Il parto in casa dopo 30 ore di travaglio si trasforma in tragedia: il piccolo è arrivato morto in ospedale. I fatti risalgono alla notte tra il 5 e il 6 novembre 2022. Alessandro è stato seppellito negli scorsi giorni dopo il nullaosta della Procura locale. Adesso i genitori accusano le due ostetriche private impegnate a seguire la donna di 34 anni. Si tratta di una 45enne di Faenza e una 27enne di Rimini.

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Il parto in casa dopo 30 ore di travaglio finisce in tragedia, Alessandro arriva morto all’ospedale Infermi di Rimini: chi sono le due ostetriche indagate di Faenza e Rimini, la denuncia, la ricostruzione di quel tragico 6 novembre 2022

Secondo i legali dei genitori del piccolo Alessandro, si tratterebbe di “violenza ostetrica” e le due responsabili “andrebbero sospese”. Piero Venturi, avvocato del Foro di Rimini che difende la coppia, 40 anni l’uomo, 34 la donna, ha presentato la denuncia per omicidio colposo, lesioni colpose e falso ideologico in atto pubblico.

Il parto in casa dopo 30 ore di travaglio finisce in tragedia: il neonato arriva morto in ospedale, la ricostruzione. All’inizio era tutto nella norma e correttamente certificato. L’Ausl aveva rilasciato il nulla osta affinché l’evento potesse avvenire tra le mura domestiche. Ma le complicazioni sono arrivate durante le ore di travaglio.

Quando si erano rotte le acque nella notte tra il 3 e il 4 novembre scorsi, solo una delle due ostetriche era presente in casa, oltretutto arrivata nell’abitazione dopo due ore dalla telefonata sebbene per legge non avrebbe dovuto essere distante dall’abitazione di più di 30 minuti. Il marito della donna ha proposto di andare in ospedale, ma le ostetriche avrebbero insistito affinché rimanesse in casa. Ed è qui che insiste il legale della famiglia, chiedendosi e chiedendo se “un arrivo in ospedale più tempestivo avrebbe portato ad un esito diverso”.

Partorisce in casa dopo 30 ore di travaglio, il piccolo Alessandro nasce morto: la difesa delle ostetriche. Il tira e molla è terminato alle ore 6.30 circa di quel tragico 6 novembre, quando la donna è stata trasportata all’Infermi di Rimini, ma era ormai già troppo tardi: Alessandro è arrivato praticamente morto in ospedale. Secondo le due ostetriche sarebbe un’altra la versione. Ritengono di aver svolto tutte le procedure seguendo le norme di sicurezza previste e che la situazione non facesse ipotizzare rischi per la salute della donna e del piccolo. Nessuna emergenza tale da costringere ad un trasferimento in Pronto Soccorso.

Parto in casa: rischi, esperienze negative, maternità, rimborso, costo, legge

Neonato muore dopo il parto in casa in seguito a 30 ore di travaglio: il tema. Il parto in casa è un tema che divide gli esperti e le donne: c’è chi ritiene le proprie mura domestiche come il luogo più intimo e sicuro e chi non ne vuol proprio sentire parlare. Secondo un’indagine condotta in collaborazione tra l’Associazione ostetriche per il parto a domicilio e il Laboratorio per la salute materno-infantile dell’Istituto Mario Negri di Milano, guidato da Maurizio Bonati, tra il 2014 e il 2016, su 600 donne, 443 avevano dichiarato di aver partorito in casa.

“Confrontando le loro caratteristiche con quelle di donne che hanno partorito in ospedale – affermò la ricercatrice Rita Campi – abbiamo visto che hanno in genere un livello di istruzione più elevato e abitano soprattutto al Centro Nord, in particolare in Emilia, Piemonte e Marche. Regioni che offrono la possibilità di rimborsi e hanno un buon numero di ostetriche specializzate appunto nel parto a domicilio”.

Il parto in casa dopo il travaglio: tragedia a Rimini.

