Luca Medici e Checco Zalone sono la stessa persona ma “Checco mi dà la possibilità di esprimermi senza filtri“. Checco è “lo scorretto che c’è in me“. Il suo mito è Adriano Celentano, il suo unico “amico vero nel mondo dello spettacolo” è il “quasi omonimo” Kekko dei Modà. “Siamo anche stati in vacanza in Sardegna insieme, le nostre figlie sono coetanee; a raccontare le barzellette è molto più bravo di me. Sono affezionato anche a Gigi D’Alessio“. Che però non ha mai incontrato dal vivo. “Quando i critici stroncarono il mio secondo film, ‘Che bella giornata‘, mi chiamò per consolarmi e mi tenne ore al telefono. Ho visto invece la Tatangelo, e questo mi ha reso ancora più solidale con Gigi D’Alessio“.

L’ispirazione dallo zio Nino: “Il dovere di disturbare con una nota dissonante mi è venuto da lì

Ad ispirarlo molto è stato anche lo zio Nino: “Aveva – bonariamente – una clamorosa faccia da c**o. Si era specializzato in epitaffi e quando in famiglia moriva qualcuno e tutti, più di qualcuno anche in maniera ipocrita, si stracciavano le vesti davanti al feretro, Nino entrava in scena a modo suo. Ti gelava. Diceva delle cose tremende e irripetibili. Indifferente alla bara e al lutto, Nino ribaltava il quadro. Spesso ingiuriava il defunto e io che avevo 10 anni ridevo come un pazzo. Forse il gusto, il senso, direi il dovere di disturbare con una nota dissonante mi è venuto da lì“.

Checco Zalone è un comico, showman, attore, cabarettista, cantautore, musicista, imitatore, regista e sceneggiatore italiano. È riconosciuto come il re degli incassi al botteghino. Sinora i suoi 5 film hanno incassato ben 220 milioni di euro e 4 di essi sono già nella top 10 dei film con i maggiori guadagni di sempre in Italia. Se l’opinione non è unanime o non condivisa da tutti, è innegabile che, almeno a numeri, siamo davanti alla storia del cinema.

L’adolescenza di Checco Zalone: “Ero molto solo

Una storia recente. Quella di Luca Medici, il vero nome di Checco. Nato a Capurso, nella provincia barese, Luca sceglie di giocare con l’espressione “che cozzalone” trasformandola nel suo nome d’arte. “Vuol dire ‘che tamarro’“, ha sempre specificato l’attore. In adolescenza amava i videogiochi e li preferiva alle uscite con gli amici. “Ero molto solo“. Poi, “per fortuna“, è arrivato Fabio, il fratello. “È uguale a me; solo che è povero. E ancora più cinico. Ogni volta che esce un nuovo film e cado in preda all’ansia, alla paura, alla depressione, mi canta balbettando la sigla di ‘Meteore‘, il programma su quelli che hanno avuto successo una volta sola“.

Il fratello stava per fare “L’Isola dei famosi“, lo chiamò dicendogli: “Luca, mi danno 40mila euro. Se me ne dai 45mila non vado“. E alla fine “non è andato“. Poi è arrivato l’altro fratellino, “il piccolo di famiglia anche se è enorme“, Francesco. “Ha dieci anni meno di me e lavora nel cinema: attrezzista. Ruolo fondamentale“. Poi c’è Antonietta, la mamma. “Antonietta Capobianco. Si candidò nelle liste del Pci. Prese 18 voti; ma i Capobianco a Capurso erano 36. Metà non la votò. Un fatto gravissimo“.

La laurea in giurisprudenza “che non mi è servita a niente

Checco ha studiato inizialmente in “una scuola privata di Bari“. Ma alla “quarta volta che non mi svegliai al mattino per prendere il pullman, mi mandarono alla scuola pubblica di Capurso. Io ero al penultimo banco. Dietro di me c’era Giuseppe De Bellis, che oggi dirige Sky Tg24“. Ottenuto il diploma al liceo classico Sante Simone di Conversano, s’iscrisse all’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, laureandosi in giurisprudenza. “Sì, ma non ricordo niente“.

Furono la mamma e la zia a “impormelo“. “Ma ci tenevo anche io. Ho fatto questo percorso di studi che poi non m’è servito a niente“, disse a “Le Invasioni Barbariche” ospite di Daria Bignardi. Provò ad entrare in Polizia, “per fortuna non mi hanno preso“, e all’INAIL. Fallì però entrambi i concorsi pubblici che non riuscì a superare. Stava per finire a lavorare nello studio di “Francesco Paolo Sisto, l’onorevole di Forza Italia, sarei stato a fare solo le fotocopie…”. Una volta lo incontrò nel 2019 in aereo e gli disse: “Fammi ‘na fotocopia, dai”.

