La fondatrice dell’associazione no profit Fondo Amici di Paco: “Ferragni ha infangato l’immagine di chi fa beneficenza davvero”

Non si placano le polemiche intorno all’influencer Chiara Ferragni sul caso del pandoro Balocco: questa volta, l’attacco arriva da Diana Lanciotti, fondatrice dell’associazione no profit Fondo Amici di Paco. 
“Più si sale in alto più, quando si cade, ci si fa male” – scrive la donna.
“Il caso Ferragni, che in questi giorni occupa ossessivamente le cronache, è emblematico. Questi due ragazzi ricchissimi, che parevano poter spaccare il mondo, abituati a vivere nel lusso (ostentatissimo) e a non dover desiderare nulla perché ancora prima di formulare il pensiero se lo sono già regalato, sono l’esempio di come cadendo dall’alto la botta sia tremenda. A volte c’è anche un rimbalzo, che peggiora la situazione” – si legge sul sito web della Lanciotti.
“Non voglio crocifiggere la Chiara Ferragni privata cittadina, ma voglio esprimere la mia indignazione verso un personaggio pubblico così influente che, con leggerezza o scientemente, ha sfruttato la malattia dei bambini e la fiducia dei compratori e, in più, ha infangato l’immagine di chi anche a costo di grossi sacrifici fa beneficenza davvero” – prosegue la fondatrice di Fondo Amici di Paco.

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“Chiara Ferragni ha sfruttato la malattia dei bambini: non è perdonabile”

“Dal pandorogate all’uovodipasquagate il passo (o il rimbalzo) è stato tragico – aggiunge Diana Lanciotti. per due abituati a sentirsi qualcuno solo se esposti (o superesposti) alla pubblica invidia deve trattarsi davvero di una tragedia. Non è facile, quando una donna viene attaccata e da colpevole si fa passare per vittima” – prosegue la donna, che ha definito il pandorogate “un’operazione indegna, cattiva, cinica, con la quale Chiara Ferragni ha sfruttato, deriso, violato la malattia dei bambini e la buona fede dei suoi fan” – scrive Lanciotti, che conclude. “Ha calpestato la buona e sana voglia di fare del bene che alberga nel cuore di tanti con un disprezzo che non è perdonabile. Non c’è vendita di indulgenze che possa mondare il peccato”.

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