Prisca Emberti Gialloreti è nata a Roma nel 1981 e sin da giovane si è distinta nel campo delle arti, diplomandosi sia in arte della stampa sia in animazione cartoon 2D. La sua carriera artistica è iniziata come VJ nei locali e come comparsa nel mondo dello spettacolo. Nel 2014, si è avvicinata alla recitazione partecipando ai workshop di Roberto Graziosi e nel 2022 ha ottenuto la certificazione in recitazione con la prestigiosa Tecnica Chubbuck. Durante il difficile periodo della pandemia, Prisca è diventata mamma di una bimba ed ha trovato il tempo per dare vita ai suoi primi romanzi. Tra questi, spicca la trilogia “Fusa”, che ha catturato l’attenzione di una troupe tecnica e di un cast di interpreti talentuosi, portando alla realizzazione di un teaser nel febbraio 2024. Questo progetto promette di evolversi in un film o una serie TV, perfetta per il grande schermo e i canali mainstream. Attualmente, Prisca è impegnata nella scrittura del suo sesto romanzo che, come il quarto e il quinto, trae ispirazione dalla mitologia norrena. Tutte le sue opere sono disponibili su Amazon, pronte per essere scoperte da un pubblico sempre più vasto.

Intervista esclusiva

La trilogia “Fusa” cosa rappresenta per te e quanto c’è di autobiografico?

“Fusa”, il romanzo che sto sviluppando in “Graffi” è una vera e propria missione per me. È una biografia parziale di una persona che mi ha confidato la sua storia. Quello che ha vissuto è talmente assurdo che ho deciso di renderle giustizia, proprio attraverso il manoscritto. Alcuni dettagli li ho poi distribuiti nella seconda e terza parte, “Nictare” e “Vibrisse”, ispirandomi alle Trilogie cult degli anni 80′ e 90′, in modo da lasciare al pubblico un certo pathos. I titoli, inoltre, sono ispirati alle funzionalità anatomiche dei gatti, presenze fondamentali nella vita della protagonista.

La storia che racconti è incentrata su una Roma di 22 anni fa in cui la trasformazione della moneta, il passaggio dalla Lira all’Euro, la trasformazione del lavoro. Un lavoro considerato stabile ad un lavoro che diventa man mano sempre più autonomo e indipendente si delinea una società che, anch’essa deve cambiare e cambia da una localizzazione, un regionalismo a qualcosa di europeo, internazionale e molto più ampio. Che tipo di racconto, quindi, affronti da questo punto di vista? Come descrivi questo cambiamento?

Descrivo il disagio drammaticamente ironico di una ragazza di 24 anni in una Roma nel pieno caos sociale e maschilista, che non ha molto da offrire, se non fare i conti con le responsabilità e il costo della vita, costretta anche a fare sacrifici enormi per poter sopravvivere, tra cui pagare l’affitto e le bollette, senza avere la possibilità di svagarsi o fare shopping. Nonostante ciò, è un’esperienza necessaria, poiché mette la protagonista davanti la realtà dei fatti.

Nel lungometraggio si delineano anche nuove situazioni come la famiglia allargata, per esempio come tipologia. Tutto questo supportato dall’amore che la protagonista ha nei confronti dei gatti. Ecco, che rappresenta un animale? Un animale che gira per casa, un animale domestico all’interno di questo lungometraggio, di questa storia raccontata di questa trilogia? Qual è il ruolo degli animali?

La famiglia allargata è composta da: una nipote che cresce con zii e nonni, due cugine che crescono come sorelle, una zia che si prende cura di una nipote, una suora e una casalinga, le quali scoprono di provare gli stessi sentimenti, un’altra persona, peraltro single, che vive con il proprio animale. A tal proposito, gli animali, in questo caso i gatti, sono entità speciali. Il gatto è un angelo custode nella vita di un essere umano, fin dai tempi antichi. Infatti, lungo il cammino di Eva, li troviamo nei suoi sogni premonitori, realmente accaduti nella sua infanzia e in un preciso momento quando, nel momento più difficile della sua vita, trova una micina abbandonata in un cassonetto dell’immondizia. Da quel momento vive in uno stato di totale insicurezza, poiché sente di non poterla adottare e farla stare bene come vorrebbe, ma sarà la stessa gattina a darle l’energia e la forza che cerca. Una nuova forza che le permetterà di rimboccarsi le maniche, reagire e trovare soluzioni per poter andare avanti. Nel mio romanzo, affronto anche la tematica della solitudine e dei fallimenti, dello sconforto di non nessuno di cui potersi fidare; quel senso di abbandono e di impotenza davanti quegli eventi che non possono essere modificati o controllati. Di quelle vite che si intrecciano tra loro, che portano a rivoluzionare e rinnovare il proprio punto di vista e la propria esistenza.

I giovani di oggi, spesso si dice, siano incapaci di assumere delle responsabilità, eppure la protagonista della storia, è costretta dagli eventi ad assumersi ben presto le responsabilità. Che differenza c’è tra l’essere giovani, 24enne, nel 2002 e nell’essere giovani, 24enne, nel 2024?