Checco Zalone: la carriera, le canzoni (“ai matrimoni c’era di tutto tra pregiudicati con amici in galera…”), Zelig, l’apparizione a Sanremo 2022

Vedi anche: Cado dalle nubi: le curiosità sul film che lanciò la carriera cinematografica di Zalone

Iniziò a lavorare prima come rappresentante di medicinali (“un periodo orribile“) poi come cantante alle feste di matrimoni o comunioni. “Quello era un mestiere redditizio, perché in Puglia il matrimonio va molto. Settanta euro a serata. La cantante, serissima, annunciava: ‘Dopo questa canzone saranno serviti gli antipasti’“. E infatti fu il passo per avvicinarsi ad alcuni musicisti jazz pugliesi tra i quali i chitarristi Vito Ottolino, Pino Mazzarano, Leonardo Di Carlo e il batterista Ale Baldi. In quei matrimoni “c’era di tutto“.

Anche pregiudicati con amici e parenti in galera. Presi l’abitudine di esordire così: ‘Il concerto è dedicato ai reclusi della casa circondariale di Taranto, con augurio di presta libertà’. Al Nord scoppiavano a ridere. Al Sud scoppiava un applauso sincero: mi prendevano sul serio“. Ma il periodo più duro fu proprio questo. Faceva anche il rappresentante farmaceutico. “Piazzavo molta amuchina, che a Bari andava forte per paura del colera. E i cerotti per non russare, che però restarono invenduti“.

I primi periodi difficili di Checco Zalone: “Il picco dell’umiliazione vestito da Babbo Natale

Quando il prodotto smise di vendere si ritrovò la machina piena di casse di invendute. “Il picco dell’umiliazione fu quando mi chiesero di suonare un pianoforte vestito da Babbo Natale. Comunque lo picchiassi o per quanto lo scuotessi con delicatezza, quel piano scassato non restituiva mai una nota tenue. Io sul palco, senza renne, vestito di rosso e di bianco per 50 euro d’ingaggio e sotto di me il pubblico inferocito che mi chiedeva di fare meno rumore, di non disturbare la festa“.

Ospite a “Le Invasioni Barbariche“, da Daria Bignardi, Zalone spiegava come gli vengano le canzoni. “È difficile perché ti devono venire. All’inizio era un gioco, le facevo con gli amici. Quando diventa una professione non è facile perché devi trovare ogni giorno una cazzata per far ridere la gente. È terribile. È un lavoro serio. Io mi ispiro con YouTube“. Esordì nei locali pugliesi come conduttore del concorso di bellezza “Ragazza Cinema Ok“, nel 2004 e, con Gennaro Nunziante, apparve a Telenorba in alcuni programmi televisivi esclusivi per l’emittente pugliese.

Mi cacciarono da una trasmissione al Sud, pochi mesi dopo ero a Zelig, mi reinvitarono e rifiutai

Una volta fu cacciato da Radio Norba perché “facevo la parodia del cantante neomelodico“. “Interruppero le trasmissioni: volevano solo voci baritonali, impostate. È il Sud che si vergogna di se stesso. Pochi mesi dopo mi videro a Zelig e tornarono a invitarmi. Dissi no“. Ed infatti nel 2005 approdò a “Zelig Off“, pescato dal laboratorio di Zelig di Bari e proprio in quell’anno si fece conoscere a “Zelig Circus“, imitando Carmen Consoli. “È stato un colpo di fortuna. Un provino in cui sono andato senza alcuna aspettativa e ho mandato a cag**e tutti quanti e hanno apprezzato“. Era lì con l’aria di chi aveva poco da perdere visto che la sua carriera, nella testa, era già proiettata seguendo il percorso suggerito dalla laurea in giurisprudenza. La mamma se ne fece una ragione, la zia ci rimase un po’ male. “Teneva che facessi la carriera forense, il magistrato“.

Il mio sogno era solo il posto fisso

Ho capito di avere un potenziale quando ho inseguito i miei sogni. C’è stata un’epoca abbastanza buia in cui mi sembrava che non esistesse niente di più importante che avere un’indipendenza economica. Volevo qualche euro in tasca, una macchina tutta mia, un orizzonte sereno. Volevo il posto fisso“. La fortuna c’è stata ma te la devi saper guadagnare: “Le ho provate tutte. E non mi sono arreso. Sono stato fortunato, anzi fortunatissimo perché senza una buonissima dose di c**o non vai da nessuna parte, ma quando ho avuto un’occasione ho dimostrato di sapermela meritare. Mi mandavano in onda, funzionavo, facevo ridere“.

Checco Zalone e “Siamo una squadra fortissimi

L’anno seguente fu l’autore e compositore di “Siamo una squadra fortissimi“, dedicata alla nazionale italiana impegnata nei Mondiali in Germania, nel 2006, competizione che gli azzurri poi vinsero. Il pezzo venne trasmesso per goliardia durante il programma di Radio Deejay condotto da Ivan Zazzaroni, ma ottenne fama nazionale e fu il trampolino di lancio per Zalone.