L’indagine

Il parto in casa dopo 30 ore di travaglio finisce nel dramma, il neonato nasce morto: partorire tra le proprie mura domestiche è sicuro oppure no? Tuttavia, per nessuna delle 443 donne era stato necessario un trasferimento d’urgenza in ospedale durante il travaglio e il parto. Il tema veramente dibattuto, tuttavia, è quello della sicurezza: il parto in casa è sicuro? Secondo i ginecologi e i neonatologi della SIN (Società italiana di neonatologia), sarebbe una “scelta a rischio”. E “anche nelle condizioni ideali non è possibile escludere la possibilità che si presentino complicazioni che metterebbero a rischio la salute di mamma e bambino e che implicherebbero un necessario ed immediato trasferimento in ospedale, anch’esso di per sé rischioso”.

Quindi la SIN, come l’ACOG (American College of Obstetricians and Gynecologists), sostiene che gli ospedali e i centri nascita siano “accreditati come il luogo più sicuro per partorire”. Le voci a favore del parto in casa, come quella dell’antropologa Patrizia Quattrocchi, riferiscono tuttavia che oggi “non è certo quello delle nostre bisnonne”. Anzi: “Oggi le ostetriche che assistono hanno competenze e abilità acquisite in percorsi universitari e lavorano in sicurezza, seguendo linee guida precise basate su evidenze scientifiche e collaborando con medici e strutture sanitarie”.

A favore, o quanto meno non contrario, anche Maurizio Bonati, direttore del Laboratorio per la salute materno-infantile dell’Istituto Mario Negri di Milano: “Ormai molti studi documentano che nelle donne senza fattori di rischio, seguite in modo appropriato durante la gravidanza e con assistenza appropriata durante il travaglio, il parto e nelle ore successive, il rischio di partorire a casa o in casa di maternità è simile a quello di partorire in ospedale”.

Pareri favorevoli: costo, rimborso

“Chiedersi se il parto in casa sia sicuro o meno è come chiedersi se sia sicuro andare in macchina. Dipende – sostiene Marta Campiotti, presidentessa dell’Associazione nazionale ostetriche per il parto a domicilio e in casa di maternità – Se ci si mette al volante senza patente e si viaggia a velocità folle senza rispettare i segnali stradali chiaramente non lo è. Se si prende la patente, si rispetta il codice della strada, non si parla al cellulare e così via, diventa un’attività con un rischio minimo e accettabile. Perché ricordiamoci che il rischio zero non esiste per nessuna attività umana”.

Muore il neonato dopo il parto in casa in seguito a 30 ore di travaglio: la stessa sicurezza del parto in ospedale secondo una meta-analisi del 2020. Da una meta-analisi pubblicata su The Lancet, basata su un campione di venti anni, si dimostra che il neonato può nascere sano sia in casa che in ospedale, con lo stesso livello di sicurezza. Tuttavia non si tratta della totalità di casi, esistono anche esperienze negative, tragiche, esattamente come avviene in ospedale.

La legge

Il parto in casa viene seguito a partire dal sesto mese di gravidanza da una rete di ostetriche che preparano la donna per il grande evento. Il lavoro delle ostetriche, minimo due per legge, è retribuito: dovranno essere reperibili sempre, sette giorni su sette e 24 ore al giorno in un raggio di mezz’ora. Il costo complessivo tra la strumentazione adeguata, il materiale procurato dalle ostetriche e la presenza di un’ambulanza parcheggiata fuori casa, si aggira intorno ai 3mila euro. Tuttavia, alcune regioni consentono il rimborso della spesa che copre in parte i costi sostenuti nel parto a domicilio. Sarà bene informarsi presso le associazioni che organizzano parti demedicalizzati per capire se vi è la possibilità di un rimborso quanto meno parziale. La Regione Lazio ha stabilito un rimborso di spese pari a 800 euro dal 2014.

La legge regionale 26 del 1998, dice: “La donna, debitamente informata sull’evento e sulle tecniche da adottare, liberamente può scegliere di partorire nelle strutture ospedaliere, nelle case di maternità o a domicilio”.

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