Esattamente 92 anni fa nasceva Sean Connery, uno degli attori più apprezzati, eleganti e affascinanti in assoluto (nominato “uomo più sexy del secolo” da People). Scozzese purosangue, nato a Fountainbridge, sobborgo di Edimburgo, non ha mai fatto mistero del suo patriottismo, sostenendo con vigore la campagna per l’indipendenza dalla Scozia nel 2014 oltretutto. Nel 2000 ricevette il titolo di “Cavaliere” dalla Regina Elisabetta II indossando senza timore alcuno il kilt scozzese. Era figlio di Joseph, un contadino e camionista (a sua volta figlio di immigrati irlandesi) e di Euphemia McBain, cameriera. Aveva un fratello minore, Neil, anch’egli scomparso di recente, proprio pochi mesi dopo Sean.

L’attore lo abbiamo visto nei memorabili panni dell’agente segreto più famoso al mondo, ma anche in quelli di frate francescano o di professore di letteratura medievale. È stato un ladro ed un poliziotto. Prima di arrivare al successo ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie. Tra le professioni svolte anche quella di muratore, lavapiatti, bagnino, la guardia del corpo e il verniciatore di bare.

Nel 2005 rilasciò un’intervista in cui ci andò pesante sull’industria cinematografica, prendendo di mira Hollywood: “È piena di idioti“, disse. L’attore rifiutò molte parti come il ruolo di Gandalf ne “Il Signore degli Anelli“, o di Albus Silente in “Harry Potter“: nel primo caso disse di non comprenderne il progetto mentre nel secondo di non crederci affatto. L’attore amava lo scotch, talmente tanto che sul set di “Highlander – L’ultimo immortale” era troppo ubriaco per recitare.

Il regista Russell Mulcahy dichiarò a posteriori quanto fosse stato difficile girare la pellicola a causa della passione di Sean per il buon scotch. A causa della calvizie, sopraggiunta in giovane età, l’attore girò i film di James Bond con un toupet. Ma lo utilizzò anche in “Marnie“, il primo film in cui sperimentò un personaggio differente dal celebre agente segreto. Nel privato tuttavia non fu un difetto, anzi rendeva l’attore ancora più affascinante.

Astuto, freddo, elegante, seducente ma anche muscoloso e prestante, riuscì presto a diventare uno dei pochi sex symbol del pianeta. Sono proprio i film 007 a farlo conoscere al mondo. Eppure, tempo prima, aveva partecipato ad un concorso promosso dal giornale “London Express” che sceglieva il futuro James Bond cinematografico. Arrivò terzo…

La carriera

A undici anni frequentò la danza che però abbandonò cinque anni dopo insieme a tutti gli altri studi per arruolarsi alla marina militare britannica della Royal Navy. Venne poi congedato e sfruttò la corporatura massiccia per lavorare in professioni prettamente fisiche e soprattutto per guadagnare come modello. Posò nudo per l’Edinburgh Art College.

Ma fu il bodybuilding a fare da trampolino di lancio per il successo con la partecipazione al Mister Universo del 1953, rappresentando la Scozia. Ottenne la medaglia di bronzo. Iniziò la carriera d’attore prendendo parte prima ad alcuni musical (in realtà già dal 1951 in “South Pacific“, a Londra) poi dagli anni Sessanta si inserì nel mondo del cinema vestendo i panni di James Bond, l’agente segreto 007 ideato da Ian Fleming.

Proprio quest’ultimo lo scartò dopo il provino. Non lo riteneva adatto per la parte, o almeno non come lo sarebbe stato nei panni dello stunt-man del protagonista vista la statura (1,89 m di muscoli). Tuttavia l’intervento di Dana Broccoli, moglie del produttore del film, fece ricredere Fleming e lo convinse a puntare su quello che lei reputava “l’uomo giusto“. Il ruolo che avrebbe dato l’identità cinematografica all’attore. La stessa che poi avrebbe combattuto per sbarazzarsene lentamente.

Sean cominciava a perdere i capelli da giovane (già a 17 anni), per questo indossava un toupet, cercando di nascondere la calvizie precoce che avrebbe snaturato il soggetto interpretato, caratterizzato da altre fattezze. Dal 1962 al 1967 fu scorpacciata di “Agente 007” con: “Licenza di Uccidere“, “Dalla Russia con Amore“, “Missione Goldfinger“, “Thunderball: Operazione tuono“, “Si Vive Solo Due Volte“. Da lì ci fu una pausa, l’attore preferì cambiare per non essere troppo associato al personaggio.

Il distacco di Sean Connery da James Bond ed i litigi con il produttore Broccoli e un giovanissimo Steven Seagal

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Sebbene Sean Connery avesse già raggiunto una grandissima considerazione, avrebbe voluto rimettersi in gioco in nuovi ruoli. Tuttavia fu in grado di interpretare personaggi differenti senza mai sfigurare, dimostrando grande versatilità attoriale. Ci provò la prima volta con “Marnie“, nel 1964, il film di Alfred Hitchcock, “Una splendida canaglia” di Irvin Kershner e diversi film del regista Sidney Lumet (“La Collina del Disonore“, “Rapina Record a New York“, “Riflessi in uno Specchio Scuro” e “Assassinio sull’Orient Express“).

Sempre nel 1964 recitò con Gina Lollobrigida in “La donna di paglia“, vestendo i panni dell’ambiguo Anthony Richmond. Nel ’71 riprese tornò ad interpretare James Bond. Negli anni Settanta prese parte a pellicole come “L’uomo che volle farsi un re“, di John Houston, e “Quell’ultimo ponte” di John Attenborough. Ci fu un periodo di buio perché molte produzioni temevano l’ingombrante ombra di James Bond sull’attore e si rifiutavano di proporgli film.

