Aveva il volto rassicurante, era uno di famiglia, ha sempre cercato di “incontrarsi” con il pubblico, perché Piero Angela amava parlare di cose difficili usando un linguaggio comprensibile, proprio come fanno i veri geni. Al contrario di “quella finta serietà tanto cara all’ufficialità italiana“. Lui odiava la serietà “nella forma“, al contrario di quella che ricercava “nei contenuti“. Piero Angela ha ricevuto quella che lui stesso definiva “un’educazione piemontese” anche se non amava la scuola. Anzi, questa lo annoiava terribilmente. Riconosciuto da tutti come una persona perbene, colta, umile, garbata e pensante, lascia un vuoto incolmabile e molto difficile da riempire.

Forse il povero Piero Angela se lo sentiva già visto che di recente, in occasione della prima puntata della stagione 2022 di “Superquark“, aveva lasciato un messaggio che sapeva quasi di addio. Per l’occasione salutava il pubblico che lo ha tanto amato e seguito e soprattutto ringraziava per il traguardo dei 70 anni di carriera in Rai. “Cari amici, mi spiace non essere più con voi dopo 70 anni assieme“. Il giornalista, divulgatore scientifico e culturale, saggista, giornalista e conduttore, aveva detto che “la natura ha i suoi ritmi” e che “malgrado una lunga malattia” era riuscito a portare a termine tutte le “trasmissioni” e i “progetti“. Felice anche di aver avuto quella che ha definito una “piccola soddisfazione“: ovvero “un disco di jazz al pianoforte“. Tutto sommato “è stata un’avventura straordinaria“.

Piero Angela: “La scienza ti racconta sempre storie nuove…“. E sulla morte…

La morte non mi spaventa, ma mi scoccia tantissimo perché è la fine della vita – disse in una lunga intervista rilasciata all’Huffington Post tre anni fa – Ma Seneca ha detto una cosa interessante: noi siamo stati morti per millenni, e continueremo ad esserlo. La vita è solo un attimo in cui si è vinta la lotteria, una mezz’oretta. Per questo bisogna cercare di viverla al meglio“. Il papà di “Superquark“, tra le altre cose, ha avuto il merito di avvicinare gli italiani alla scienza. “La scienza ha questo di bello: che ti racconta sempre storie nuove. È come avere una chiave che apre tante serrature, con le quali entrare in queste stanze delle meraviglie. Come si fa a non essere curiosi di tutto questo?

La carriera

Figlio di Carlo, medico antifascista, riconobbe al padre il merito di avergli insegnato la “razionalità” e soprattutto quell’educazione “molto piemontese“. Piero ha frequentato il liceo classico D’Azeglio, a Torino, anche se la scuola lo annoiava “mortalmente“. In merito disse che “tutti coloro che si occupano di insegnamento dovrebbero ricordare continuamente l’antico motto latino: ‘ludendo docere‘”, ovvero “insegnare divertendo“. Piero non si è mai laureato sebbene gli siano state conferite ben otto lauree honoris causa. Desiderava laurearsi in ingegneria (che mollò dopo due anni) o di diventare un pianista. Fortunatamente per noi non fece nessuna delle due cose.

Gli inizi

Iniziò prestissimo con la musica, la sua prima passione. Prendeva lezioni private di pianoforte, che già suonava all’età di 7 anni, e amava il jazz, passione che lo ha accompagnato per tutta la vita. Nel 1948, all’età di 20 anni, periodo difficile in cui perse il padre, si esibiva nei jazz-club torinesi, soprattutto all’Hot Club dove Enzo Jannacci e Felice Andreasi andavano a sentirlo. Si faceva chiamare Peter Angela e, per conoscere i grandi musicisti che approdavano in città in vista dei concerti, lui si informava sull’orario d’arrivo per riceverli in stazione e portarli in giro.

Dopo essersi guadagnato la fiducia e la confidenza chiedeva loro di poter suonare sul palco insieme e riuscì a salire sullo stesso con Rex Stewart e Dizzy Gillepsie (il suo mito). Suonò anche alla Capannina, “ma di Viareggio, non di Forte dei Marmi”, disse in un’intervista. Ci si pagava le vacanze: “Nel contratto avevamo preteso che a turno potessimo ballare”. Fece conoscenze e suonò con il suo gruppo ma nel 1952 l’approdo in Rai lo obbligò a chiudere anzitempo l’attività musicale.

Giornalista e debutto in televisione

Piero Angela nacque prima come giornalista, la scienza non era di suo interesse in origine. Si dilettava particolarmente sulla cronaca nera. Cominciò con il “Giornale Radio“, contemporaneamente scriveva musiche per i documentari e divenne amico di Enzo Tortora che stimava particolarmente. Poi passò al piccolo schermo nel 1954 con l’arrivo del servizio regolare da parte della RAI per le prime trasmissioni in bianco e nero della televisione. Passò al telegiornale prima come corrispondente da Parigi e poi, nel 1968, alla conduzione della prima edizione del Tg Nazionale delle ore 13.30. Il 20 luglio del 1969 “ero a Capo Kennedy per il lancio dell’Apollo 11”, così come aveva ricordato lo stesso Angela in un’intervista rilasciata al Corriere. “Come tutti i lanci era un momento molto rischioso, le mogli e i figli degli astronauti si tenevano per mano guardando questa candela che si alzava lentamente…“.

