Era il 1975, da pochi mesi Fantozzi era diventato un successo straordinario grazie al primo, fortunatissimo film, uscito nelle sale cinematografiche di tutt’Italia. Nel medesimo anno, un 43enne Paolo Villaggio, rilasciò un’interessante, quanto ancora inedita, intervista ad Arturo Chiodi, per Rts, una tv svizzera. Una “chiacchierata” d’altri tempi per tono e spessore culturale dell’intervistato, ma straordinariamente attuale per i temi trattati. Paolo Villaggio, mise in relazione il successo dei suoi libri e del film “Fantozzi”, con la particolare situazione economica dell’epoca. Infatti, proprio in quel periodo, il sistema di vita derivato dal boom economico, andò in crisi a causa delle tensioni createsi in Medio Oriente, che fecero sprofondare l’economia italiana in austerity, mettendo fine al sogno di benessere generalizzato che i decenni di crescita precedenti avevano sostenuto.

I dati di vendita di “Fantozzi” e “Il secondo tragico libro di Fantozzi”: un successo inaspettato

Villaggio aprì l’intervista rispondendo alla domanda dell’intervistatore sullo straordinario successo del film e della sua opera in generale. I primi 2 libri di Fantozzi, infatti, vendettero 250.000 copie il primo e 500.000 il secondo. Un successo piuttosto inaspettato, almeno secondo le parole dell’autore.

È abbastanza arduo commemorarsi ma il successo di Fantozzi è abbastanza inaspettato, almeno per me. Io che non ero mai stato accettato completamente dal pubblico e soprattutto dai produttori. Il successo era abbastanza impreveduto soprattutto nella misura in cui se configurato in questi ultimi mesi in Italia. Quando l’editore mi ha proposto di raccogliere una serie di collaborazioni che ho fatto per un suo settimanale in un libro che si chiamava Fantozzi la fiducia sul fatto che avrebbe potuto avere un minimo successo era poca. Poi nel giro di tre anni si è configurato un successo clamoroso per l’editoria italiana, dove i grossi successi sono dell’ordine di 80.000 coppie. Il Fantozzi libro hai avuto un successo di 250.000 copie, un successo clamoroso e subito mi è stato commissionato il secondo libro, che è andato meglio e in tutto abbiamo superato le 500.000 copie”.

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“Il secondo tragico libro di Fantozzi”: i perché del singolare titolo

Poi Paolo Villaggio, nel proseguo dell’intervista, si concentrò sulle motivazioni di tale, straordinario successo, giustificato, secondo lui, dall’identificazione che ogni spettatore può fare tra la condizione di Fantozzi e la propria.

Il secondo libro l’ho voluto chiamare: Il secondo tragico libro di Fantozzi. Gli addetti ai lavori m’hanno detto: Villaggio, perché tragico un libro comico? A mio avviso ho fatto bene perché in questa parola, tragico, c’è la chiave di Fantozzi, c’è la chiave di questo momento. A mio avviso un successo di questo tipo, di 500.000 copie superate e film milionario, non avviene a caso. Non è una serie di coincidenze fortunate, ma una serie di elementi che spingono il pubblico ad andare a vedere un film o comprare il libro, senza una coincidenza tra personaggio e momento storico e qui, sembra che mi commemori, ma la verità è questa. Lo spettatore, il lettore del libro, si è identificato subito nel personaggio Fantozzi, cioè in questo momento tragico”.

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“Il mondo nel quale Fantozzi è costretto a vivere è l’inferno”: Paolo Villaggio nell’intervista, critica aspramente il consumismo

Le parole di Paolo Villaggio sul concetto di consumismo rendono l’intervista di quasi 50 anni fa, più attuale che mai. L’italiano del periodo, come quello attuale, alle prese con la crisi, riconosce in Fantozzi un suo simile.

In Fantozzi si trovano tutte le contraddizioni. L’uomo credeva di essere felice con le autostrade, le macchine, gli intasamenti e in realtà, invece, il mondo nel quale Fantozzi è costretto a vivere è l’inferno. Fantozzi, sa che vive una società che non lo difenderà mai abbastanza; una società che ha paura, in cui il padrone non è un padrone preciso, vive in una dimensione piramidale in cui al vertice della piramide, forse, si dice anche nel film e nei libri, non c’è nessuno. Il mega direttore galattico esiste o no, forse è una pura invenzione. Questa società nella quale viviamo è giusta o non è giusta? Abbiamo forse sbagliato obiettivo? È veramente questo tipo di società consumistica, piena di frigo, di televisioni a colori, di Polaroid, la felicità? No! La verità è che tutti si sono accorti che è il diavolo, è l’opposto. Questo tipo di società è altamente infelice. Ed ecco che l’italiano medio, a mio avviso, si è riconosciuto nell’infelicità di Fantozzi. Fantozzi affronta, sorridendo, le varie situazioni e sa che tutti i suoi tentativi, in una società invivibile come questa saranno frustrati e quindi condannata una sicura catastrofe”.

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“Fantozzi non ha altra scelta, vivere come? Sopravvivere in effetti”

E conclude:

“Io penso che con Fantozzi, si possano trarre serenamente delle conclusioni sullo stato della società attuale, ma senza fare politica senza fare delle prediche. Magari dire: attenzione, l’uomo che vive secondo questi schemi imposti dalla società, non necessariamente è felice. Fantozzi è infelice? Fantozzi è così! Sa che ogni suo tentativo finirà in catastrofe, ma comunque continuerà disperatamente, ma con il sorriso sulle labbra a correre di catastrofe in catastrofe. Non ha altra scelta, vivere in una società invivibile, vivere come? Sopravvivere, in effetti. Ed ecco che l’italiano medio, si è riconosciuto a mio avviso, in Fantozzi”.

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