Intervista esclusiva a Elisa Di Eusanio, un nome e una storia tutta da raccontare. E’ nata a Teramo ed è un’attrice di talento puro e sincero. Inizia a muovere i primi passi in teatro nell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico conseguendo nel 2002 il diploma e, nella stesso anno vince il Premio Salvo Randone come miglior attrice emergente. Subito dopo entra nella compagnia di uno dei più grandi capocomici italiani, Carlo Giuffré. Per lei inizia la consacrazione della sua carriera. Si districa tra teatro, cinema e televisione: prende parte a diversi film tra cui Come tu mi vuoi con la regia di Volfango De Biasiviene scelta da Carlo Verdone nel film Benedetta Follia. Molteplici sono stati i lavori tra fiction, film al cinema e spettacoli teatrali. Si è fatta sempre notare senza grandi sforzi per le sue indubbie qualità di attrice. Inoltre, ha preso parte alla prima stagione di DOC nelle tue mani, prodotta da LUXE VIDE in collaborazione con Rai Fiction, in prima serata su Rai 1, nel ruolo di caposala Teresa Maraldi, una ragazza acqua e sapone, dalla bellezza semplice e dal carattere determinato e caparbio; l’amica che tutti vorrebbero, ottenendo grandi consensi da parte di tutti. Dal 13 Gennaio 2022, è iniziata la seconda stagione, dove si tocca soprattutto il tema della pandemia causata dal Covid – 19 e non solo; la bella Teresa, personaggio cardine della stagione e preziosa collaboratrice del Dottor Fanti, dovrà affrontare momenti intensi e particolari con varie sfaccettature, attraverso i quali molti potranno riconoscersi in qualche maniera; non mancheranno colpi di scena.

Ho avuto il piacere di fare quattro chiacchiere in una Intervista esclusiva con Elisa Di Eusanio

Ciao Elisa! Come stai?

Benone. Questo per me è un ottimo momento. Al di là del lavoro, è un periodo di connessione con me stessa. Sono in una fase di crescita e, paradossalmente proprio questa crisi mi ha permesso un lavoro introspettivo.

Dopo la formazione all’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, sei entrata nella compagnia di Carlo Giuffré. Com’è stato lavorare con lui?

Io ho avuto il privilegio di frequentare una delle ultime vere grandi compagnie capocomicali proprio con il capocomico che dirigeva tutto l’ensemble, consentendomi di vivere quell’esperienza magica che oggi credo  non ci sia più; respirare il vero profumo del teatro, quelle tournée dove partivi a fine Settembre e tornavi a casa a fine Maggio. Io per due anni ho vissuto così: con la valigia alla mano e ho avuto la fortuna di conoscere tutti i più bei teatri d’Italia da Nord a Sud, partecipando a un magnifico spettacolo con una grande compagnia e con uno dei grandi maestri del teatro. E’ stata una grande scuola, per me!

Il teatro si trova sempre un gradino più basso rispetto al cinema e alla televisione. Secondo te, come puo’ il teatro diventare più appetibile?

Questo è un po’ il cruccio di questo periodo: qualsiasi crisi offre l’opportunità di migliorarci, cercando di capire come aiutare questo settore, già in crisi da prima. Bisogna far in modo che sul palco accadano delle magie: in questo senso ci dobbiamo avvicinare a una mentalità più internazionale dove le produzioni hanno davvero tanto da perdere e i lavori non possono essere mediocri. Intanto, però,  si sta verificando una fenomenologia molto interessante: c’è una grandissima risposta da parte del pubblico in questo periodo che sceglie spettacoli di qualità e questo è indicativo del fatto di sentire il bisogno di far parte di un qualcosa di bello. Oggi il teatro, ritengo debba affrontare molto i temi sociali, temi che ci possano interessare e guardare tutti da vicino ed è la strada che io da solista sto intraprendendo. Questo momento storico credo proprio che ci stia insegnando questo e mi auguro che tutti quanti insieme cavalcheremo questo spunto.

A questo proposito dell’importanza del pubblico. Come riesci a combattere l’ansia da palcoscenico ed entrare in sintonia con lo stesso pubblico?

