“Sono Elena Di Cioccio, ho 48 anni e da 21 sono sieropositiva”: esordisce così l’attrice nel monologo a Le Iene, togliendosi il peso di dosso della malattia, l’HIV, contratta a 27 anni. “Sono una di quelli con l’alone viola”, continua.
Una volta questa diagnosi era sinonimo di morte prematura, cosa che, grazie alla scienza, non è più così. “Ero molto giovane quando questa diagnosi stravolse completamente la mia vita. All’inizio ho avuto paura di morire, poi di poter fare del male al prossimo”.
Il suo timore più grande era proprio quello di poter diffondere il virus. Si chiedeva: “E se contagi qualcuno?”. E si rispondeva: “Non me lo perdonerei mai’. Tuttavia, “non è mai successo, non ho mai contagiato nessuno e non sono morta”. Gli anni dopo la diagnosi sono proseguiti all’insegna della vergogna e di un senso di colpa inguaribili: “In questi 21 anni, mentre le terapie mi consentivano via via di vivere una vita sempre più normale, ad uccidermi è stata una smisurata vergogna di me stessa. Ho vissuto la malattia come se fosse una colpa”.
Il suo pensiero ricorrente: “Tra me e l’altro – pensava – la persona peggiore ero sempre io”.
Ed ancora: “Mi sentivo sporca, difettosa. Avevo timore di essere derisa, insultata, squalificata dal pregiudizio che ancora esiste nei confronti di noi sieropositivi. Così per difendermi, ho nascosto la malattia iniziando a vivere una doppia vita. Una sotto le luci della ribalta e un’altra distruttiva e depressa”.
Il riscatto di Elena Di Cioccio: la lotta contro la malattia
Non poteva durare a lungo, perché “una vita a metà non è vita, e ho capito che ne sarei morta se non avessi fatto pace con quella parte di me”. Chi è oggi l’attrice? “Sono tante cose e sono anche la mia malattia. Oggi sono fiera di me, non mi vergogno più, e l’Hiv è molto diversa da come ve la immaginate”.
“Io non sono pericolosa – prosegue – sono negativizzata e finché mi curo io non posso infettare nessuno. Potete toccarmi, abbracciarmi, baciarmi e tutto il resto. Se volete continuare ad avere paura, io lo accetto, però girate lo sguardo verso il vostro vero nemico. L’ignoranza”.
Oggi è riuscita a parlare del “mostro” che l’ha assalita per anni. Un nemico invisibile che non fa più paura. parlarne “è strano”. Però le ha fatto bene, è stato il modo per liberarsi del male: “Sento questa esplosione di emozioni e faccio un po’ fatica. Dentro al mio corpo c’è un virus pronto a esplodere, il virus dell’HIV che nel peggiore dei casi può trasformarsi in AIDS, che era quello che succedeva all’inizio. Dagli anni 2000 – conclude – un sieropositivo sotto terapia farmacologica poteva avere una vita”.