Lo scorso 5 maggio a Roma, il Maestro Augusto Zucchi insieme alla sua compagnia teatrale, ha portato in scena l’opera di Carlo Goldoni, “L’impresario delle Smirne”, da lui diretta. Immaginate un ricco mercante turco che arriva a Venezia con un sogno: allestire una compagnia di cantanti lirici italiani per un tour trionfale nelle Smirne, l’antica Turchia. Ma il suo sogno si trasforma presto in un incubo quando si imbatte in un gruppo di teatranti…decisamente sopra le righe. Tra pettegolezzi velenosi, richieste esorbitanti e capricci da star, l’impresario turco si ritrova in balia di primedonne vanitose, attori boriosi e un conte Lasca, apparentemente amico degli artisti ma in realtà un viscido approfittatore.

Una commedia esilarante e grottesca

“L’impresario delle Smirne”, opera di Carlo Goldoni, è un ritratto impietoso dell’ambiente teatrale del Settecento, con i suoi lati più grotteschi e divertenti. Il pubblico dell’epoca non poté che apprezzare la satira pungente e le scene di autentico divertimento, decretando un grande successo alla commedia. Un affresco satirico che ci regala uno sguardo divertente e pungente sul mondo del teatro, con i suoi personaggi eccentrici e le sue dinamiche a dir poco esplosive. La commedia di Goldoni continua ad essere rappresentata con successo da diverse compagnie teatrali, nate anche da scuole di recitazione, tra cui quella di Augusto Zucchi. A tal proposito, il noto attore e regista, a conclusione del suo corso, ha portato sul palco l’opera di Goldoni insieme ad un cast di alto profilo composto da: Leonardo Zucchi, figlio dell’attore che, a soli 9 anni, ha già dimostrato di avere una certa padronanza del palcoscenico, interpretando Carlo Goldoni da bambino, Francesca Di Meco nel ruolo di Fabrizia, Emiliano Giusti nel ruolo di Alì, Fernando Masullo nel ruolo del Conte Lasca. Ancora: Giulio Eccher nel ruolo Nandjowsky e poi Fernando, Annalaura Benedettucci nel ruolo della Marchesa Vestajava, Luciano Faraone nel ruolo del regista\Maccario, Veronica Luzi nel ruolo di Lucrezia, Clementina Angrisani nel ruolo di Donna Olimpia, Gabriele Cantando Pascali nel ruolo di Carluccio. Infine, Carmela Vituzzi nel ruolo di Annina e Virginia Barelli nel ruolo di Felipa e poi Ottavia.

Intervista esclusiva alla compagnia de “L’impresario delle Smirne” diretto da Augusto Zucchi

Leonardo Zucchi, figlio di Augusto Zucchi nel ruolo di Carlo Goldoni da bambino

Stai seguendo le orme di tuo padre e sei già padrone del palcoscenico. Quali difficoltà hai incontrato per lo spettacolo?

Cercando di migliorare giorno per giorno.

Nonostante la tua giovane età, sceglieresti il mestiere dell’attore?

Si, perché a me piacerebbe seguire le orme di mio padre, peraltro fare questo mestiere mi appassiona molto!

Francesca Di Meco nel ruolo di Fabrizia

Quali sono, secondo te, i principali temi affrontati da Carlo Goldoni ne “L’impresario delle Smirne” e come questi temi riflettono le dinamiche sociali e culturali del XVIII secolo?

In questa commedia divertente composta nel 1759, Goldoni mette in risalto la difficoltà e precarietà di chi vive nel mondo del teatro. La storia ruota attorno ad un gruppo di attori disperati, pettegoli che sgomitano tra loro pur di far carriera, senza accorgersi però che risultano essere come dei burattini i cui fili sono manovrati da chi ha il potere esercitato dal denaro e dalla propria posizione. Goldoni in questa opera, sottolinea la disperazione e la malinconia esistenziale dei personaggi, mettendo in luce le stravaganze e le miserie degli artisti per favorire il gioco e l’allegria.

Emiliano Giusti nel ruolo di Alì

Com’è nata la tua passione per la recitazione?

Ho iniziato nel campo del turismo come animatore e da subito ho notato un certo ” feeling” con il palco e il teatro! Ho avuto la fortuna di collaborare con attori, cantanti, ballerini professionisti che hanno coltivato, come me, la passione per la recitazione. Ho iniziato ad amare interamente questo mondo: dal ruolo di scenografo, al ruolo del presentatore, scoprendomi anche autore. Ho raggiunto la consapevolezza che la vita sia già un palcoscenico: si apre un sipario, hai la luce negli occhi, ci sono 10, 100, 1000 persone che ti guardano e tu hai, finalmente, il coraggio di essere te stesso!

Descrivi in tre aggettivi lo spettacolo di Carlo Goldoni.

Tre aggettivi?! Direi che Goldoni é un esempio di vita ed é attuale, nell’ interpretazione di personaggi di qualsivoglia provenienza, genere, grado sociale o etnia. Basandomi sulla mia esperienza, anche se non é propriamente un aggettivo, voglio definire Goldoni con il nome proprio di AUGUSTO ZUCCHI perché, ad oggi, credo che “il Maestro” sia la definizione odierna di quello spirito. In tutte le sue, singole e complesse sfaccettature.