Avevo però già fatto Zelig, un’edizione. Però sì, lì ho spaccato. È nato tutto tramite Ivan Zazzaroni che mi stava pure antipatico. L’ho fatta in un giorno, il pezzo andò primo in classifica. Ma non ho guadagnato un c***o. Però sì ho fatto le serate e ho guadagnato qualcosa dal disco. Ma chi lo compra più il disco?“. Nell’estate del 2007 parodiò “Ti regalerò una rosa“, brano vincitore del Festival di Sanremo, trasformandolo in “A me mi piace quella cosa“. Replicò con “Cuore biancorosso” rivelando il suo amore per il Bari calcio. Condusse “Canta e vinci” con Amadeus su Italia 1 e nel 2008 parodiò anche la canzone di Jovanotti, “A te”.

Al cinema

E con Gennaro Nunziante debuttò anche sul grande schermo con “Cado dalle nubi“. “Con la sua voce cavernosa a 5 Megahertz, nella mia vita arriva proprio lui, Pietro Valsecchi. Io non sapevo chi fosse. Al telefono capisco soltanto due parole: Cortina e aereo. Chiamo Gennaro Nunziante e gli dico: ‘Mi ha cercato un certo Valsecchi’. Sento un silenzio dall’altra parte, poi un gorgoglio che somiglia a un’esultanza. ‘Ma sai chi è Valsecchi? Dobbiamo portargli subito una storia’. Così in pochi giorni tiriamo giù il canovaccio di ‘Cado dalle nubi’. A Cortina andai. Pietro versava vino e grattugiava tartufo, che detesto, come fossero coriandoli o soldi del Monopoli. Feci finta di niente, stetti male, vomitai fino all’alba e tenni duro. Il resto è una lunga storia“.

L’album musicale del film ottenne la candidatura ai David di Donatello del 2010, sconfitto però da “Baciami ancora” di Jovanotti. Due anni dopo l’attore e il regista replicarono con “Che bella giornata” e fu subito record il primo giorno di uscita nelle sale: 2 milioni e mezzo di euro di biglietti venduti. L’incasso si attestò a quasi 7 milioni l’indomani, superando successi assoluti come “Avatar” e “Harry Potter“. Nelle prime due settimane il film incassò oltre 31 milioni di euro precedendo nei record anche “La vita è bella” di Benigni. Tuttavia i dati Siae smentivano questa notizia al contrario di quelli diffusi da Cinetel. Uscito nelle sale il 5 gennaio del 2011, a fine mese il film raggiunse quasi 43 milioni e mezzo di incassi ottenendo la seconda posizione assoluta dopo “Avatar“. Nel 2012 poi “Titanic” ottenne il primato, alla sua seconda uscita nelle sale.

Il 31 ottobre 2013 uscì “Sole a catinelle” confermando il sodalizio artistico con Nunziante. Il film incassò più di 18 milioni e mezzo in 4 giorni di proiezione nelle sale e al 4 dicembre del medesimo anno ottenne un incasso di quasi 52 milioni. Questa volta sì: il film superò tutti compresi “Avatar” e “Titanic“. Tre anni dopo fu la volta di “Quo vado?“. Dopo un giorno si sfiorarono i 7 milioni di euro di incassi e la pellicola alla fine ha stracciato ogni precedente incasso al botteghino nelle sale italiane: 65 milioni di euro di guadagni finali.

Il 1° gennaio del 2020 Zalone uscì con il suo primo film in cabina di regia e contemporaneamente davanti alla cinepresa per “Tolo Tolo“. Scelse di girarlo lui perché si sentiva “ingombrante” dati i successi precedenti. L’attore ha ammesso in un’intervista di essere “troppo preoccupato di ripetere il successo di ‘Quo Vado’“. Il film stavolta doveva finire a dirigerlo Paolo Virzì che però poi dovette fare dietrofront per decisione di Zalone.

Nel primo giorno “Tolo Tolo” ha superato ogni precedente record con quasi 9 milioni di incassi. In generale però il film non superò il record precedente, portando comunque a casa 46,2 milioni di euro complessivi. La critica ha apprezzato la pellicola per via del rinnovo del personaggio, più vicino ai temi impegnativi senza snaturare sé stesso. Il film ha ricevuto il “Globo d’oro” come miglior commedia e il David come migliore canzone originale. Inoltre Checco Zalone ha incassato il David dello spettatore e ha ricevuto la nomination come miglior regista esordiente.

