“Non volevo diventare famoso: dovevo. Era una rete di salvataggio per me”, ha detto il leggendario attore premio oscar da Fabio Fazio

Al Pacino è stato ospite a Che Tempo che Fa, dove ha presentato la sua autobiografia intitolata Sonny Boy, disponibile dal 15 ottobre. Durante l’intervista con Fabio Fazio, il leggendario attore ha ripercorso i momenti cruciali della sua lunga carriera, parlando dei ruoli che lo hanno reso celebre, delle amicizie e collaborazioni importanti, e del costante equilibrio tra creatività e business nel mondo del cinema.

Al Pacino ha spiegato che il libro non è solo un resoconto della sua carriera, ma anche un viaggio nella sua vita personale, una sorta di raccolta di memorie. «Per molto tempo sono stato zitto, non ho mai detto nulla e alla fine ho parlato. Mi sono detto: “Per quanto ancora sarò vivo?”», ha rivelato con la sua inconfondibile franchezza, aggiungendo di non essere sicuro del motivo per cui abbia scritto il libro, ma spera che i lettori lo apprezzino e trovino piacere nel leggerlo. Il premio Oscar ha poi sottolineato come la recitazione sia stata la sua salvezza: «Io dovevo entrare nel mondo dell’arte, non lo facevo per il successo, ma perché rappresentava per me una rete di salvataggio».

Al Pacino a Che Tempo che Fa: “Recitare mi ha salvato”

Pacino ha anche condiviso il ricordo della sua infanzia nel Bronx, dove, grazie al sostegno di sua madre e di sua nonna, è riuscito a sfuggire alle difficoltà che molti suoi amici non sono stati in grado di superare. Prima di concludere, ha riflettuto sulla differenza tra successo e fama: «La fama è diversa dal successo. Ti espone al mondo e poi devi adattare la tua vita di conseguenza. Essere famosi significa aggiustare i tuoi rapporti con gli altri mano mano».

L’intervista ha mostrato un Al Pacino riflessivo, consapevole dell’importanza della sua arte non solo come mestiere, ma come vera e propria ancora di salvezza.

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