Ce sto io… Poi ce sta De Niro, è la biografia ufficiale dedicata all’attore e caratterista romano Mario Brega, che ripercorre tutta la sua vita di uomo e di artista: dall’essere stato un giocatore di azzardo, ma anche una persona dal cuore grande, sempre pronto ad aiutare gli amici in difficoltà. Il libro, inoltre, contiene racconti e aneddoti inediti, narrati da attori, registi e amici tra cui l’intervista rilasciata da Carlo Verdone, nella quale racconta quando ha conosciuto Mario Brega. Quest’ultimo è noto per le sue interpretazioni sia drammatiche nei film di Sergio Leone nella trilogia del dollaro, sia nei ruoli comici nei film di Carlo Verdone.
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Un sacco bello – Intervista a Carlo Verdone
Estratto del libro “Ce sto io… poi ce sta De Niro”
“Ho conosciuto Mario Brega a casa di Sergio Leone, nel periodo in cui stavo lavorando al mio primo film, Un Sacco bello. Un giorno, mentre stavo a casa di Sergio, ho visto entrare nel salotto quest’uomo dalla corporatura robusta e molto alto, che portava delle pesanti casse piene di ogni ben di Dio e che, rivolgendosi a Leone, spiegava che si trattava di frutta, verdura, olio e altri regali mandatigli da alcuni suoi amici calabresi perché appassionati dei suoi film western”.
“A Se’, questo è olio bono! Te lo mannano l’amici mia calabresi…”, con quella sua voce dalla quale venni magicamente attratto. Rimasi in silenzio ad osservarlo e fu soprattutto la sua voce a colpirmi, perché quella voce, ascoltata per la prima volta, in quel momento, in quella stanza, abbinata a quella sua fisicità, mi fece pensare immediatamente che Mario Brega era perfetto nel ruolo del padre di Ruggero, il ragazzo hippie. Subito mi convinsi che quella era la persona giusta e lo dissi Sergio, scatenando in Brega una immediata contentezza. All’improvviso mi abbracciò quasi mi volesse stritolare! “Carlo, tu sei un grande”, mi disse, e finalmente ho trovato uno che m’ha capito! Basta co’ sti ruoli da cattivo…! Finalmente faccio ‘n padre!”
“In quel momento pensai al contrasto tra Ruggero e il padre, tra il parlare di uno e il parlare dell’altro, e tutto mi sembrò vincente, e sembrò vincente anche a Leone che se ne convinse come me. Con Mario Brega ci sono stati successivamente anche dei momenti di frizione, perché lui, dal carattere esuberante, pretendeva di stare sempre nei miei film, costringendomi, in alcune occasioni, a ricordargli che il regista ero io e che lui ci sarebbe stato se c’era bisogno del suo personaggio, altrimenti no. Quando gli parlai del personaggio del camionista, nel film Bianco Rosso e Verdone, lui si arrabbiò parecchio perché la parte non era lunga come quella del film precedente. Mario Brega era anche questo, un uomo da “prendere o lasciare” che non lasciava troppo spazio alla mediazione e tanto meno alla diplomazia. Quando scrissi la parte del film in cui il camionista deve fare la puntura alla sora Lella, pensai subito che lui sarebbe stato perfetto in quel ruolo e oggi possiamo dire che, grazie a quel film, Mario Brega è entrato a titolo definitivo nella commedia italiana come ottimo caratterista. E, soprattutto negli ultimi anni, Mario Brega è diventato un vero e proprio mito per molti appassionati di cinema e non solo. Il suo punto di forza era la sua spregiudicatezza nell’interpretare se stesso e io glielo lasciavo fare, operando solo qualche piccola correzione durante la fase di montaggio, soprattutto quando utilizzava dei modi di dire di una vecchia Roma oramai caduti in disuso e che il pubblico non avrebbe compreso. Ai tempi di Troppo forte avemmo altre discussioni. I motivi erano sempre gli stessi: si lamentava che le pose erano poche e addirittura, quando gli parlavano di me, lui rispondeva: “Chi? Verdone? Non lo conosco.”
“Aveva fatto la stessa cosa con Sergio Leone, accusandolo di avergli dato una parte piccola nel film C’era una volta in America e, da quel momento, iniziò a dire in giro che non conosceva né Verdone né Leone. Lui era così e io lo accettavo perché era il suo modo di essere, un uomo con il quale non era facile andare sempre d’accordo, uno che un giorno ti amava e il giorno dopo era scontroso fino a non presentarsi sul set. Oggi posso dire che Mario Brega ha avuto molto successo grazie ai miei film e di questo ne vado fiero e, allo stesso modo, quei miei film si ricordano per la sua presenza e le sue battute. Posso dire di avergli voluto molto bene e di essergli ancora riconoscente. Di lui ricorderò sempre gli aneddoti che raccontava in cui prendeva sempre a botte qualcuno. Storie che non sapevi mai, alla fine, quanto fossero vere. Per me quei racconti erano come oro, perché mi offrivano degli spunti preziosi per qualcosa che poi avrei inserito nei miei film e nei miei spettacoli teatrali, come nel caso di rimanga fra noi, portato in scena al teatro Eliseo. Inserii in quello spettacolo teatrale alcuni racconti che Mario mi aveva fatto in precedenza e uno di quelli è diventato un cult nel film Borotalco: quando nella salumeria racconta al promesso genero Sergio Benvenuti di aver riempito di botte un ragazzo che si era rivolto alla figlia in modo scostumato e che finiva con “Arzate! A cornuto arzate!”.
Mario Brega menava tutti, addirittura prese a botte Gian Maria Volonté perché, durante una pausa sul set, dopo una partita di poker, non voleva pagare un debito di gioco. Negli ultimi tempi, a causa della malattia, si era ritirato dalla scena e sebbene non ci vedessimo da tempo, lo andai a trovare in ospedale, dove lo trovai anche lì a recitare il suo personaggio, intrattenendo i degenti con i suoi racconti di risse e cazzotti. Era un personaggio, anche in quel momento in cui la malattia lo aveva fiaccato, un personaggio di una vecchia Roma di cui ormai è rimasto solo il ricordo. Purtroppo. Con la malattia era molto cambiato, si era calmato e si era avvicinato alla religione, trascorrendo i suoi ultimi pomeriggi a parlare con un prete di una parrocchia della zona dove viveva. Un Mario Brega consapevole del fatto che la sua vita si stava spegnendo e che, forse, iniziava ad affrontare il tema della morte, distaccandosi da quello che era stato il mondo che aveva frequentato per tutta la vita, con quella sua esuberanza che lo aveva sempre contraddistinto. Nessuno saprà mai quali sono stati i suoi ultimi pensieri di quelle sue ultime giornate di vita”.
L’autore: Enzo Cardarelli è nato a Monterotondo nel 1975. Nella vita fa il poliziotto come Nico Giraldi. Ha pubblicato per questa casa editrice e poi cominciatti a fa’ l’attore (2012) unica biografia di Bombolo autorizzata dalla famiglia Lechner. La prefazione del libro di Mario Brega è stata curata da Marco Giusti con l’appendice di Alberto Castellano e la postfazione di Carlo Verdone.