La tragedia è avvenuta nella notte tra venerdì 2 dicembre e sabato 3, a Brixton, in Inghilterra, quartiere a sud Ovest di Londra: Marco Pannone è ora ricoverato in terapia intensiva al King’s College Hospital. La realtà che si cela dietro la vicenda è fitta di mistero. I familiari della vittima sono stati allertati la mattina di sabato 3 dicembre intorno alle ore 10: uno degli amici di Marco ha contattato la sorella maggiore del ragazzo attraverso Facebook spiegandole che il fratello era stato aggredito ed era in ospedale in gravi condizioni.

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Marco Pannone vittima di una brutale aggressione davanti ad un pub di Brixton, quartiere a sud-ovest di Londra, Inghilterra: la ricostruzione della tragedia, come sta e chi è la vittima ricoverata al King’s College Hospital, il dolore dei familiari “abbandonati da tutti”

Il ragazzo è ora in terapia intensiva in ospedale nella Capitale inglese. Il maestro di kickboxing del giovane si è detto stupito dell’aggressione: “Non ha mai litigato con nessuno”. L’uomo ha garantito: “Ha combattuto sempre e solo in palestra”. Inoltre precisa: “Sicuramente è stato aggredito alle spalle perché è stata la caduta a terra il colpo più duro”. La famiglia ha raggiunto Londra nel frattempo: “Marco è in coma farmacologico”.

La giovane vittima che sta lottando per la vita è Marco Pannone, 25enne originario di Fondi, in provincia di Latina. Il ragazzo viveva in Inghilterra già da sei anni, come ha raccontato lo zio: “Ha lavorato come barman in hotel, bar e pub senza mai avere problemi”. Al momento Marco è in condizioni “molto gravi” come spiega il familiare e non appena ha raggiunto la struttura ospedaliera, essendo stato il primo della famiglia a stare vicino fisicamente alla vittima, “la situazione era disperata”. L’intervento è stato necessario per “ridurre la pressione e salvarlo”. La notte tra venerdì e sabato “stava lavorando come ogni sera al pub ristorante” quando improvvisamente è stato picchiato selvaggiamente dinanzi al locale. Dopo il pestaggio è stato lasciato a terra agonizzante. Nel tentativo di tenerlo in vita i medici hanno asportato una parte di calotta cranica.

“Perché nessuno ci aiuta?”

Marco Pannone: la denuncia dei familiari. “Al Consolato non conoscevano neppure la vicenda. Silenzio anche dalla polizia londinese: l’agente che si occupa del caso è andato in ferie, ho soltanto l’email di un collega e il numero di registrazione del crimine – ha proseguito lo zio di Marco Pannone – Possibile che non ci siano telecamere dentro o fuori dal locale? Perché nessuno ci aiuta? Abbiamo chiesto al Consolato un interprete perché nessuno di noi conosce la lingua: ci hanno risposto con un’email – ha concluso l’uomo – dicendo che non c’è personale disponibile. E niente di più”.

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