Quark, poi Superquark, e la sigla del programma

Dagli anni Settanta iniziò la carriera da divulgatore scientifico prima con “Destinazione uomo” e poi con “Quark“. Con il tempo si è fatto conoscere come simbolo del buon senso e soprattutto come grande conoscitore delle bellezze italiane. Tra le altre molte conduzioni di successo si ricordano “Il pianeta dei dinosauri“, “Viaggio nel cosmo” e “Ulisse – Il piacere della scoperta“.

La prima puntata di Quark andò in onda il 18 marzo del 1981, seguita da ben 9 milioni di telespettatori. “Una tenda, pochi oggetti e un po’ di luci“, disse lo stesso Angela. Un aneddoto sul nome: venne scelto dopo aver valutato molte alternative. Il nome Quark, ovvero le particelle elementari che compongono i neutroni e i protoni, piacque per via proprio del suo significato che metaforicamente sintetizzava lo scopo della trasmissione: ovvero quello di approfondire fino all’essenza.

Il titolo Quark è un po’ curioso – disse Piero Angela in apertura della prima puntata di “Quark – Viaggi nel mondo della scienza” – Lo abbiamo preso a prestito dalla fisica dove molti studi sono in corso su certe ipotetiche particelle subnucleari chiamate appunto quarks, che sarebbero i più piccoli mattoni della materia finora conosciuti. È quindi un po’ un andare dentro le cose“.

Sulla sigla del programma: “Vivevo ancora a Bruxelles per la Rai quando andai a sentire i Swingle Singers. Mi piacquero, comprai un disco e trovai l’Aria. Era perfetta: Bach è il mio musicista preferito, l’intreccio delle note è straordinario – raccontò entusiasta lo stesso Piero Angela il 3 luglio del 2008 in trasmissione proprio quando ospitò gli Swingle Singers in studio – Poi i Swingle Singers seppero dargli un ritmo jazz senza toccare una nota, e questo prova che Bach era un jazzista. Infine, le sigle allora erano tutte trionfanti mentre io volevo dire: ‘Calma, distendetevi’“.

Piero Angela: età, malattia, morto ieri a Cagliari, lettera, causa morte

Vedi anche: Piero Angela festeggia i suoi 70 anni in Rai e le curiosità che nessuno conosce

Piero Angela è morto ieri 13 agosto 2022 all’età di 93 anni, a Cagliari dove si trovava. Come abbiamo visto, Piero aveva lasciato un messaggio d’addio nella prima puntata di “Superquark” di questa stagione, e aveva condiviso la soddisfazione di aver raggiunto il grande traguardo dei 70 anni di televisione. Aveva sconfitto una lunga malattia. In una recente intervista rilasciata a “Il Messaggero” rivelò di soffrire di una “discopatia“. Vale a dire un’alterazione che andava a gravare a carico di uno o più dischi intervertebrali. Una malattia dovuta all’età.

Disse: “Sono con un piede nella fossa e uno sulla saponetta“. Nel 2019 finì ricoverato all’ospedale Sant’Andrea, a Roma, a causa di un incidente domestico. “Il mio corpo è come una macchina: il motore avrà anche 80.000 chilometri, ma il guidatore ha solo 45 anni“, disse di sé stesso. Un modo come un altro per dirci che la testa era la solita ma il fisico non rispondeva più come un tempo. In merito aggiunse che “in piedi” si sentiva come se avesse “90 anni“, ma da seduto erano, appunto, i soliti “45…“.

La vita privata di Piero Angela: moglie e figli, Alberto e Christine

Incontrò quella che sarebbe stata sua moglie per sempre, Margherita Pastore, all’età di 24 anni. La Pastore aveva appena 18 anni ed era una ballerina di danza classica della Scala di Milano. “Ho avuto un colpo di fulmine – disse Angela – L’ho conosciuta alla festa di un’amica“. Il “colpo di fulmine” scattò quando “mi sono messo a suonare il pianoforte“. Si sposarono nel 1955. Dal loro matrimonio sono nati Alberto, che conosciamo bene come una sorta di “suo erede in tv“, e Christine, della quale non si sa molto. Registrò l’audio del parto: “Sì, certo. Quelli sono momenti magici, è un’emozione che rimane per tutta la vita – disse nel 2017 nell’intervista rilasciata al Corriere L’ostetrico era vietnamita, si chiamava Levankin, praticava il parto indolore: una tecnica psicologica basata sulla respirazione e sulla collaborazione della paziente“.

Era nonno di quattro nipoti: Edoardo, Alessandro, Simone e Riccardo. “Il più grande ha 33 anni, il più piccolo 13“, disse nella stessa intervista di ormai 5 anni fa, quindi il nipote più grande ha 38 anni, il più piccolo ne ha 18. Il figlio Alberto non lo ha mai chiamato “papà” sul posto di lavoro. Fu lo stesso Piero a chiedergli di non farlo: “Mi piace avere un rapporto di lavoro“.

La citazione in tribunale per diffamazioni da due associazioni omeopatiche (FIAMO e SIMO)

Nel 2000 Piero Angela venne citato in giudizio per diffamazione dalla FIAMO e la SIMO, in una causa civile e una penale. Il tutto nacque dalla puntata di “Superquark” dell’11 luglio del 2000 quando nella stessa veniva accusata la medicina omeopatica di mancato fondamento scientifico certo. In entrambe le cause il divulgatore scientifico e conduttore televisivo venne assolto dopo che il giudice riconobbe la non scientificità della disciplina. In un’intervista in merito disse: “La scienza non è democratica, ha regole che vanno rispettate: devi dimostrare ciò che dici”.