Qua la mano, con Adriano Celentano ed Enrico Montesano, è stato il primo film italiano a superare la soglia dei 10 miliardi di lire incassati ai botteghini.

Ci sono pellicole che hanno segnato, nel bene e nel male, la storia del cinema italiano. Nel lontano 1980 uscì ai botteghini nostrani il film commedia “Qua la mano”, diretto dal regista Pasquale Festa Campanile con soggetto scritto da Enrico Oldoini e sceneggiatura di Ottavio Jemma. Nel cast di questo film, che si sviluppa attraverso due episodi, ci sono grandi protagonisti del mondo dello spettacolo italiano come Enrico Montesano, Adriano Celentano, Renzo Montagnani, Mario Carotenuto e due giovanissimi Andrea Roncato e Gigi Sammarchi.

Il film ha permesso a Enrico Montesano di vincere un premio speciale ai David di Donatello e soprattutto è stata l’occasione per vedere esordire sul grande schermo la coppia di comici Gigi e Andrea, che peraltro appaiono in scene differenti. Il motivo per il quale questa pellicola è entrata nella storia del cinema italiano riguarda l’incasso ottenuto. Nello specifico, il film riuscì a sfondare per la prima volta nella storia la soglia dei 10 miliardi di lire, piazzandosi al secondo posto nella stagione 1979-80. Alle spalle di un grande film come Kramer contro Kramer, diretto da Robert Benton e con protagonisti Dustin Hoffman e Meryl Streep. Giusto per dire, questa pellicola americana portò a casa poi ben cinque statuette ai premi Oscar e soprattutto permise di raccogliere il premio per il miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista a Dustin Hoffman e miglior attrice non protagonista a Meryl Streep.

La trama di “Qua la mano”

La trama della pellicola Qua la mano, il film record che sforò i 10 miliardi di lire di incasso, si sviluppa in due distinti episodi che vedono protagonisti rispettivamente Enrico Montesano nelle vesti di Orazio che si vanta di essere il vetturino amico del Papa, mentre Adriano Celentano veste i panni di Don Fulgenzio, il cosiddetto prete ballerino. Orazio, a causa del suo perenne vizio del gioco, si trova spesso a fare i conti con delle difficoltà economiche e non perde occasione per raccontare un vecchio legame con la Santa Sede.

In realtà, da buon Romano, Orazio riuscirà a intrufolarsi nelle mura dello Stato del Vaticano e a fare la conoscenza del Santo Padre del quale diventa buon amico grazie alla sua spontaneità e ai suoi tanti aneddoti raccontati sulle vicissitudini della madre e della sua giovinezza. Il buon Orazio riuscirà addirittura a richiedere un grandissimo favore al Papa ossia quello di affacciarsi alla finestra sul sagrato di San Pietro insieme a lui, il che gli permetterà di vincere un’importante scommessa per azzerare tutti i suoi debiti di gioco.

Nel secondo episodio invece Don Fulgenzio è un parroco di un piccolo paesino di provincia che ha un suo modo tutto particolare per gestire la comunità religiosa il che gli causa diversi problemi con il vescovo. Tra l’altro, ha continui screzi con il suo amico Libero diventato sindaco. La passione per il ballo, tuttavia, gli consente di fare delle opere benefiche e in particolare di aumentare la presenza di verde nel territorio comunale ormai limitata a un solo albero. Grazie a una gara di ballo riuscirà a ottenere il risultato prefissato.

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