Oggi Gianfranco D’Angelo Manni avrebbe compiuto 86 anni. Attore, comico e cabarettista, ci ha lasciati un anno fa nel giorno di Ferragosto, poco prima di festeggiare l’85° compleanno. Gianfranco era “un artista grandissimo e versatilissimo“, disse Antonio Ricci nel ricordarlo un anno fa dopo la morte. “Un monologhista in grado di imitare chiunque“. Vitale in scena, “sornione e compagnone nella vita“. Tra gli altri lavori per la televisione lo ricordiamo come il primo conduttore di “Striscia la notizia“, insieme a Ezio Greggio. “Saggio e con i piedi per terra“, con il suo successo “incredibile“, poteva “travolgere tutto e tutti“.

L’attore e cabarettista rivelò la sua umile provenienza qualche anno fa in un’intervista rilasciata a TV Sorrisi e Canzoni, la sua “era una famiglia poverissima“. L’attore perse i genitori “a tre anni” e dovette crescere “con gli zii“. Prima di arrivare alla fama fece “tanti mestieri“. Amava il teatro, lavorò anche “dietro le quinte: macchinista e attrezzista“. La sera recitava “in cabaret“, si faceva scrivere i testi da Maurizio Costanzo, “all’epoca un semplice giornalista“. Di giorno era “impiegato alla Sip“.

Il debutto in Rai

Gianfranco D’Angelo debuttò in Rai nei primi anni Settanta nel programmaSottovoce ma non troppo“. Prese poi parte a programmi di punta con personaggi di spicco dell’epoca come Raffaella Carrà e Sandra Milo. D’Angelo ha recitato a teatro ed in molti film per il grande e piccolo schermo. Lo ricordiamo nel periodo in cui entrò a far parte della compagnia teatrale del Bagaglino con Pippo Franco e in particolar modo per aver preso parte al rivoluzionario programma “Drive In” negli anni Ottanta.

Il cinema

Debuttò al cinema sul finire degli anni Sessanta e nel decennio successivo prese parte a numerosi film, la maggior parte della sua carriera tra le pellicole realizzate per il grande schermo. Ne “La classe dei ripetenti“, del 1978, è il professor Pinzarrone, affine agli ideali fascisti e con i baffetti alla Hitler.

Drive In, Striscia la notizia

Gli anni Ottanta segnarono l’epoca d’oro del comico, mattatore di “Drive In“, dove interpretò una sequela memorabile di personaggi: dal signor Armando, eccentrico proprietario e addestratore del cane “Has Fidanken” al Tenerone passando per le imitazioni di Pippo Baudo e Katia Ricciarelli (all’epoca marito e moglie), Sandra Milo, Roberto Gervaso, Piero Angela e Raffaella Carrà. Nel 1986 la Rai dedicò una puntata di “Serata d’onore” all’attore.

Ezio Greggio, storica spalla di Drive In, lo seguì anche alla conduzione di “Odiens“, su Canale 5, e due anni dopo condussero anche la prima stagione di “Striscia la notizia“. Gianfranco D’Angelo conduceva parallelamente “Televiggiù“, trasmessi entrambi su Italia 1. Negli anni Novanta tornò a lavorare sul set per il piccolo schermo, riaprendo una parentesi interrotta negli anni Settanta. Lo ricordiamo nella sitcom “Casa dolce casa“.

Nel 1993 tornò alla Rai per “Luna di miele” con Gabriella Carlucci. Due anni dopo tornò a lavorare con la Carrà in “Carramba! Che sorpresa“. Nel 2001 vinse il Delfino d’oro alla carriera che collezionò insieme ad altri quattro Telegatti. Più avanti si è dedicato al teatro, nel 2010 ha condotto “Locanda D’Angelo” con le sue figlie. L’ultima apparizione risale al 2019 nel film “W gli sposi“, di Valerio Zanoli. Il film segna anche l’ultima interpretazione di Paolo Villaggio.

Gianfranco D’Angelo: vita privata, moglie, figlie, malattia, la causa della morte, funerale

Gianfranco era sposato con Anna Maria dalla cui relazione nacquero le due figlie Daniela e Simona. Anche loro hanno seguito le orme del padre nel campo della recitazione, inoltre sono anche due doppiatrici. In alcuni lavori per la tv hanno affiancato il papà come in “Locanda D’Angelo“, trasmesso su Alice Tv nella stagione 2009-2010.

