Il 17 giugno del 1983, Enzo Tortora è stato arrestato con l’accusa di traffico di stupefacenti per la Camorra di Raffaele Cutolo: la figlia Gaia è tornata a parlare del papà, rilasciando un’intervista al Corriere. Quel giorno lo ricorda come se fosse ieri.

“Avevo l’esame di terza media e quindi ero andata a scuola a piedi”. Era un giorno particolare, si capiva da subito: “In casa c’era grande agitazione ma io non ci ho fatto caso”. Fu interrogata per prima, sebbene “dovessi essere la sesta”. Lei non riusciva a comprendere. O, forse, “non volevo”. Tuttavia dovette farlo. Finito l’interrogatorio, “mi sono girata, ho visto che c’era mia sorella Silvia. E andiamo a casa”.

Una volta arrivate nell’abitazione, la comunicazione shock: “Papà è stato arrestato. Non riuscivo a crederci, pensavo a uno scherzo”. Era tutto vero, purtroppo. La figlia del conduttore televisivo ha parlato di “malagiustizia e malainformazione”. “Quando mio padre è uscito dalla caserma dei carabinieri con le manette ai polsi erano tutti accaniti. Urlavano, qualcuno l’ha insultato. Ma io mi riferisco soprattutto a quello che è successo dopo”.

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Enzo Tortora, le parole della figlia: “Con quattro verifiche avremmo risolto tutto subito. L’assoluzione non è servita a cancellare il dolore”

Ed è lì che muove la sua critica ricolma di livore perché “era chiaro fin dall’inizio che l’inchiesta fosse piena di incongruenze e nessuno ha voluto vedere”. Quelle domande che lei si pone da quel dannato giorno, nessuno le ha mai replicate. “E allora chiedo adesso: come mai soltanto Vittorio Feltri si prese la briga di leggere gli atti e scrivere che forse la realtà non era come la stavano raccontando?”.

Fiorenza Sarzanini del Corriere, chiede se Gaia si è risposta da sola sulla vicenda. “Mio padre in quel momento era l’uomo più popolare d’Italia. La sua trasmissione aveva ascolti che oscillavano tra i 28 e i 30 milioni di telespettatori. Un risultato mostruoso, ora vedo persone esultare quando arrivano a un milione di spettatori. Dava fastidio, ma nello stesso tempo parlare di Tortora faceva fare un salto di qualità ai pentiti e all’inchiesta. Per questo dico che c’è stato dolo”.

Dunque, sarebbero bastate “quattro verifiche sulle cose che raccontavano i pentiti e in 48 ore tutto si sarebbe chiarito”. Gaia parla “dell’agendina di Giuseppe Puca, uomo di Cutolo” dove vi erano riportati due numeri del padre, segnato come “Enzo Tortona”. “Nei verbali diventò: ‘Enzo Tortora’”. Poi “il giorno in cui Gianni Melluso raccontò di aver consegnato a mio padre una scatola di scarpe piena di droga in realtà era rinchiuso nel carcere di Campobasso”. Anche questo, “fu Feltri a scoprirlo”.

La giornalista chiede se si fosse trattato di un atto di vendetta nei confronti del papà Enzo. “Non aveva peli sulla lingua, non faceva la vita della tv. Aveva solo tre amici — Piero Angela, Mario Pogliotti e Gigi Marsico — e soprattutto era molto deluso dalla Rai, lo disse pubblicamente. Ma era comunque un soldato e la Rai rimaneva la sua casa, tanto che dopo essere andato via dall’azienda aveva deciso di tornare”.

Alla fine l’assoluzione non è bastata per dimenticare il male subito. “Papà non è mai più stato lo stesso uomo”. Oggi perdonerebbe Melluso e compagnia? “Lo ripeto a lui e a tutti gli altri come lui: rimangano in piedi”. In riferimento a quando il pentito si inginocchiò dinanzi a Gaia e alla famiglia Tortora.

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