Il nome, Bud Spencer, è un omaggio a una birra e a Spencer Tracy. Da giovane Bud era un belloccio della borghesia napoletana destinato al successo. Incontrò Maria, che sarebbe diventata sua moglie. Tra i due c’era una grande differenza fisica: “Lui un gigante, lei minuta“, ricordava Sandra Milo che una volta fu invitata a ballare da un giovane Carlo. “Alto, bello, elegante, muscoloso“.
Le parole della moglie Maria Vasaturo: “Non è stato un amore a prima vista“. Eppure si sono ritrovati: “Non so come è successo, forse io avevo voglia di innamorarmi, forse lui lo stesso. Lui entrò a un certo punto nel giro dei miei amici”. Si incontravano “al Pincio“, ma nessuno tra loro era munito di macchina, “tranne lui, che le vendeva, le macchine americane”.
Maria è figlia del noto produttore cinematografico Giuseppe Amato, dal quale ha ereditato il nome d’arte. Da giovane Carlo “era bello, tanti anni di sport agonistico gli avevano regalato un fisico pazzesco, faceva una vita interessante“. Almeno agli inizi non fu facile per Maria: “Era un fidanzamento anomalo, lui era spesso via, poi lui dice che è andato a cercare se stesso in Venezuela, io dico che è fuggito da me“. Col tempo si è abituata, Carlo era un uomo avventuriero: “Sono stata abituata alla mancanza di Carlo. Partiva, tornava, è stato un uomo molto libero“.
Tentò di cambiarlo, ma “per fortuna” non ci riuscì: “Fortuna non ci sono riuscita. Lui rimase sognatore, io realista. Io attaccata alla logica, lui manco p’a capa…“. Dal loro matrimonio sono nati Giuseppe, nel 1961, Cristiana, l’anno dopo, e Diamante nel 1972. Bud ci ha lasciati alle ore 18.15 del 27 giugno 2016 dicendo come ultime parole: “Grazie…”. Non voleva nessuno triste accanto perché per lui era un viaggio ed era curioso di scoprire “cosa c’è dall’altra parte“.
“Carlo fatelo lavorare, fategli fare qualsiasi cosa purché non stia fermo sennò fa danni“
I figli non hanno mai avuto esitazioni nel descriverlo come “un grande papà“, sempre protettivo nei loro confronti, in particolar modo dalle ingombranti “luci della ribalta“. E ha trasmesso loro “il valore dello sport“. Tramandato poi ai figli. Per esempio Carlo Pedersoli jr., figlio di Giuseppe, oggi è un fighter delle MMA. Ha insegnato tantissimo anche ai nipoti infatti, perché “era il fulcro della famiglia“. Ed era il punto di riferimento in ogni ambito: “Sia a tavola che quando si andava all’aeroporto, lui era appassionato di aerei, era sempre un’occasione per stare insieme“.
A tavola c’era una regola: “Chi si alzava perdeva quello che aveva nel piatto perché lo mangiava lui“, raccontava Cristiana tre anni fa alla trasmissione “Storie italiane“. Bud la soprannominava “Cri Cri“. Era un uomo perbene, come spiegava il figlio Giuseppe nella stessa trasmissione: “Non ha mai avuto sentimenti negativi con la famiglia. Non diceva mai una parolaccia né alzava la voce con mamma che lo avrebbe messo subito all’angolo“.
Non fu facile per Maria gestire Bud, e non solo per le luci della ribalta ma perché era una persona tuttofare: “Era un uomo pieno di energia, inarrestabile, con mille idee – ricordava sorridente la figlia Cristiana – Infatti mia nonna diceva: ‘Carlo fatelo lavorare, fategli fare qualsiasi cosa purché non stia fermo sennò fa danni’“.
Le passioni di Bud Spencer
Non c’era solo il cinema per il mitico Bud. Fra le sue passioni anche quella del volo. Conseguì la licenza di pilota di elicottero per l’Italia, la Svizzera e gli Stati Uniti. Una volta stava per dare un passaggio a Jerry Calà con il quale lavorò insieme sul set di Bomber. Dovevano tornare entrambi a Roma.
“Volle darmi un passaggio col suo aereo“. Jerry rifiutò: “Conoscendo la sua miopia mi guardai bene dall’accettare“. L’attore aveva però necessità di tornare a Roma: “Così andai all’aeroporto di Pisa per prendere un normale aereo di linea“. Successe però di incontrare Bud “mentre andava verso il suo aereo“.
Perché “quell’aeroporto era fatto in modo tale che il percorso per i voli di linea fosse parallelo a quello di chi andava agli aerei privati“. Bud lo scovò e gli disse: “Non ti fidi eh? Ma guarda che sono bravissimo come pilota“. E poi abbracciò Jerry. Però: “Me l’ha menata per tutta la durata della realizzazione del film“.
Il primo volo inaspettato per il terrore della produzione sul set di “…più forte ragazzi!”
Carlo ha decollato la prima volta con un aereo proprio sul set del film del 1972. Scrutò i movimenti dello stuntman-pilota e dopo averlo visto all’opera diverse volte, effettuò di per sé la manovra senza preavviso. Rimasero tutti con il sangue gelato. Fu lo stesso Bud a raccontare come tutti, compreso il produttore, fossero piuttosto terrorizzati. Effettuò l’atterraggio “a quaglia“, ovvero balzando ripetutamente sulla pista fino, fortunatamente, a fermarsi. Da questa esperienza coltivò la passione per il volo. Dopo questa esperienza coltivò ulteriormente la passione ed ottenne il brevetto per pilotare anche gli aerei. In totale, nella sua vita, collezionò 1000 ore di volo in elicottero e il doppio in aereo.
Tra le passioni anche la musica, sebbene l’attore abbia sempre dichiarato di non essere in grado di suonare alcuno strumento musicale. Nel 1977 scrisse alcune canzoni per “Lo chiamavano Bulldozer” con i fratelli Guido e Maurizio De Angelis, ossia i celebri Oliver Onions.
Il cibo e la filosofia per Bud Spencer
Bud aveva una risaputa passione per il cibo: “Adoro mangiare e per questo non ho mai seguito una dieta, nonostante sia arrivato a pesare anche 156 kg“. Era anche appassionato di filosofia: “Mi sono sempre dilettato nella lettura dei filosofi: da Platone ad Aristotele, da Cartesio a Kant“. Nel suo terzo libro pubblicato, “Mangio ergo sum“, unisce i due temi e le due passioni: “Nel libro mi immagino costretto dal medico a stare a stecchetto per un paio di settimane, un vero calvario! La sera, mentre mi rigiro nel letto per colpa della fame, mi vengono a trovare i maggiori filosofi per un dialogo divertente, ma allo stesso tempo profondo. Il titolo è un chiaro riferimento a Cartesio, che ha rivoluzionato la storia del pensiero dicendo ‘cogito ergo sum’, ovvero ‘penso, dunque sono’. Ma io credo che sarebbe più corretto affermare: ‘Mangio, dunque sono’, perché non solo siamo quello che mangiamo, ma se non mangiamo non siamo e non pensiamo“.
L’attore era in grado di parlare ben sei lingue: italiano, inglese, spagnolo, francese, portoghese e tedesco. Carlo era tifoso del Napoli ma simpatizzante della Lazio.