La Tv

Già alle prime apparizioni sulle emittenti locali pugliesi l’attore si mostrava come la rappresentazione stereotipata di un cantane pugliese che rielaborava in chiave neomelodica tutti i generi musicali. Il personaggio, tra gli altri, si rifaceva a quelli già interpretati da Emilio Solfrizzi (Piero Scamarcio) e Antonio Stornaiolo (“Lo Scippatore d’emozioni“) per la stessa ammissione di Luca. Il personaggio si presentava un po’ nella versione che abbiamo visto in “Cado dalle nubi“: maglietta rosa attillata, jeans ed eloquio ricco di strafalcioni simpatici e divertenti.

A Zelig si presentò come ex galeotto e come vittima della società raccontando le sue comiche disavventure frutto però di furti, rapine ed altre attività illegali senza tenere conto della legge. Negli anni il personaggio è cambiato acquisendo uno stile più nazionale, in particolar modo dopo l’uscita al cinema dei primi due film. Nel 2022 lo abbiamo apprezzato sul palco dell’Ariston in qualità di primo super ospite in una delle edizioni più seguite della storia recente. Nella seconda serata si è esibito con alcuni brani tra i quali “Poco ricco” e “Angela“.

La vita privata di Checco Zalone: età, nome reale, altezza, dove vive, famiglia e nuovo film

Con la moglie Mariangela

All’anagrafe è Luca Medici, Checco Zalone è solo un nome di fantasia. L’attore è nato il 3 giugno del 1977 e ha compiuto 45 anni da pochi mesi. Checco è alto 1,73 m e vive a Bari Vecchia in una moderna e tecnologica abitazione con meravigliosa vista mozzafiato che dà sul mare di Bari. Lascerebbe l’Italia? “Ma quando mai. Sono troppo legato alla terra. Già c’ho messo 10 anni a spostarmi da Capurso a Bari…”. Luca custodisce molto segretamente la sua privacy, tuttavia si sa che è sposato con Mariangela Eboli, sua manager da quindici anni. Si conobbero nell’estate del 2006, lei era l’animatrice di una pizzeria.

Mariangela cantava in un piano bar della provincia barese, un posto un po’ triste. Io ero con un’amica che non mi considerava, e per ingelosirla vado da questa cantante, bella, prosperosa, a dirle: ‘Sono un musicista matrimonialista e avrei bisogno di una che canta nei matrimoni’ – raccontò una volta l’attore e regista pugliese – Ma, sfigato come sono, non mi capitarono più matrimoni. Poi ho scoperto che Mariangela aveva vissuto in America e che era di religione evangelica. Allora l’ho convertita alla religione domestica: la casa, la buona cucina“. Checco e Mariangela hanno due figlie: Gaia e Greta, rispettivamente di 9 e 5 anni. Checco attualmente non è impegnato su nuovi film ma si sta dedicando al nuovo spettacolo “Amore + Iva” che debutterà nei teatri e nei palazzetti di tutta Italia dal prossimo anno.

La psicosi del politically correct

Intervistato da Aldo Cazzullo del Corriere, nel 2019, Checco Zalone parlò della parte dell’immigrato e delle polemiche scatenate. “Si sono mossi in milioni per difendermi da Heather Parisi, d’ora in poi ‘Hater Parisi’, e dal professor Giuliano Cazzola. Grazie a tutti; ma non era il caso“. D’altronde, dice, “sono stato io il primo migrante, disperato come tutti i migranti“. Il riferimento è agli inizi della carriera, quando si divideva tra Bari e Milano, dormendo a casa dell’amico senza un soldo in tasca.

Tornando sul politicamente corretto l’attore sostiene che oggi “non si possa dire più nulla” e che certe imitazioni del passato nell’attualità lo farebbero finire in manette. “Oggi non potrei scherzare come facevo, che so, su Tiziano Ferro, o sugli uominisessuali“. Sebbene fosse evidente che Checco Zalone parodiasse chi schernisce gli omosessuali e non questi ultimi, il messaggio non è stato colto: “Forse non è evidente a tutti“. Oggi ormai stiamo vivendo “la psicosi del politicamente corretto“. Ad ogni battuta “c’è sempre qualche comunità o qualche gruppo di interesse che si offende“.

Razzista: “Non può esistere qualcuno così stupido da pensarlo davvero

Eppure c’è chi lo ha definito razzista anche se lui lo esclude. Più che altro “escludo che qualcuno possa essere così stupido da pensarlo davvero. Non sono razzista neanche verso i salentini, che per noi baresi sono i veri terroni“. Però i foggiani ce l’hanno con lui per una canzone cantata “da Fiorello“: “La nostalgie de bidet“. Luca è un buono e per l’occasione chiese scusa “ai foggiani“. “Lo giuro: non penso che appartengano a una razza inferiore“. E, visto che ci siamo, le scuse “pure ai calabresi” perché nel nuovo film (“Tolo Tolo“, doveva ancora uscire allora) c’è una battuta “terribile” su Vibo Valentia.