Chissà cosa proveremmo davvero se ci ritrovassimo in una Italia ripiombata al 1492, come accade al bidello Mario e al maestro Saverio in “Non ci resta che piangere“, scritto, diretto e interpretato da Roberto Benigni e Massimo Troisi. Il film ha avuto un grandissimo successo con 15 miliardi di lire di incassi, primo posto assoluto della stagione cinematografica 1984-85. La pellicola non segue la struttura di un film e, se dovessimo attenerci solo all’aspetto tecnico, sicuramente questo cult della commedia sarebbe escluso dagli esempi da seguire. Tuttavia, a farla da padrona è l’estemporaneità di due menti geniali unitesi per regalarci un capolavoro del quale non ci si stanca mai.

Il film è stato quasi del tutto improvvisato dai due attori. Perché era bene fare così, d’altronde basta solo guardarli, ascoltarli. “Non c’erano dialoghi in questi film, non c’era scritto niente!” ha detto Carlo Monni che nella pellicola interpreta Vitellozzo. Una conversazione semplice tra i due si può trasformare in una gag da ridere a crepapelle. E Benigni e Troisi lo sapevano bene, tanto che erano loro stessi a divertirsi e non necessariamente mentre la macchina da presa registrava. Anzi. Tanto che Livia Venturini, la mamma di Vitellozzo nel film, prese da parte lo stesso Carlo dicendogli: “Dato che mi sembri il più serio – Roberto e Massimo scherzavano sempre – ma almeno per domani le battute me le potrebbero dare no?“. Ma non c’erano, e quindi si lamentava: “Ma come si fa a fare questo film?!“.

Massimo e Roberto “stavano sempre a piglia’ per il c**o tutti

Lo stesso Carlo Monni fu vittima di uno dei tanti loro scherzi. Gli fecero dire una miscela di cose scurrili sulla madre di Amanda Sandrelli (nel film Pia), ovvero la figlia della nota attrice Stefania. Amanda uscì dal bagno della roulotte dopo aver inevitabilmente ascoltato tutto e disse: “Buongiorno…”, nell’imbarazzo più totale. Non ci resta che piangere era questo. Carlo ha detto che durante le riprese “Benigni e Troisi stavano continuamente a piglia’ per il c**o tutti“. E lo fecero anche con la produzione che finanziava i loro viaggi che i due attori giustificavano come una profonda ricerca di ispirazione per scrivere il copione.

Benigni e Troisi infatti non erano ispirati inizialmente e chiesero del tempo prima di scrivere il copione del film. Scelsero di lasciarsi ispirare da Cortina d’Ampezzo ma, dopo un mese, chiesero ulteriore tempo alla produzione che intanto finanziava le spese dei loro viaggi. Andarono a passare del tempo al mare e poi in Val d’Orcia. Dopo tutto il periodo di “vacanza” i due attori si ripresentarono con un solo appunto, ovvero quello che la storia sarebbe stata ambientata nel medioevo e che avrebbero fermato Cristoforo Colombo.

Gli aneddoti di Benigni alla proiezione di Non ci resta che piangere del 10 giugno 2016 a Piazza San Cosimato: “L’amicizia è come l’amore…

Durante la serata dedicata alla proiezione del film “Non ci resta che piangere” a Piazza San Cosimato il 10 giugno del 2016, Roberto Benigni ha detto: “Io lo vorrei rivedere insieme – il film – perché non l’ho più rivisto da allora. Se ci fosse Massimo sarebbe veramente felice per questa serata – dice davanti alla piazza gremita di persone – Era un bel regista, un grandissimo talento, un bell’attore, un bel ragazzo. All’epoca quando lo facemmo abbiamo lavorato molto ma abbiamo lavorato perché lui era lui e io ero io. L’amicizia è come l’amore. Quando ci si incontra è come l’amore, sono uguali”.

L’aneddoto della scena in cui “facciamo il cavallo“: L’abbiamo dovuta tagliare perché ridevamo continuamente, infatti non vedo l’ora di vederlo – dice riferendosi all’imminente proiezione in piazza, così come prevedeva la serata – La troupe ci istigava a ridere“. E le risate erano irrefrenabili, “ci stavano momenti in cui non riuscivamo proprio a girare“. Erano come “due innamorati“. Era “come dato da un incontro d’amore“. “Dormivamo insieme e avremmo voluto fare il seguito, ce lo dicevamo. Infatti era un finale aperto“.

