Se c’è un film che merita di essere riconosciuto tra i top assoluti dei “grandi classici”, Lo chiamavano Trinità… è il primo candidato.

Il film uscito nel 1970 per la prima vera collaborazione tra il regista E. B. Clucher, pseudonimo di Enzo Barboni, e i due attori, Bud Spencer e Terence Hill, riunì appassionati di film western e della commedia in un colpo solo. In realtà la pellicola si presenta come una parodia dei noti “spaghetti western” definiti anche “fagioli western”, decisamente più cruenti, ricalcandone fedelmente lo stile con qualche virata come nel caso delle scazzottate che sostituivano gli scontri con armi da fuoco.

Terence Hill, dichiarò quanto segue in un’intervista: 

“Barboni andava in giro per Roma con un copione che si chiamava Lo chiamavano Trinità, si rivolgeva a tutte le produzioni dicendo che voleva fare quel film.

I produttori lo aprivano e dicevano: “Cos’è tutto questo dialogo? Non ci sono morti? Passo!”

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 “Lo chiamavano Trinità” è stato il film dei record. Quando uscì al cinema negli anni Settanta sbancò il botteghino, piazzandosi secondo in classifica dietro “Per grazia ricevuta”, successo di Nino Manfredi. A distanza di anni le repliche televisive continuano a macinare ascolti. Il risultato migliore venne raggiunto nel 1988, quando il film tenne incollati al piccolo schermo 12 milioni di spettatori.

Per girare la mitica scena dei fagioli, in cui Trinità si abbuffa da una padella. Terence Hill digiunò per due giorni. Lo stratagemma funzionò e alla fine la scena fu così realistica che il regista decise di girarla una volta sola.

Lo chiamavano Trinità… uno dei più grandi cult però ha rischiato di non presentarsi sugli schermi con la meravigliosa coppia di successo formata da Carlo Pedersoli, Bud Spencer, nel ruolo di “Bambino”, e Mario Girotti, Terence Hill, nel ruolo di “Trinità”. Infatti in origine Peter Martell, l’attore che doveva interpretare Trinità, si infortunò a causa di un litigio con la fidanzata. Girotti prenderà il suo posto superando perfino Franco Nero che era tra le prime opzioni di Barboni, volto noto nel cinema western con in bacheca un David di Donatello e una nomination ai Golden Globe come Migliore Attore Emergente. Ad oggi verrebbe da dire “fortunatamente” il buon Nero rifiutò la parte ritenendo il copione “troppo strano”.

Vennero proposte le parti anche a Luigi Montefiori e Pietro Martellanza ma come raccontò Terence Hill in una intervista, il regista Barboni girava per tutte le case di produzione proponendo l’idea che però veniva presto bollata dinanzi a dialoghi “troppo lunghi” e alle “non morti” che per un western doveva essere “l’abc”. Bud e Terence, all’epoca in cerca di lavoro, si tuffarono decidendo di rischiare. “Al tempo un film del genere era strano e con battute strane”, disse l’attore. Alla fine Barboni ripiegò sui due noti attori poiché erano subito disponibili ma “lui aveva già pensato di farlo fare ad altri due attori”.

Il film è stato girato nei territori al confine tra Lazio e Abruzzo e nei pressi della città spagnola di Almería, in località note per essere apparse più volte nei film del filone degli spaghetti western.

Quentin Tarantino non ha mai nascosto di essere un grande fan del genere spaghetti western. Non a caso nel film “Django Unchained” ha deciso di rendere omaggio a “Lo chiamavano Trinità”.  La musica che si sente nei titoli di coda è “Trinity”, tratta dalla colonna sonora della pellicola curata da Franco Micalizi.  La canzone venne scritta e cantata da Annibale Giannarelli e contiene l’inconfondibile fischio di Alessandro Alessandroni.

Annibale Giannarelli è tornato sulle scene nel 2022 dopo aver vissuto 40 anni in Australia, vincendo la seconda edizione di The Voice Senior e riproponendo live al piano e voce la mitica canzone della scena iniziale che apre la saga di Trinità.