Dai funghetti allucinogeni di Musk alla banalità secondo Zuckerberg, il nuovo Vision Pro di Apple deriso dai due magnati della tecnologia
Non è passata nemmeno una settimana dalla sua presentazione in pompa magna che già i nomi più illustri del panorama dell’innovazione sgonfiano l’entusiasmo per il Vision Pro della mela. A esporsi, nemmeno tanto velatamente, infatti, è per primo Elon Musk in persona con un tweet che ridicolizza il nuovo visore di realtà mista di Apple.
A far discutere il popolo del web era stato, già in precedenza, l’annuncio del prezzo per portarsi a casa questo “gioiello”: 3499 dollari. Non pochi se si pensa a qualcosa che, parole di Tim Cook, rivoluzionerà il campo della realtà virtuale e di quella aumentata permettendo una fruizione immersiva per tutti all’insegna dell’innovazione tecnologica. Il primo passo falso della casa di Cupertino sembra essere proprio la concezione secondo cui il visore possa entrare in tutte le case visto il prezzo poco “popolare”.
A gettare benzina sul fuoco ci si è messa in questi giorni anche una frangia della stampa specializzata. Che considera piuttosto il nuovo prodotto Apple un passo falso. E la prova di come la compagnia californiana abbia perso smalto e la sua consueta visione del futuro applicabile al consumatore smanettone. Per molti il visore non è altro che un tentativo di Apple di nascondere la sua intrinseca “banalità”. Il settore dei visori di realtà mista, infatti, è già da anni ricco di alternative valide al “rivoluzionario” Vision Pro. Ed è ricco di altrettanti flop.
Di prodotti, insomma, che, proprio come Vision Pro, sono stati presentati nell’entusiasmo più totale e poi hanno miseramente fallito le aspettative di addetti ai lavori e pubblico. Si pensi ai Google Glass, l’HoloLens di Microsoft o Quest Pro di Meta. Ma la caratteristica che unisce questi prodotti, sia quelli riusciti che i fiaschi, è la mancanza da parte di tutti dell’idea di uso quotidiano e meno “ingombrante” o elitario di cui anche Vision Pro sembra ora additato.
Oltre che dalla stampa tecnica, le critiche che fanno più parlare provengono in questi giorni anche da personalità di spicco nell’innovazione. Elon Musk su tutti. L’amministratore delegato di Testa, infatti, su Twitter riversa tutta la sua consueta e brutale ironia trollando il visore di Apple e paragonandolo a funghetti allucinogeni. Nel tweet ha postato l’immagine del visore accostato alla confezione di funghi. Con una pungente didascalia in cui si mette a confronto il prezzo stratosferico di Vision Pro e quello più accessibile (20 dollari) degli stupefacenti.
Della sua stessa opinione, anche se con parole decisamente differenti, si è espresso anche il presidente di Meta, Mark Zuckerberg. Il fondatore di Facebook, infatti, sin dalle prime voci dell’esistenza di Vision Pro non ha mai speso parole al miele per il prodotto di Apple. Probabilmente scottato in parte dal suo Oculus Quest. Nonostante il visore di Meta abbia venduto numerosi prezzi non ha mai fatto breccia del tutto nei cuori dei consumatori. Specialmente se si considera che il suo ingresso nel metaverso sia una “realtà” che ancora non ingrana. Per Zuckerberg Vision Pro non mostra “alcuna soluzione magica” che i suoi prodotti antecedenti non abbiano già sperimentato.
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“Penso che il loro annuncio” – ha riferito Zuckerberg ai suoi dipendenti in California – “mostri davvero la differenza nei valori e nella visione che le nostre aziende portano. […] Per contrasto, ogni demo che loro hanno mostrato era una persona seduta sul divano da sola.” Riferendosi, non proprio oggettivamente, alla presentazione Apple della scorsa settimana. – Quella potrebbe essere la visione del futuro dell’informatica ma non è quella che desidero».
A fargli eco è anche Tony Fadell, colui che è considerato il padre dell’iPod e dell’iPhone. Fadell, malgrado in un primo momento abbia elogiato le caratteristiche tecniche del Vision Pro, in un recente tweet è più che sicuro che Apple abbia “jumping the shark“. Tradotto in italiano con “saltare lo squalo“, la locuzione fu coniata nel 1977 dal critico Jon Hein. Per indicare il momento in cui uno prodotto seriale cinematografico o televisivo – e in questo caso tecnologico – dopo aver raggiunto il suo picco tende ad abbassare il livello qualitativo a cui il pubblico era abituato. All’epoca l’espressione di Hein fu usata come riferimento alla quinta stagione di Happy Days. Serie che si avviava verso una sempre più scadente qualità rispetto alle prime stagioni.
Tornando ai giorni nostri, secondo Fadell Apple ha, appunto, “saltato lo squalo”. Criticando, così, due degli aspetti meno riusciti del visore: il prezzo e le due ore scarse di durata della batteria. Non la migliore delle pubblicità specialmente se viene da uno dei signori che ha reso Apple l’azienda che è oggi.
Insomma, dopo l’entusiasmante presentazione della scorsa settimana, in cui parole come tecnologico, innovativo, rivoluzionario si adoperavano a iosa, nel giro di pochi giorni la situazione sembra essersi ribaltata. Non il migliore inizio per un prodotto il cui debutto è vicino ma che, ora, sembra anche tanto lontano.