Giulio Eccher nel ruolo di Nandjowsky e poi Fernando

Com’è nata la tua passione per la recitazione?

La mia passione è nata in tenera età e ho ricevuto l’imprinting dalla mia insegnante elementare (la maestra Orsini Elvira), il mio carattere estroverso e la buona memoria, hanno contribuito al resto. Credo che ad oggi la mia passione per il teatro sia più viva che mai.

Il ruolo da te interpretato, credi che rappresenti una sorta di critica o un osservatore neutrale all’interno della storia?

Nell’impresario delle Smirne, ogni personaggio, secondo me, rappresenta una critica a quello che è il mondo attoriale. Difficile trovare una diversa chiave interpretativa e se ci si riesce vuol dire che ci si trova tra veri artisti.

Annalaura Benedettucci nel ruolo della Marchesa Vestajava

Come ti sei avvicinata al mondo della recitazione?

Diversi anni fa. Una mia amica mi ha proposto di frequentare un seminario di recitazione tenuto da Augusto Zucchi e da quel giorno non l’ho più lasciato. Essere sul palco, credo, sia la cosa più bella.

Quali elementi de “L’impresario delle Smirne” pensi che evidenzino maggiormente l’innovazione teatrale di Goldoni rispetto alla tradizione della commedia dell’arte?

Come Caravaggio, al suo tempo, ha stravolto l’arte figurativa rappresentando il popolo. Le prostitute, i contadini, le donne incinte. Ad ogni modo, uscendo dagli schemi comuni ed abituali, Goldoni ha cominciato a raccontare l’essere umano.

Clementina Angrisani nel ruolo di Donna Olimpia

Com’è nata la tua passione per la recitazione?

Sin dalla tenera età. Da piccola mi ispiravo ad Heather Parisi e Lorella Cuccarini. Ballavo e cantavo ovunque, organizzavo spettacoli per la famiglia. Nell’età adolescenziale, nei momenti bui, cantavo urlando. Dopo aver conseguito il diploma in ragioneria, mio padre mi ha accompagnato ad un provino per il Conservatorio Teatrale di Giovanni Battista Diotajuti durato 3 anni e da lì è iniziato tutto. Ho lavorato immediatamente e prendevo parte anche a due o tre spettacoli contemporaneamente. Nonostante soffrissi anche di attacchi di panico, non ho mai mollato ed ho avuto anche due figli. Inoltre, ho fondato la compagnia di teatro ragazzi Bolle Spaziali che, ad oggi, ha in attivo oltre venti spettacoli e ad ogni stagione, sono presenti nei tabelloni in diversi teatri di Roma.

Quali aspetti della rappresentazione del mondo teatrale de “L’impresario delle Smirne” ritieni siano più significativi per comprendere la visione di Goldoni sul ruolo dell’arte e degli artisti nella società?
L’Impresario delle Smirne è stato un lavoro molto complesso per me. Non avevo mai approfondito in vita mia Goldoni. Sotto la guida del regista Augusto Zucchi abbiamo cercato di tirar fuori l’ironia del personaggio che è diverso dalla comicità. Ogni personaggio ha tantissime sfaccettature. Credo di aver dato abbastanza al mio personaggio anche se, secondo me, poteva essere scardinata ancora di più.

Gabriele Cantando Pascali nel ruolo di Carluccio

Com’è nata la tua passione per la recitazione?

La mia passione per l’arte è ancestrale. Non ricordo un momento nella mia vita privo di “esibizioni“ ; artisticamente nasco come ballerino, sia in teatro sia in televisione. Ho sempre amato la recitazione, anche se, per un periodo, l’ho trascurata quando, grazie ad un incontro fortuito, ho ripreso quel cammino.

Carmela Vituzzi nel ruolo di Annina

Com’è nata la passione per la recitazione?

Sin da piccola ho vissuto in una famiglia numerosa e con dei valori ben radicati. Sono cresciuta con i nonni materni che avevano avuto 13 figli. La casa diventava tutti i giorni un palcoscenico, con tanti personaggi diversi tra di loro: nonna vestiva i panni della regista e nonno dell’aiuto regista, mentre tutti gli altri erano degli attori. Amo recitare dal profondo dell’anima e regalare emozioni alle persone. Non esiste mestiere più bello al mondo!

Goldoni è noto per la sua capacità di mescolare comicità e critica sociale. Quali aspetti di ‘L’impresario delle Smirne’ ritieni siano particolarmente efficaci nel raggiungere questo equilibrio, e come pensi che il pubblico moderno possa reagire a questa commedia?

Certamente! Goldoni è uno dei più grandi maestri nel mescolare la comicità criticando il mondo, mettendo in risalto i rapporti che legano gli uomini, la realtà quotidiana, la vita di tutti i giorni, uomini e donne con le loro miserie, le loro debolezze, le loro passioni; cattura il pubblico che riesce a rivedere se stesso nei personaggi, si immedesima e vive con loro il tutto in forma di comicità e leggerezza.