L’esame autoptico sul corpo di Giada Calanchini, la ventiduenne precipitata dal terzo piano del terrazzo della casa dell’ex fidanzato, ha confermato l’ipotesi del suicidio.

La versione fornita dall’ex fidanzato è considerata attendibile

La versione raccontata dall’ex fidanzato della ragazza, secondo cui egli stesso, dopo aver intuito le intenzioni della ventiduenne, ha tentato di afferrare la cintura della ragazza, che però si è successivamente rotta facendola precipitare al suolo da 15 metri, sembrano attendibili. Le ferite rinvenute sul corpo della giovane, infatti, sono compatibili con quanto raccontato dal ragazzo. La caduta verticale dal balcone ha escluso eventuali spinte ai danni della vittima.

La famiglia della vittima stessa ha da subito creduto alla testimonianza di Nicola: «L’ho guardato negli occhi, per capire cosa è successo e assolverlo – racconta il padre della vittima – non è stata colpa sua, la loro storia era finita male, già era stato complicato l’ultimo anno fra di loro. Io gli credo. “Adesso è distrutto, disperato per tutto quello che è successo. Non si riprenderà più».

L’immobile del ragazzo, formalmente indagato per istigazione al suicidio, è stato posto sotto sequestro dalla Procura di Nuoro che nei prossimi giorni svolgerà ulteriori accertamenti anche sugli smartphone dei due ragazzi, pur non avendo al momento alcun tipo di sospetto.

In attesa di ulteriori sviluppi, intercettato dall’ANSA l’avvocato del venticinquenne ha dichiarato: «Nicola è assolutamente collaborativo così come lo sono i genitori di Giada, vicini al ragazzo che piange ininterrottamente da quattro giorni, né noi né la famiglia di Giada abbiamo nominato consulenti di parte per l’autopsia, siamo tutti assolutamente convinti che si sia trattato di una disgrazia. Una tragedia che ha investito sia Giada, una ragazza innamorata di Bosa e di Nicola tanto da non riuscire a concepire la sua vita senza quell’amore durato anni».

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