Gianfranco ci ha lasciati il 15 agosto dello scorso anno al Policlinico Agostino Gemelli di Roma. L’attore morì in seguito ad una breve malattia. I funerali si sono celebrati due giorni dopo nella Chiesa degli Artisti, Piazza del Popolo, nella sua Roma che gli ha dato i natali.

Drive In: la rivoluzione della Tv, lo sketch “Has-Fidanken” di Gianfranco D’Angelo e l’imitazione di Piero Angela

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Drive In lo vedevano tutti. Critici e non. “Era la satira della Milano da bere con i suoi paninari, con i suoi bocconiani. Era la satira degli anni ’80, così discussi” spiegava Antonio Ricci nello speciale Mediaset per il trentesimo anniversario della nascita della trasmissione. “Dopo 30 anni mi dicono ancora: ‘Gianfranco, che fine ha fatto Has Fidanken’“, raccontava il compianto D’Angelo. Lo sketch con il cane che resta impassibile dinanzi ad ogni comando al grido “Has Fidanken” dell’eccentrico proprietario Armando, interpretato da Gianfranco, divenne un tormentone.

Con Drive In si introduceva una nuova epoca televisiva, già sperimentata in precedenza dalla tv italiana anche se dalla Rai (“Non stop”). “Era finita l’epoca del ‘Vieni avanti cretino‘ e di quel tipo di comicità” disse il giornalista Pietrangelo Buttafuoco. “Era un programma intelligente – raccontò Walter VeltroniSegnò la discontinuità più palese con i programmi televisivi precedenti“. Enrico Beruschi, Ezio Greggio, la prof. Il programma sprizzava gioia eppure rischiò di non andare mai in onda. L’episodio pilota venne realizzato solo per ricevere una valutazione generale sul format da parte della produzione che bocciò in tronco. La trasmissione non venne compresa, erano troppe le differenza con la Tv dell’epoca e troppe le novità. I comici dello show si rivolsero direttamente all’allora Presidente, Silvio Berlusconi, che promosse a pieni voti lo show: “Andrà in onda settimana prossima!“. Così fu.

Non c’erano internet e i cellulari, ma solo 6 canali Tv nazionali. Era un’epoca in cui si giocava ancora per strada e si mangiava insieme in famiglia senza essere disturbati dai social network. La domenica si santificavano le feste guardando al mattino l’Angelus di Giovanni Paolo II sulla Rai, e la sera “Drive In” su Italia 1. “È l’unico programma per cui vale la pena di avere la Tv” disse Federico Fellini. Un programma “spericolato” e al contempo “un fuoco d’artificio di trovate“, era il pensiero di Beniamino Placido. Angelo Guglielmi era direttore di Rai Tre nel periodo in cui veniva trasmesso Drive In e non ha fatto mistero di aver “sempre guardato ogni puntata“.

Perché alla fine la trasmissione “la guardavano tutti“. “Ammiravo e invidiavo Italia 1“. “Il Drive In era come una grande squadra – spiegò Gianfranco – era il Brasile degli anni migliori. C’era la satira politica, la satira di costume, la comicità demenziale“. “Drive In è culturalmente un passaggio significativo di un Paese che vive la sua modernizzazione, che si sente di sdoganare un rapporto più libertario e libertino, anche, con la sessualità, con il gergo“. Sulla Rai “non sarebbe mai potuto passare“. Tinì Cansino ha sempre difeso la trasmissione: “Chi dice che nelle trasmissioni la donna veniva usata è qualcuno che punta a qualcos’altro. Sono chiacchiere che non c’entrano niente. Sono chiacchiere che non hanno a che fare con la crisi in cui si trova l’Italia oggi“.

Piero Angela non era molto imitato e imitabile ma mi divertiva il suo modo di fare. La sua flemma” raccontava D’Angelo al trentennale della trasmissione. Una volta Berlusconi lo chiamò e gli disse: “Gianfranco dovresti un pochino alleggerire la satira su De Michelis che mi ha telefonato e mi ha detto: ‘Ve la prendete sempre con noi socialisti, è ora di finirla!’“. D’Angelo spiegò: “Se non facciamo più questo tanto vale non far nulla“. Risposta: “Vabbè fate voi“. Alla fine del Drive In, De Michelis “mi chiese di andare a fare la sua imitazione alla chiusura della campagna elettorale che si teneva a Venezia“. Gianfranco non ci andò però la cosa lo fece “un po’ sorridere…”.

