Tutto su di lei, senza remore ma limpida e spontanea come sempre, con la testa “da bimba” e il cuore grande per accompagnare l’infanzia di tutti: Cristina D’Avena a tutto tondo
Il prossimo 6 luglio compirà 59 anni, ma non li dimostra affatto e, secondo lei, questo concetto vale anche per la testa, “da bimba”: la bella Cristina D’Avena rilascia una lunga intervista al Corriere della Sera e, tra i temi discussi, ha parlato dei suoi guadagni. Quelli per le tante canzoncine alle quali ha prestato la voce. Già, ma solo quella. Lo dice lei stessa: “I miei guadagni? Non molti. Non ho scritto io i testi, dunque nessun incasso per i diritti d’autore”. Una bella beffa, ridimensionata però dal fatto che ha venduto ben “sette milioni di dischi” e soprattutto dal fatto che lei funziona “ancora oggi”. Ha saputo reinventarsi sempre, per restare al passo con un mondo che cambia identità continuamente. D’Avena è semplice, genuina e limpida così come la vediamo davanti alla telecamera. Lo dimostra un aneddoto, quello della Bmw.
L’aneddoto della Bmw

“Quando presi la patente mi regalai una Bmw cabrio, la mia prima macchina. Ricordo mio padre sconvolto: ‘Ma quanto hai speso?’. L’ho conservata, ogni tanto la accarezzo”. Il giornalista Luca Caglio, penna del Corriere, le fa notare l’originalità della sua persona, ma anche della Cristina artista. Praticamente un “personaggio” impossibile da replicare. Ma più che altro nessuno ci si è messo davvero nel tentativo di competere. Ma lei smentisce: “In realtà diverse artiste ci hanno provato con la Disney, ma in Italia siamo più conservatori”. Lei ha fatto della sua voce “un marchio sull’infanzia”, divenendo una sorta di “vincolo parentale rinsaldato dalla nostalgia per un tempo magico, spensierato, quando gli influencer erano gli eroi dei cartoon”. Oltre alla D’Avena voce, c’è la D’Avena persona: “Io e il mio rapporto genuino con i fan. Mai stata snob. Mi riconosco un grande pregio: la disponibilità”.
I ritocchini: Cristina D’Avena è rifatta o al naturale?

Ormai questa domanda rappresenta un “must”, una colonna portante delle interviste del terzo millennio: “Sei rifatta?”. Certo, magari non così esplicitamente, Caglio ci va piano. “Lei è mai andata dal chirurgo per un ritocchino?”. Risposta: “Sono tutta al naturale ma non giudico chi l’ha fatto. Oggi c’è una tendenza prematura all’imitazione, ragazze che a 18 anni si sentono già insicure”. Entra a piedi uniti sul tema, tentando la strada della sensibilizzazione sul tema attraverso l’accettazione: “Eppure le imperfezioni ci rendono uniche, perché correggerle?”. Tuttavia, riconosce che è l’esempio alla radice che è sbagliato. Un esempio al quale in molti si ispirano: “Ma se le star dei social esibiscono solo doti fisiche…”. Lei comunque non si cambierebbe, si piace così com’è: “Ho qualche chilo in più ma non mi odio. Quando posso vado in palestra”.