Era il 16 agosto 1977. La sua compagna di allora, Ginger Alden, lo trovò morto in bagno, nella sua lussuosissima dimora di Memphis, Graceland, ancora oggi meta di pellegrinaggio per i fan, i turisti, i curiosi. Il Re era morto. Elvis Presley aveva finito il suo viaggio su questa terra.

Sono trascorsi più anni di quanti lui ne abbia mai vissuti. Infatti Elvis Aaron Presley aveva solo 42 anni quando ci ha lasciati. La sua musica ha rivoluzionato il rock, ha raccontato un’epoca, ha stravolto i confini dei generi e persino dei confini razziali che allora venivano attribuiti alle sonorità. Prima di lui, ovviamente. Nato l’8 gennaio a Tupelo, in Mississippi, sopravvissuto a suo fratello gemello, visse un’infanzia povera e disagiata, ma sommerso dall’amore della sua famiglia, che resterà uno dei suoi valori portanti per tutta la vita. All’età di 6 anni chiese a sua madre di comprargli una bicicletta, ma lei non poteva permettersela. Allora gli regalò una chitarra usata. E non benediremo mai abbastanza quel gesto. Perché quei famosi 12 dollari e 95 centesimi cambieranno per sempre la storia.

Elvis Presley non è solo uno dei più grandi cantanti e musicisti della storia: la sua figura trascende il fenomeno musicale e assurge al titolo di icona, di simbolo, di indelebile figura portante di una pop culture che pure era intrisa di cultura, di contaminazione, di curiosità e scoperte artistiche. La sua carriera durò 24 anni, durante i quali incise 61 album, vendendo oltre un miliardo di dischi. E visto che le vendite continuano ancora oggi, con i continui revival in suo onore, è da considerare il cantante che, da solo, ha venduto più dischi nella storia.

Recentemente Baz Luhrmann gli ha dedicato un film sontuoso, che mette in luce il rapporto controverso con il suo manager, il Colonnello Tom Parker. Elvis è il quinto film di finzione su “The Pelvis” (soprannome che detestava e trovava infantile), ma esistono anche altri sei documentari e addirittura una miniserie televisiva. Senza contare le centinaia di riferimenti e citazioni in altre pellicole e in mille produzioni TV.

La morte di Elvis Presley

Ma come mai, come già per Marilyn Monroe, anche la morte di Elvis è avvolta nel mistero e c’è chi suppone che sia tutto falso? Addirittura circolano diverse teorie secondo le quali il Re non sarebbe mai morto e che tutto fosse una messa in scena.

Facciamo un passo indietro ed esaminiamo le cause. Ginger trova il corpo del suo amato in bagno, riverso a terra, dopo che aveva dato di stomaco nel water. Chiama i soccorsi, ma non c’è nulla da fare. La diagnosi è aritmia cardiaca, forse dovuta da un avvelenamento da farmaci, anche se in molti scrissero che si trattava di overdose. Molte ombre sono anche sul suo medico curante, il dottor George Nichopoulos, che continuava a prescrivergli barbiturici e analgesici di ogni tipo. Egli affermò che Elvis era morto a causa delle conseguenze della costipazione cronica, una malattia che fa aumentare le dimensioni del colon e comporta una mobilità intestinale scarsissima e anche una grave obesità. Ma sappiamo benissimo che questo medico non era esente da gravi responsabilità.

Ciò che ne seguì fu surreale. Funerali regali, tra i più magniloquenti mai avuti, e la rabbia dei fan perché il presidente non aveva indetto funerali di stato. Ma la foto, l’unica foto diffusa raffigurante il corpo del cantante morto è quella, ormai famosissima, che lo ritrae nella bara, che non ha autore, che alcuni suppongono scattata da un cugino e poi venduta al giornale miglior offerente. Si sapeva che Elvis Presley si rimpinzava di cibo spazzatura e si incolpò anche il forte consumo di carne. Quel corpo, martoriato dai farmaci e da uno stato depressivo avanzato, non sembrava nemmeno più il suo. Imbolsito e sfinito, sembrava molto più vecchio. Del resto però, lo avevano visto così le ultime volte che si era esibito a Las Vegas.

Un altro mistero, importantissimo, è quello della sua autopsia: i risultati sono secretati fino al 2027, quando saranno trascorsi 50 anni dalla sua morte. Una decisione molto anomala poiché solitamente i risultati delle autopsie vengono divulgati immediatamente, ma per volere del padre di Elvis, Vernon, si farà così. Per questo ci sono persone che credano si voglia insabbiare qualcosa, che addirittura si spingono a dire che Elvis abbia inscenato la sua morte perché voleva stare lontano dalle scene, via da una pressione che non sopportava più. Il film di Luhrmann sembra affermare il contrario: troppo amore per la musica, le scene, il suo pubblico: sarebbe tornato prima o poi, e in grande stile.

Per altri, il suo incontro con Richard Nixon – episodio sul quale è stato girato un altro film, Elvis & Nixon, di Liza Johnson, del 2016, con un magnifico Michael Shannon nei panni del Re – fece venire a conoscenza Elvis di alcuni segreti per cui poi, in seguito, venne fatto fuori. Oppure che lui volle sparire per non rischiare la sua incolumità.

Molte persone giurano di aver avvistato Elvis Presley e su questo ironizzò anche Robert Zemeckis in una breve scena de La morte ti fa bella. Ma la verità è che il Re è immortale. Elvis Presley è qui, ogni volta che qualcuno canticchia una delle sue tante hit. Se non è presente, il motivo è semplice: “Elvis has left the building!”.

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