Furio, così come altri personaggi interpretati da Carlo Verdone, è il frutto dell’ispirazione a persone che l’attore e regista romano ha incontrato a studiato nel corso della sua vita e della sua carriera. “Sono personaggi della vita normale. Incontrati negli uffici postali, per strada. Io sono stato bravo a dargli un timbro di voce…”.
“Magda tu mi adori? Lo vedi che la cosa è reciproca?“. Impossibile, ancora oggi, non menzionare Furio ed includerlo negli attuali rapporti di coppia. “Credevo che Furio fosse solo un personaggio mitologico… poi crescendo ho scoperto che il mondo ne è pieno“, scrive la gente sui social. C’è chi lo odia ma non può farne a meno: “Odioso così come questi tipi di personalità, ma è troppo divertente da guardare“.
Furio è un tipo di personaggio che Verdone ha introdotto in “Bianco, rosso e Verdone“, una maschera talmente riuscita che ha rischiato di oscurare l’intero film. In “Viaggi di nozze” (con Raniero) e in “Grande, grosso e Verdone” (con Callisto) la maschera è stata rivisitata, senza riscuotere lo stesso successo della prima versione. Quella appartenente al più famoso funzionario di Torino.
“Con quello sguardo così mefistofelico…” ricordava Verdone nel 2017. Da chi fu ispirato l’attore? “Un po’ era mio zio Corrado, una persona sempre a mille. Ci chiamava alle 6 di mattina: ‘Qui c’è un temporale pazzesco, lì?’“. L’altra metà del DNA di Furio appartiene a “un grande latinista e grecista che aveva frequentato casa nostra“. Aveva un forbito eloquio che a volte cadeva in uscite volgari: “Ma la grandezza di Aristotele che ha saputo plasmare ed educare il grande Alessandro Magno? M’hai detto c***i“. “Furio è un personaggio attuale, il classico marito rompipalle. Ogni donna che incontro me dice: ‘Ho Furio a casa, un marito rompipalle’“.

“Siamo tutti un po’ Furio“
“Non riderà nessuno in sala, sarà un insuccesso ‘sto film perché il pubblico je vorrà tagliare la testa con la sega a questo” diceva Sergio Leone che odiava particolarmente Furio. Carlo ha un po’ di Furio dentro di sé: “Un po’ c’è. Non mi vergogno a dirlo, prima di andare a dormire vado tre volte a vedere se la casa è chiusa. Poi torno in camera ma poi ci ripenso e dico: ‘Ma è chiuso?’. E torno indietro. Lo stesso con il gas. Se me dimentico una cosa ce metto tre ore a tornare a letto. Un po’ ce l’abbiamo tutti queste ossessioni“.
Poi sappiamo come andò a finire con “Bianco, rosso e Verdone” e come Sergio Leone dovette ricredersi sul personaggio. “Il film, come altri, è stato premiato dopo. Sempre dopo. Ma va bene così“. A proposito di Furio, rituali e del fatto che il personaggio identifichi un po’ ognuno di noi. Verdone parlò per l’occasione di una “coppia di amici“: “Prima lui si lamentava di lei: ‘Sti rituali, fa sempre rituali’. Poi è diventato peggio di lei“.
Oggi, entrambi, prima di uscire di casa “controllano sempre sotto il letto, 3-4 volte, e stanno lì chinati“. Verificano se tutto è in ordine, se non ci sono intrusi in casa. “Escono di casa poi rientrano e controllano di nuovo, e va avanti così“.

Un’altra fonte di ispirazione in un bar
All’Est Film Festival del 2016 Verdone raccontava altri aneddoti su come nacque Furio: “Veniva un signore col cappelletto, un borsello e fa al figlio disse – intonando con la voce di Furio – ‘Nicola? Che cosa prendi a papà all’ora di pranzo a scuola? Una ciambella? Vuoi un cornetto? Vuoi un occhio di bue? Vuoi un bignè, un tramezzino? – il ragazzo rispondeva “no” a tutto – Allora: la ciambella non la vuoi, il cornetto non lo vuoi, un occhio di bue non lo vuoi allora lo sai che c’è? Va’ a mori’ amma**ato“.
Anche nell’occasione parlò dello zio e della sua maniacale puntualità certosina nel raccontare anche le minime cose: “Pronto? Allora parto alle ore 17.10 con la Lutfhansa, farò lo scalo qui e poi giungerò alle ore…”. Ed anche allora parlò del professore “latinista e grecista“: “Avevano un’anima: l’anima della logorrea. Furio nasce un po’ per lo zio e un po’ per le visioni che ho avuto“. Furio Zoccano è un personaggio più attuale che mai, nascosto nei DNA meno sospettabili.