Fu “Zardoz” a sbloccare la situazione nel 1974. La decisione di abbandonare il personaggio 007 non fu ben accolta dal produttore Alber R. Broccoli. Il litigio tra i due degenerò a tal punto che Connery mancò presenza ai funerali del produttore. Non fu l’unico litigio memorabile di Sean Connery. Nel 1983, durante le riprese di “Mai Dire Mai“, finì in rissa con il suo istruttore di arti marziali sulle scene che decise volontariamente di rompergli il polso. Il maestro era Steven Seagal, giovane e agli esordi. “Andai avanti con un polso rotto per anni, il dolore era sopportabile“, disse in merito Sean Connery.

Negli anni ’80 fu sceriffo in “Atmosfera Zero“, re ne “I banditi del tempo” e un maestro d’armi spagnolo in “Highlander – L’ultimo immortale“. In questo stesso periodo ottenne il premio BAFTA in qualità di miglior attore per “Il nome della rosa“, il premio Oscar e il Golden Globe invece come miglior attore non protagonista de “Gli intoccabili” di Brian De Palma.

Indiana Jones, la nomina di ‘Cavaliere’ da parte della Regina Elisabetta II e quell’intervista sull’industria cinematografica di Hollywood…

Sul finire degli anni Ottanta l’attore vestì i panni di Henry Jones Sr., il papà di Indiana Jones in “Indiana Jones e l’ultima crociata“. L’attore sarebbe diventato memorabile anche grazie a questo ruolo. Negli anni Novanta proseguì la brillante carriera girando in “Caccia a ottobre rosso” e in “Robin Hood – Principe dei ladri“. Nel 1994 vestì di nuovo i panni del re (Re Artù) ne “Il primo cavaliere“. A metà del decennio in questione tornò ad interpretare un (ex) agente segreto in “The Rock” e, nel 1999, interpretò un abile ladro in “Entrapment“.

Nel 2000 l’attore fu nominato “Cavaliere” dalla Regina Elisabetta II segnando l’evento come il primo precedente storico in cui un artista del cinema viene insignito del titolo di Sir. L’attore si mostrò in abiti tipicamente scozzesi senza alcun remore e si presentò con il tipico kilt scozzese alla cerimonia per l’assegnazione dell’onorificenza. L’attore non ha mai nascosto il suo marcato patriottismo scozzese e il suo sostegno sull’indipendenza della Scozia dall’Inghilterra.

Nel 2003 lo ritroviamo sul set de “La leggenda degli uomini straordinari“. Tuttavia la pellicola fu completamente surclassata dalla critica. A posteriori l’attore rivelò il suo disagio dinanzi alla brutta esperienza del film che lo portava a riflettere sulla direzione che ormai stava prendendo il mondo del cinema.

Hollywood è piena di idioti” tuonò a “The New Zealand Herald“. Nella stessa intervista manifestò la sua intenzione di rigettare ogni proposta cinematografica. Tra le rinunce il ruolo di Gandalf ne “Il Signore degli Anelli“, (“non capivo la sceneggiatura“, disse), e di Albus Silente in “Harry Potter” (“non credevo nel progetto“). Nella stessa stagione cinematografica però tornò a vestire per l’ultima volta i panni di James Bond per il videogioco “Dalla Russia con amore“; prestando voce e fattezze al personaggio. Non fece altro perché “la pensione è troppo bella“, diceva.

Sean Connery: vita privata, moglie, figli, malattia, causa della morte

Sebbene così noto, Sean è sempre stato piuttosto riservato. L’attore si è sposato la prima volta con Diane Cilento, collega australiana. Dal matrimonio, avvenuto nel 1962, nacque Jason che ha seguito le orme del padre diventando anch’egli attore. Quest’ultimo ha reso Sean nonno con la nascita di Dashiell nel 1997. Il matrimonio finì con il divorzio del 1973 e due anni dopo Sean Connery sposò la pittrice Micheline Roquebrune. I due si conobbero quando Sean aveva solo 23 anni ed era ancora il marito di Diane Cilento.

Si incontrarono al golf club Mohammedia, in Marocco. Dopo 24 ore scattò il colpo di fulmine che li fece finire a letto insieme: “La chiave era nella porta – disse Micheline a ‘Gala‘ – Stava leggendo un giornale, sdraiato, nudo. In un passo, sono saltata sul letto, ho slacciato la mia cintura di pelle e ho fatto finta di frustarlo mentre ballavo“. Andò avanti appassionatamente: “Sean mi ha afferrato e mi ha baciato appassionatamente. Quasi brutalmente. Animalescamente. La sua pelle sprigionava un profumo, non di sabbia calda, più simile alla selce, un odore caldo e inebriante come quello di due pietre che si sfregano l’una contro l’altra.”

Ero trasportata. Per i quattro giorni successivi abbiamo continuato a giocare a golf come sconosciuti, poi ci incontravamo per fare l’amore come pazzi. La realtà è anche meglio della fantasia. Nessun uomo ha mai avuto questo effetto su di me“. Dopo le notti di passione tornarono dai rispettivi partner. Passarono due anni prima di rincontrarsi in Spagna: “Mi sei mancata…”, le disse Sean prima di diventare marito e moglie.

La stessa Micheline ha rivelato al The Mail Sunday che Sean è morto “in pace” e che “soffriva di demenza“. Questa “ha avuto un effetto negativo su di lui“. Insieme hanno passato “una vita meravigliosa“. L’attore si è spento il 31 ottobre del 2020 a 90 anni a Nassau, nelle isole Bahamas. Il giorno prima delle dichiarazioni della Roquebrune, il figlio Jason aveva detto che il papà “non stava bene da un po’“.