Dolore sì, ma anche rabbia e sfiducia verso “la giustizia” da parte di Linda Moberg, massacrata di botte nel 2019 dal marito. Dopo i molteplici rinvii dovuti prima alla pandemia da Covid-19 e poi alle assenze dei giudici, la vittima non solo si ritrova a dover attendere che il suo carnefice paghi per ciò che ha fatto dopo quattro lunghi anni, ma ha dovuto e dovrà ancora vivere nel terrore, già più volte minacciata dall’uomo che l’ha riempita di botte al punto da non aver più “un centimetro sul corpo senza lividi o ferite”.

“Ci vuole coraggio per trovare la forza di combattere e ci vuole coraggio per credere in una giustizia che tarda a presentare il conto per i colpevoli di questi crimini”, ha detto la donna. Quattro anni in cui si attende che la giustizia faccia il suo corso.

Riempita di botte dal marito, le parole di Linda Moberg. “Per il quarto anno di seguito sarò insieme al mio avvocato Massimiliano Santaiti, al Tribunale Penale di Roma. Dovrebbe parlare l’imputato e forse dopo 4 anni mi troverò di fronte a chi con colpi di bastone – riferendosi a quello del mocio, usato dall’aggressore – mi ha massacrato con l’intenzione di uccidermi. Tutte le donne che come me lottano per avere giustizia, combattono con la paura di incontrare per strada i loro aguzzini e porteranno per sempre le cicatrici nell’anima. In memoria di tutte le Donne che al processo non sono mai arrivate, per non dimenticare mai”.

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Linda Moberg massacrata di botte dal marito: la ricostruzione dell’aggressione avvenuta nel 2019, la donna salvata dal figlio Riccardo, il processo

In quella brutale aggressione del 2019, denunciata poi dalla donna, la vittima era stata selvaggiamente ferita con il bastone di un mocio e picchiata con calci “e quant’altro, in più riprese”. Lo raccontava a Fanpage mesi fa. Lo raccontò anche lo scorso ottobre, ospite a “I Fatti Vostri”, su Rai Due. “Quella sera era strano, voleva festeggiare il mio compleanno il giorno prima. C’era tutto in abbondanza, il tavolo apparecchiato con pesce, champagne… potevano starci venti persone. Mi sono guardata con mio figlio e abbiamo sentito odore di pericolo”.

La ricostruzione

Linda massacrata di botte dal marito per gelosia e possesso: “Pensavo di essere morta”. L’uomo era geloso e possessivo e l’accusava di tradimento “senza nessuna evidenza”. Inizialmente non era così, poi è cambiato. “Ho imparato a riconoscere dei segnali, come un pugno sul muro, il ferro da stiro lanciato dalla finestra, una gelosia che all’inizio risulta essere lusingante, poi diventa malata e aumenta il controllo sulla persona”. Prima di quella tragica sera lei aveva “osato” sfidarlo proponendogli di portare in casa il fantomatico uomo con il quale lo avrebbe tradito. “Mi ha sputato addosso dicendomi parole molto forti, come era già successo. Ho cercato di difendermi, ho fatto arti marziali per molte anni ma non c’era verso contro la sua furia che andava aumentando”.

La notte delle percosse, il figlio maggiore portò con sé il più piccolo al cinema perché intuiva che sarebbe stata una serata difficile. “Mio marito si chiudeva in stanza, poi usciva fuori, mi prendeva a calci, mi tirava i capelli, sempre dicendomi che dovevo confessare il tradimento”. “Poi perse il controllo” e proseguì con le percosse fino a provocare lo svenimento. Quando la donna si è risvegliata grazie al figlio Riccardo che l’ha soccorsa una volta rientrato in casa, questo era “convinto” che sua mamma fosse morta. Lo credeva anche lei: “Ad un certo punto non provavo più dolore, ho pensato ai miei figli, e ho pensato di morire”.

Il processo e i precedenti rinvii

Massacrata di botte dal marito, Linda Moberg attende ancora giustizia dopo quattro anni. Quando l’aggressore è stato rinviato a giudizio a novembre di quell’anno, la prima udienza fu posticipata per via della pandemia e le successive due per l’assenza di un giudice togato. L’uomo continua però a far paura a Linda perché potrebbe reiterare la mattanza visto che è ancora libero di girare. “Nei suoi confronti ad oggi non c’è alcuna misura cautelare”, ha spiegato Massimiliano Santaiti, legale della vittima.

La scorsa estate Linda Moberg, a tre anni da quando fu massacrata di botte dal marito, ancora ci sperava nella giustizia. “Credo ancora nella giustizia, voglio crederci, voglio che il colpevole paghi e voglio proseguire anche dopo il processo, dopo la condanna, la mia lotta nel nome di tutte le donne vittime di violenza e anche per quelle donne che hanno denunciato e non sono state tutelate dalla legge e oggi non sono più tra di noi”. Il tempo però passa, oggi qualcosa è cambiato e il suo pensiero sta prendendo un’altra rotta. “Ci vuole coraggio per credere nella giustizia”.

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