International Campaign for Tibet. Dato il suo sostegno per il Movimento che lotta per l’indipendenza del Tibet, l’attore non può andare nella Repubblica popolare cinese. Non finì qui. Nel 1993, quando da conduttore degli Academy Award Richard Gere denunciò il governo cinese pubblicamente, questo impedì all’organizzazione promotrice dell’evento di accettarlo nella lista dei possibili presentatori.
Nel 2007 Richard chiese il boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino che si sarebbero disputate nel 2008. “Mi arrivano tanti copioni al riguardo, ma sono ipercritico – raccontava in Italia nel 2011 – perché il tema è troppo importante: preferisco prestare la mia voce ai documentari, che hanno una capacità eterna di raccontare la verità“. Nel 2014 ha recitato ne “Gli invisibili” impersonando un senzatetto. Tra le attività dell’attore anche quella di sostenere il Survival International, organizzazione che difende i diritti umani dei popoli indigeni in tutto il mondo.
