Ripercorriamo la storia di Sarabanda, un programma nostalgico che ha conosciuto picchi altissimi in breve tempo, finendo nel dimenticatoio altrettanto velocemente
La storia di Sarabanda è una di quelle che restano nel cuore dei telespettatori e lasciano un senso di vuoto probabilmente neanche così impossibile da riempire: il programma di Enrico Papi è entrato tanto presto nel cuore del pubblico, per poi sparire altrettanto velocemente. Ed è per questo che la chiameremo “la triste storia di Sarabanda”. Già, perché non esiste vicenda che parte bene e finisce male (o nel dimenticatoio) che non meriti tale appellativo. Per parlare di Sarabanda bisogna prima fare un passo indietro, a quando Enrico Papi era un gossiparo paparazzo che cercava di stanare i vip mentre gli fornivano – o si andava a cercare – materiale di gossip quotidiano. Era la fine degli anni Novanta, poi nel settembre del 1997 Enrico finì a condurre il varietà musicale più longevo della storia della tv italiana. Il 13 ottobre di quell’anno è la data d’inizio della prima di 1.722 storiche puntate.
L’inizio
Il format piace da subito: ci sono diverse sfide che culminano con il main event, come amano chiamarlo gli americani. Vale a dire la classicissima sfida a quiz con le famose sette canzoni da indovinare in un timer limitato di 30 secondi complessivi. Il programma appassionava proprio per quest’ultimo tipo di sfida, che frapponeva gli orecchi più pronti e svelti a una lotta all’ultimo sangue. Anzi, all’ultima nota, per restare in tema. E, a proposito di nota, era celebre la frase: “La indovino con una”. Era la circostanza che si manifestava quando il concorrente in questione non lasciava neanche il tempo al timer di scorrere, interrompendolo immediatamente con il pulsante per prenotare la propria risposta non appena la canzone partiva con la prima nota. Tormentone che divenne un brano dell'”Uomo Gatto”, uno degli stravaganti concorrenti che hanno orbitato attorno alla trasmissione preserale di Italia1.
Gli stravaganti concorrenti del programma di Sarabanda: i buffi soprannomi di Enrico Papi
Sarabanda ha saputo intrattenere anche per la bizzarria dei concorrenti, alcuni davvero soggetti singolari. C’era Max, l’uomo mascherato – tale Giulio De Pascale – che sceglieva di manifestarsi sempre indossando una mascherina per non farsi riconoscere a casa. Motivo? Era fidanzato con una donna che era invischiata in un giro di droga e temeva per la propria incolumità. Ma c’era anche lo stesso Uomo Gatto, il soprannome dell’indimenticabile Gabriele Sbattella, il concorrente rimasto in gioco più a lungo di tutti e, sorprendentemente, l’unico tra i grandissimi campioni che hanno partecipato al programma a non vincere mai il montepremi.
Indimenticabili anche Coccinella, pseudonimo di Marco Manuelli; la Professoressa Antonietta Palladino; Allegria, soprannome di David Guarnieri. Tutti appellativi simpaticamente affibbiati dall’estroverso conduttore, capace di metterci del suo per tenere alto il livello d’intrattenimento. Oggi il suo grido “mooseca” è ormai un meme utilizzato frequentemente sui social network. Il programma ha conosciuto dunque la sua ascesa, poi però successe qualcosa. Avvenne dopo aver conosciuto quello che forse è stato il concorrente più in gamba del programma, per quanto questo aspetto non sia condiviso dall’Uomo Gatto che, sempre piuttosto competitivo, ne risente un po’. Tuttavia, non si tratta di un giudizio soggettivo ma sono i dati a parlare: parliamo di Tiramisù, pseudonimo di Diego Canciani.
Lui è stato statisticamente il concorrente che rispondeva più velocemente ai quiz musicali del format. Quando sconfisse l’Uomo Gatto, la puntata segnò un record di quasi sei milioni di telespettatori, registrando il 20,30% di share su Italia1. Da allora l’Uomo Gatto fu sempre piuttosto risentito del paragone con l’uomo che lo eliminò, tanto che a Le Iene giocarono proprio su questo aspetto quando organizzarono uno scherzo a Sbattella, parlando di un contratto da far firmare ad un personaggio a scelta tra lui e proprio Tiramisù. Quando scoprì dello scherzo, il buon Sbattella non reagì bene. Ma siamo già oltre, decisamente nel futuro, perché non siamo arrivati ancora al declino del programma.
Il declino di Sarabanda
Dopo il campione Tiramisù, la cui capacità potete ammirarla nel video di cui sopra, nessun’altra personalità riuscì a conquistare i telespettatori. Il disamore per il programma probabilmente cominciò dopo aver visto quello che, almeno sulla carta, è stato il concorrente più forte. Quasi come se il pubblico non si aspettasse di meglio. Ed effettivamente di meglio non c’è mai stato. Mentre lo share calava, Enrico era consapevole di essere arrivato al termine di un lavoro che resta comunque ancora oggi il format a quiz musicale più longevo della tv. L’ultima puntata fu registrata il 14 marzo del 2005. Sarabanda è tornato con tre speciali sei anni fa, nel 2017, riproponendo anche le vecchie personalità che dominarono il gioco ai tempi.
In merito al declino del format, tra le spiegazioni che si sono dati tutti coloro che si sono posti pubblicamente il quesito sui social, c’è sicuramente quella anagrafica: “Tutto ha un tempo”. Il classico “up and down”. C’è chi attribuisce alla monotonia del trash il peccato principale: “Alla lunga, stanca”, per quanto riesca ad intrattenere molto bene nel suo momento d’oro. Tutt’oggi, però, Sarabanda resta un programma cult della tv italiana.