Drive In: “Una macedonia di generi

Trasmesso tutte le domeniche sera su Italia 1 (spostato dal consueto appuntamento del martedì dopo il successo della prima stagione), Drive In è un programma simbolo per la tv italiana degli anni Ottanta. Lo show ebbe grande successo, approdato il 4 ottobre 1983 e durato fino al 17 aprile del 1988. La trasmissione seguiva il filone di intrattenimento già proposto da “Non stop“, anche se dalla concorrenza della Rai. Anche qui era una sorta di “ballata senza manovratore“, quindi senza una vera conduzione. Il primo anno “puntammo sulla professionalità del regista Nicotra“, spiegava Antonio Ricci nello speciale di Mediaset per il trentennale della trasmissione. “Nei quattro anni successivi sull’entusiasmo contagioso di Beppe Recchia“.

Gianfranco era l’anima del programma, riusciva ad intrattenere con i numerosi personaggi interpretati e imitati, insieme alla memorabile spalla Ezio Greggio. Inizialmente la trasmissione non durava più di un’ora ma, visto il successo di ascolti, venne raddoppiato il tempo di messa in onda. Drive In arrivò a toccare punte di otto milioni di telespettatori.

La trasmissione era “una macedonia di generi, una via di mezzo tra sit-com, varietà, effetti speciali, satira politica, parodie, gag, barzellette, tormentoni“, disse l’ideatore dello show Antonio Ricci. La sua idea era di creare una trasmissione “tutta di comici“. Il programma si caratterizzava per i rapidi cambi di scena, nonché i monologhi e le parodie di film piuttosto noti. Ma anche per la dinamicità delle inquadrature, il continuo intrattenimento fatto di rapide sequenze come anche gli stacchetti delle protagoniste femminili che però duravano di meno, a vantaggio delle esibizioni dei comici.

C’era il modo e lo spazio per inserire lo spot pubblicitario senza nulla togliere al “flusso“. Tra le protagoniste femminili ricordiamo le presenze di Carmen Russo, Lory Del Santo, Tinì Cansino, Nadia Cassini, Antonia Dell’Atte, Eva Grimaldi, Cristina Moffa, Johara ed Ambra Orfei. Poi c’erano le Ragazze del fast food, capitanate da Tinì Cansino.

Ezio Greggio disse di Drive In: “Ha segnato un cambio generazionale e di stile nel varietà televisivo che nessuno ha segnalato: la fine del presentatore tradizionale, dei salamelecchi e dei tempi morti, la nascita di un varietà satirico tutta sostanza e niente fumo“. Lo scopo era quello di trasmettere allo spettatore un flusso continuo di contenuti, ipnotizzandolo davanti lo schermo.

I monologhi di Gianfranco D’Angelo, il cast di comici

Il cast di comici era immenso e si ricordano principalmente le partecipazioni di volti che, nella maggior parte dei casi, al tempo erano semisconosciuti: parliamo di Massimo Boldi, Giorgio Ariani, la coppia Syusy Blady e Patrizio Roversi, Enzo Braschi, Olga Durano, Isaac George, Malandrino e Veronica, Guido Nicheli, Carlo Pistarino, Lucio Salis, Caterina Sylos Labini, Teo Teocoli, i Trettré, il Trioreno, Sergio Vastano, Mario Zucca, Francesco Salvi, Zuzzurro e Gaspare e Giorgio Faletti.

D’Angelo curava ogni apertura e chiusura del programma con i suoi monologhi, commentando eventi del momento o parlando in generale di vizi e virtù del popolo italiano. Molti personaggi celebri presero parte in piccoli camei durante le trasmissioni come Gigi Sabani, un giovane Pier Silvio Berlusconi, Iva Zanicchi, Little Tony. Anche dall’estero come Gary Coleman e David Hasselhoff tra gli altri.

Il programma ha sempre ottenuto critiche controverse: da un lato c’era chi non apprezzava e non accoglieva bene il format, dall’altro chi come Umberto Eco definì la trasmissione come “un salto nella fantascienza” senza effetti collaterali provocati da “traumi“.