Quest’ansia non credo la vincerò mai! Ogni sera per me, è una messa alla prova, è una tensione; noi attori ci mettiamo a nudo sul palco e credo che sia l’atto di generosità massima per un attore, per cui richiede dedizione e responsabilità. La bellezza del nostro lavoro è proprio questo: sentire ogni volta di avere una grande responsabilità. Se questa inizia a perdersi e viene meno l’emozione, significa che non si sta facendo bene questo lavoro. Ogni volta che vado in scena, il mio primo pensiero è: “Elisa, dai il massimo, sii sincera ed è meglio essere sporchi ma essere sinceri che andare in scena spavaldi e fare questo lavoro con superficialità”.

Perché poi è una grande palestra…

Perché il pubblico lo percepisce, lo sente. Il pubblico sente tutto e si accorge perfettamente di chi ha di fronte, sul palco. Il pubblico non dorme!  Anzi, risponde e ce lo fa capire. Andrebbe anche più rispettato!

Ti piacerebbe scrivere una sceneggiatura di un film?

Non mi vedo come una sceneggiatrice cinematografica, al momento! Devi avere un talento gigantesco! Sto iniziando a scrivere alcuni progetti per il teatro e poi si vedrà! Ad ogni modo, scrivere una sceneggiatura è un lavoro molto complesso perché è la matrice e la base del lavoro e deve funzionare molto bene.

Da poco è iniziata la seconda stagione di DOC nelle tue mani e affrontate anche il tema del Covid – 19. C’è una scena alla quale sei più legata?

Sono legatissima a una scena che, purtroppo non posso spoilerare perché la vedremo a breve ed è una nella quale io mi sono completamente lasciata andare! Lì mi sono resa conto di quanto fossi connessa alla pandemia, a tutto quello che sta succedendo, alle persone scomparse, a chi affronta la malattia e soprattutto al personale sanitario, portando alla luce una valanga emotiva in maniera del tutto autentica e proprio quella scena mi è rimasta nel cuore. Non ho recitato, ero davvero me stessa ed è stata molto intensa.

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Immagino. In queste scene poi, c’è un grande lavoro introspettivo…

Si, perché vuoi o meno, parlando di tutto ciò che ci accade nella vita quotidiana, è inevitabile che si aprano dei canali personali.

Un consiglio per chi vorrebbe intraprendere il mestiere di attore?

Io ricevo tantissime telefonate o richieste di aiuto. Questo mi fa piacere perché vuol dire che, evidentemente, passo un messaggio comunque positivo. Io ripeto sempre la stessa cosa: questo mestiere richiede una passione viscerale, non si puo’ decidere di voler fare l’attrice perché si ha questa velleità. Oggi, questo mestiere richiede una forza incredibile perché bisogna diventare bravi, avere un talento di base perché senza quello purtroppo non si va lontano; bisogna onorarlo e coltivarlo ogni giorno, non accontentandosi mai! Si puo’ lavorare non soltanto nelle scuole, nelle accademie, che io consiglio sempre di fare un percorso ma, questo lavoro va allenato nella vita, nel modo in cui guardi il mondo, le persone, devi rubare qualsiasi cosa. Io rubo dalle persone, dalla musica, non mi sfugge un dettaglio! Cerco sempre di essere iperattiva e formare un mondo interiore altrimenti si rischia di diventare un’attrice anonima e non serve. E poi ci vuole una pazienza infinita perché sono molti più i NO che i SI!

E poi i NO fortificano…

Si! Perché i NO aiutano tanto a crescere! Le persone caparbie e determinate alla fine arrivano sempre!

Progetti futuri?

Si! A Marzo tornerò in teatro con uno spettacolo che porta nel mio cuore ed è un progetto al quale tengo particolarmente. Si intitola Neve di carta ed è ispirato dal lavoro letterario di Anna Carla Valeriano, scrittrice di saggi sulla condizione delle donne internate ingiustamente nei manicomi a cavallo delle due guerre mondiali e, nella mia città, c’è stato uno dei più grandi manicomi d’Italia; racchiude delle storie incredibili e racconta la storia di una di queste donne. A causa della pandemia, abbiamo dovuto interromperlo l’anno scorso, ma non vedo l’ora di riprenderlo! Ha un gradimento di pubblico incredibile! E poi sto scrivendo un progetto per gli animali, 12 23 Ultima Fermata Mattatoio, per l’industria zootecnica. Io sono molto sensibile al tema dello sfruttamento animale nell’industria intensiva.