Sulla terra ci sono milioni di individui, tutti diversi tra loro e con tante storie da raccontare. Generalizzare mi risulta difficile, poiché ogni persona può (ri)trovare elementi in comune con un altro individuo. Nel 2002 non erano ancora nati i social, pertanto la quotidianità aveva tempi più lenti. Non c’era bisogno di dover fare una corsa contro il tempo. Tuttavia, di conseguenza, è subentrato un certo timore a voler provare noia che, proprio in quei momenti, dà la possibilità di stare con sé stessi e dedicarsi alla lettura di un libro. Oggi, tra l’indipendenza, la libertà personale e le possibilità che offre il mondo del web e dei social di avere uno smartphone, sta portando sempre più giovani a conoscere altre realtà virtuali nel più breve tempo possibile, estraniandosi totalmente dal mondo reale. Tutto questo, è volto a voler soddisfare curiosità temporanee e a voler trovare un lavoro ben pagato senza troppe pretese e sforzi. Ma conosco anche giovani più ambiziosi, impegnati a trovare un’occupazione che li gratifichi, poiché spinti dalla famiglia che ha insegnato loro a costruire con fatica il proprio futuro, anche a costo di dover cambiare vita. Per questo sono contenta. Oggi noto più coraggio e determinazione. Io, in confronto, sono stata una lumaca!

Scoprire il segreto di un adulto, naturalmente diventato anche anziano, quale significato, quale ruolo può avere in una società come quella attuale, non quella di 22 anni fa. Ma 22 anni fa, una nipote che avesse scoperto un così grande segreto della zia, cosa avrebbe potuto raccontare agli altri? Anche perché, lei stessa figlia unica e punk, non poteva essere in disaccordo, non è così? Invece oggi si può essere sempre in accordo o si è in conflitto, per principio, con gli adulti?

22 anni fa la vita segreta di Agnes avrebbe creato senz’altro scandalo perché il padre di Agnes, il nonno di Eva, negava ogni libertà e, di conseguenza, la crescita di sua figlia: non poteva uscire con nessun amico maschio, non era libera di truccarsi o vestirsi in base al proprio gusto; cresciuta sotto una campana di vetro, ingabbiata ad accudire i genitori fino alla loro morte, sviluppando in lei una certa ribellione. Eva scopre man mano la vita della zia, una vita piena di divieti e quel segreto riguardante la sua vita privata che non avrebbe confessato a nessuno. Ho cominciato a scrivere questa storia nel 2014, pubblicandola nel 2019. Le altre due parti le ho rese note durante la pandemia da Covid-19. Ad oggi, quella ragazza che corrisponde al personaggio di Eva, mi ringrazia per aver dato voce al suo mondo e quello intorno alla zia, che può diventare un esempio per tante donne. Riguardo il conflitto con gli adulti dipende da tanti fattori, io quando ero più piccola, mi ribellavo per principio. A 24 anni si è più adulti e già a quell’età, c’è la volontà di voler essere padroni di poter decidere da soli.

Cos’è il coraggio per i personaggi, soprattutto per la protagonista? Perché il coraggio non è da tutti…

È vero! In questa storia ogni personaggio ha il coraggio di agire per ciò che è più giusto. Abbatto ogni archetipo del buono e del cattivo. Il pubblico avrà modo di crescere con Eva, vivendo ogni suo passaggio evolutivo, passando dalla sua comfort zone alla sua voglia di indipendenza, che nasce dal conflitto che vive in casa con la madre. È la dimostrazione di come le situazioni particolarmente insidiose e dolorose, possano rappresentare un trampolino di lancio affinché avvenga un cambiamento radicale. Infatti, Eva raggiunge la consapevolezza che il rapporto con sua madre non cambierà mai, perciò decide di cercare una casa in affitto. A quel punto, la protagonista scopre di avere il famoso coraggio e comincia a dare forma alla sua natura e personalità, mostrandosi per ciò che è realmente. È un momento di grande consapevolezza per lei.

In base alla storia narrata e vissuta comunque nel 2002, quanto c’è di base sull’evoluzione che stiamo vivendo oggi a 22 anni di distanza

Bella domanda! A mio avviso, le emozioni non hanno tempo e spazio, a prescindere dalle proprie scelte. C’è chi preferisce vivere una vita monotona e chi, invece, preferisce andare alla continua ricerca della propria felicità. Riguardo all’evoluzione sociale, oggi tutto scorre più velocemente. Bisognerebbe rallentare, dando anche il buon esempio, non solo come genitori ma come individui. Per esempio, in Olanda, le persone vivono le giornate all’insegna del relax, dimenticandosi completamente del proprio cellulare. Dovremmo ricordarci di prenderci meno sul serio, vivere in maniera spensierata e con ritmi più adeguati e naturali, esattamente come fanno i bambini!

La società di oggi, quindi, era prevedibile, 22 anni fa?

Secondo me si, perché l’economia ci insegna che, ogni 10 anni, il costo della vita aumenta sempre di più, così come il progresso. Secondo alcune statistiche, infatti, le nuove generazioni sono più evolute rispetto alla nostra e, pertanto, prima o poi potrebbero fare i conti con la realtà più dura. Ad ogni modo, bisognerebbe fare un’analisi introspettiva e capire cosa si vuole davvero.  

Link per vedere il Teaser completo di Graffi e partecipare alla campagna di crowdfunding: Graffi – Il lungometraggio – Tratto da una storia vera