In una recente intervista Enrico Montesano si racconta tra il passato, il presente e le passeggiate per il quartiere

Enrico Montesano si mette a nudo e si racconta, tra passato e presente, descrivendo la sua giornata nella sua casa di Roma. Descrivendola come fosse quella della sua terza età. “Comoda, razionale, pratica, capace di accogliere la mia famiglia molto allargata: figli, nipoti, anche quelli di mia moglie Teresa che mi chiamano nonnito, il nonno acquisito.” Ha detto lo storico attore romano a La Repubblica, descrivendo la sua cara abitazione tra Salario e quartiere Trieste, la zona che lui ama considerare come i “Parioli poveri”.

La casa rappresenta “il conforto, la coccola, il sogno di avere una camera tutta mia”, soprattutto per uno come lui che è cresciuto in collegio. “Con gli anni sono diventato molto medievale. Un po’ pigro, mi piace starmene isolato nel mio cantuccio a leggere, a vedere le serie tv, mentre ingaggio idealmente una gara con gli sceneggiatori, anticipandone le mosse.” Il relax prima di tutto ma senza trascurare il suo lavoro nel cinema e nel teatro. Me ne vado in giro a piedi per il quartiere, anche se dentro, nell’anima, resto fedele al rione Monti, dove viveva mia nonna, che abitava in via in Selci e dove passavo ogni prima domenica del mese, giorno di libera uscita dal collegio.”

In giro per casa

Nel corso dell’intervista con il giornalista di Repubblica, Montesano ha mostrato la sua abitazione, in una serie di cimeli storici del teatro e del cinema italiano. Alcuni dei quali con il suo nome inciso sopra, come ad esempio le locandine di Febbre da cavallo e de Il conte Tacchia. Salta subito all’occhio, inoltre, un Pinocchio di legno a dimensioni naturali seduto sul divano del salotto.

La sua zona di casa preferita, però, è quella vicino al caminetto, dove ci sono tutti i suoi meritatissimi premi. “Quando sono qui mi distacco da tutto, dalla frenesia, dall’ansia. Mi sento dentro un’armatura che mi protegge, in una corazza.” Un angolo personale ed intimo dove può restare a leggere fino a tardi, lontano dal mondo, ad esempio, del web. “Dopo esser stato tanto sui social ora mi sento asocial, posto qualcosa giusto su Telegram: un tempo la cattiveria rimaneva circoscritta al bar, ora va dappertutto. La mia pagina social per me è solo il palcoscenico.”

Tra gli altri luoghi sacri per l’attore, in giro per casa, ci sono certamente il terrazzo che lo connette spesso con la natura, e lo studio dove custodisce tutto il suo albero genealogico. Con le sue radici sempre presenti nel contesto del teatro e soprattutto della musica. Dal trisavolo Nicola, attore comico, al bisnonno Michele e il nonno Enrico, entrambi direttori d’orchestra.

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