Dalla scena del monolocale, “Il ragazzo di campagna“: “Ecco qua: tavolo ribaltabile, taac… Sedia rotante, taac… Posto per commensali che non ci sono, taac… Tovaglia metro… Taac tac, tac tac… Piatto Fabriano, tovagliolo extra strong, bicchiere di plastica, taac… Vino cartonato, taac… Spaghetti pronto uso, contorno surgelato, taac… Tonno e grissini per tagliarlo, taac, tac. Ah, questa si che è vita… taac…“.

Il ragazzo di campagna” è uscito nelle sale nel 1984. Il film, diretto da Castellano e Pipolo, segna la seconda collaborazione del duo di registi con Renato Pozzetto e si è rivelato uno dei maggiori successi della stagione cinematografica in questione, con 10 miliardi di vecchie lire guadagnati al botteghino. Si tratta di un incasso pari alle mega produzioni statunitensi. La pellicola ironizza sulle differenze tra la vita contadina e quella della grande metropoli. Artemio, interpretato da Pozzetto, sceglie di evadere dalla vita rurale e, raggiunti i 40 anni d’età, decide di tentar fortuna trasferendosi a Milano, ospitato dal cugino Severino Cicerchia, interpretato da Massimo Boldi. Pozzetto è perfettamente calato nel ruolo, interpretando come al solito efficacemente i panni del sempliciotto ingenuo. Il film è cucito per lui anche se nel suo complesso la pellicola non si mostra lineare. È lo stesso Pozzetto ad aver reso noto che alcune scelte sul film non erano adeguate. “Avrei preferito fosse fatto meglio“.

Renato Pozzetto: “Ho portato dentro me stesso

Renato Pozzetto: “Mi divertiva l’idea di uno che parte dalla campagna per andare nella città. Un film fatto un po’ sottogamba e quando ho capito che la storia poteva essere curiosa preferivo venisse fatto con più attenzione. Per esempio i corvi che mangiano erano meccanici in maniera spudorata e la cosa mi rompeva le balle. La pioggia esagerata quando mi arriva qua, girato in una risaia, è stata un’idea mia. Poteva essere fatto un pochino meglio. Ma tante cose nella vita si possono fare un pochino meglio“.

E’ stato un film di grande successo. Ho portato dentro me stesso. Il film è fortunato perché abbiamo trovato una mitragliata di battute, una storia vera da raccontare. Un ragazzo che va a vivere a Milano per lavorare. Quello che è successo e succede a Milano. La fortuna del film è che è molto divertente, raccontando una storia che la gente conosce e ci si riconosce. Quando inizia il film dopo quattro o cinque minuti c’era già l’applauso…”

In un’altra un’intervista Pozzetto spiegò l’attualità del film: “In centro si faticava a trovare lavoro, gli appartamenti sono sempre più piccoli e costano sempre di più“.

Il ricordo di Massimo Boldi

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Massimo Boldi: “Sono battute mitiche e non solo le ricordo io, ma me le ricordano i ragazzi che vedono il film. Oh, io ho passato quasi 4 generazioni che di volta in volta si sono passate le voci. Eh la Madonna… Questo film è stato importante per me perché è uscito in contemporanea nello stesso anno con “I due carabinieri“, dove ci sono anche io con Montesano e Verdone. E tutt’e due i film hanno avuto un grandissimo successo. Da qui è partita la mia carriera cinematografica in senso assoluto. Prima facevo parti marginali e apparivo di più in tv. Poi ho incontrato Christian De Sica“.

La nascita e l’inventore del “taaac

L’idea del “taaac“: “L’ho imparato da un ragazzo che frequentava il Derby, un nostro amico – ha raccontato a più riprese Renato Pozzetto – Lo usava nel suo modo ed era simpatico perché puntava il dito in gola mentre raccontava di cose stupide: ‘Sono andato al cinema, ho visto un film’. Metteva il dito e diceva: ‘Taaac’. O ti puntava il piede suo tuo e raccontava e diceva: ‘Taaac’. Che significava: ‘Il film è bello, è andato bene’. E io l’ho portato nel film. L’autore vero era Mario Valera“.

Il ragazzo di campagna: le scene cult, le location, le curiosità

Nel film c’è Enzo Garinei nei panni del direttore del residence, il compianto attore scomparso ieri all’età di 96 anni. E proprio quella con Garinei è una delle scene cult del film, quando presenta il nuovo mini appartamento ad Artemio e chiede i soldi in anticipo. Nello stesso monolocale Pozzetto dà sfoggio ad una delle scene più precursori della storia della commedia italiana, sfoggiando alla grande il suo “taaac”.

Tra le scene cult del film immancabile quella del passaggio del treno che gli abitanti del paesino di Artemio vivono come un evento da ammirare. La scena fu girata a Cascina Casoni, tuttavia gli interpreti guardavano nel vuoto durante le riprese perché il treno non passava da lì, ma più distante, verso la tangenziale.

Sul posto si recano da anni molti appassionati de “Il ragazzo di campagna” e, a seconda della stagione, è possibile trovare diverse persone sul posto con frequenza settimanale. Nel 2018 si presentò sul posto lo stesso Pozzetto. “Mi chiedevano: ‘Fai questa battuta, fai quest’altra’. E io ‘taaac’, le facevo“. Così, sull’argine del Ticino, è stato posto un cartello nel 2017, proprio sotto quello che indica l’ingresso a Cascina Casoni, località di Carbonara al Ticino, Pavia. Nel film questo è “Borgo Tre Case“, frazione di “Borgo Dieci Case“, paese immaginario.

Il ragazzo di campagna: l’osteria, la casa di Artemio e altre curiosità

I registi Castellano e Pipolo avevano percorso la Strada del Canarazzo per poi imbattersi dalle quattro case che il comune ha segnalato come meta di culto nazional popolare. Per girare il film rimasero sul posto per tre giorni. Renato venne ospitato a casa dai residenti locali e rimase entusiasta dell’accoglienza e del cibo. Il campanile però oggi non c’è, venne costruito apposta dalla produzione. Era fatto di compensato. Tra le differenze con il film e i cambiamenti moderni, si scopre che al posto dell’osteria ci sono Monica e Matteo che vivono lì. Il loro campanello suona spesso, la gente vorrebbe venire a mangiare ma poi scoprono la realtà.

La casa di Artemio si trova in Lomellina, a Molino d’Isella, frazione di Gambolò. Nel 2011 il comune mise la casa all’asta che rischiava di crollare dopo essere stata abusivamente occupata per 26 anni. L’acquistò una donna incurante della popolarità della location, sebbene non sia affatto facile trovarla. La nuova proprietaria non apprezza particolarmente Renato Pozzetto. Sempre in questa località c’è stato il set di un altro popolare film dell’epoca, “Il bisbetico domato“. Solo 500 metri di distanza e si trova il ristorante della Wilma.

  • Il ruolo di Artemio doveva essere di Enrico Montesano che però era impegnato ne “I due carabinieri“, film con Carlo Verdone.
  • Nel film Boldi interpreta Severino Cicerchia. Nome non a caso. La cicerchia è un legume simile alla fava.
  • Tra gli errori del film si evidenza la discordanza di date: il “15 del mese” è giorno in cui la mamma, Giovanna, interpretata da Clara Colosimo, taglia le unghie dei piedi di Artemio, ma nella stessa sequenza entra Maria Rosa, interpretata da Sandra Ambrosini, che porta una torta per il compleanno di Artemio: il 22 aprile.