I versi di Roberto Benigni dedicati a Massimo Troisi

Vedi anche: Arriva il documentario su Massimo Troisi: “Laggiù qualcuno mi ama”. Ecco quando uscirà

Non so cosa teneva “dint’a capa”,
intelligente, generoso, scaltro,
per lui non vale il detto che è del Papa,
morto un Troisi non se ne fa un altro.
Morto Troisi muore la segreta
arte di quella dolce tarantella,
ciò che Moravia disse del Poeta
io lo ridico per un Pulcinella.
La gioia di bagnarsi in quel diluvio
di “jamm, o’ saccio, ‘naggia, oilloc, azz!”
Era come parlare col Vesuvio, era come ascoltare del buon Jazz.
“Non si capisce”, urlavano sicuri,
“questo Troisi se ne resti al Sud!”
Adesso lo capiscono i canguri,
gli Indiani e i miliardari di Hollywood!
Con lui ho capito tutta la bellezza
di Napoli, la gente, il suo destino,
e non m’ha mai parlato della pizza,
e non m’ha mai suonato il mandolino.
O Massimino io ti tengo in serbo
fra ciò che il mondo dona di più caro,
ha fatto più miracoli il tuo verbo
di quello dell’amato San Gennaro.

Roberto Benigni
Composta mercoledì 9 settembre 2009

Non ci resta che piangere: location

La maggior parte delle riprese del film sono avvenute a Cinecittà, compresa la fittizia località di “Frittole“, ai tempi situata Cinecittà Studios (Roma, Via Tuscolana 1055).

La scena della dogana è stata girata a Paliano (Frosinone), nella riserva naturale La Selva; stessa cosa per la scena finale del film con la locomotiva del Gruppo 400 delle Ferrovie Mediterranea Calabro Lucane; la scena del passaggio a livello è stata girata presso la stazione di Capranica Scalo nel Lazio, regione in cui sono state girate diverse scene come all’ospedale di Bracciano e sul colle Spinello a Guidona Montecelio.

La scena della spiaggia è stata girata a Cala di Forno, comune di Magliano in Toscana. Quella in cui i protagonisti incontrano Leonardo Da Vinci è stata girata sulle rive del laghetto Pellicone, presso Vulci, nella maremma laziale. Il laghetto è lo stesso di alcune scene di “Tre uomini e una gamba” con Aldo, Giovanni e Giacomo. Durante il sentiero che porta al lago compaiono tutt’oggi le foto di entrambi i film in un cartello.

Il ricordo di Amanda Sandrelli

Massimo era speciale, uno dei comici più allegri“. Sebbene avesse anche “una sorta di leggera malinconia“. Sul film: “Non ci resta che piangere è stato uno dei più bei film che ho fatto. Sia Massimo che Roberto erano in uno stato di grazia. È stato un incontro fra due grandi talenti che riuscivano ad andare d’accordo, a non montarsi sopra, a rispettarsi, a giocare insieme“.

Sull’improvvisazione: “Era tutto all’impronta, non esisteva un copione. C’era un canovaccio per raccontare quello che accadeva e poi tutto quello che vedete nel film è tutto frutto di chiacchiere e giochi tra Massimo e Roberto. Ho assistito a parecchi di questi giochi. E’ stato un grande piacere. Io pensavo che il cinema fosse così divertente, fu il mio primo film. Poi mi sono resa conto che non era sempre così“.

Altre curiosità:

  • Il titolo del film si ispira all’epistola ad Barbatum sulmonensem 1, w 14-16 di Francesco Petrarca. “Non omnia terre / obruta: vivit amor, vivit dolor; ora negatur / regia conspicere, at flere et meminisse relictum est“. Ovvero: “Non tutto in terra è stato sepolto: vive l’amor, vive il dolore; ci è negato veder il volto regale, perciò non ci resta che piangere e ricordare“. Scrive così il poeta e filosofo nella lettera indirizzata a Barbato da Sulmona. Fu Benigni a leggerla a Troisi dicendogli: “Ti leggo una poesia, dimmi quale ti piace di più per il titolo“.
  • I costumi dei personaggi del film sono esposti al museo di Cinecittà.
  • Come abbiamo visto il film è quasi del tutto frutto dell’improvvisazione geniale dei due attori protagonisti, tuttavia questo ha comportato l’eliminazione di tanto materiale superfluo. In uno degli episodi cancellati, quello di far indossare i panni di Savonarola all’attore Marco Messeri.
  • Sono molte le scene che i due attori protagonisti hanno dovuto girare più volte a causa delle risate continue. Si evidenza in particolar modo la scena del passaggio alla dogana in cui non riuscivano proprio a smettere di ridere.
  • La lettera che Saverio e Mario scrivono a Girolamo Savonarola è un omaggio al film “Totò, Peppino e la… malafemmina“, in cui Totò e Peppino scrivono la confusionaria lettera alla compagna del nipote.
  • Del film sono state distribuite tre versioni di cui una divergente nel finale. Questa è stata il risultato di un differente montaggio per la distribuzione sul piccolo schermo. Nel 2006 è uscita l’edizione in DVD con 18 minuti aggiuntivi in cui viene risaltata maggiormente la figura di Astriana. Nel 2015 la Lucky Red ha distribuito nei cinema italiani una versione restaurata del film.

Questa sera in tv

Il film verrà trasmesso questa sera da Cine34 a partire dalle ore 21. Buona visione!