Il rispetto, la gentilezza, la galanteria: semplicemente Bud Spencer e Terence Hill. Mai una lite tra i due né “gelosie” o “invidie“, come ha detto qualche mese fa Giuseppe Pedersoli, figlio del compianto Bud. Dunque un legame disciplinato e pulito sia nel privato che soprattutto nel lavoro. E non si tratta di un risultato scontato alla luce delle diversità tra i due. Lo stesso Terence ne parlò in una puntata di Domenica In del 1983.
“A me piace la montagna e a lui piace il mare. A lui piacciono gli aerei e a me le motociclette. Lui preferisce la carne, io il pesce. A lui piace molto la compagnia, a me un po’ meno. Lui ha molta inventiva, io volontà. Lui parla ad alta voce io a bassa voce. A lui piace suonare la chitarra, io non so suonarla. A lui piacciono le patate e a me le cipolle. Io sono religioso e lui è superstizioso – Bud lo interrompe ricordandogli di essere napoletano – Lui è bravo a improvvisare e io a preparare. A lui piace la verdura scotta e condita, a me piace poco cotta e scondita. A lui piacciono le mele verdi e a me le gialle. A lui piace il nuoto, a me lo sci. Lui è laziale e io sono romanista“.
Bud Spencer si è sempre ritenuto al massimo “un personaggio” e non un attore. Come ha ricordato anche suo figlio Giuseppe, la parte “più importante” della sua vita era rappresentata dai “ricordi sportivi“. Il cinema “lo ha vissuto come un regalo del destino“. Diceva sempre che per lui i grandi attori erano “Gassman, Sordi, Tognazzi, Manfredi“. Carlo Pedersoli non ha mai studiato recitazione, “si trovò a 37 anni casualmente sul set di ‘Dio perdona…io no!‘“. Il resto è storia.
Bud Spencer e Terence Hill alla premiazione dei David di Donatello nel 2010
Vedi anche: Io sto con gli ippopotami: il pugno di Bud Spencer che fece svenire l’ex pugile Joe Bugner
Il 7 maggio del 2010 è avvenuta la cerimonia di premiazione della 55esima edizione dei David di Donatello all’Auditorium Conciliazione a Roma. “Due attori che hanno divertito generazioni e generazioni di spettatori” fu l’introduzione di Tullio Solenghi per Bud Spencer e Terence Hill che ricevettero l’ovazione del pubblico presente al loro ingresso sul palco, alzatosi in piedi per applaudire l’iconica coppia di attori che ha fatto la storia del cinema. Un momento emozionante in cui Terence trattenne a fatica la commozione e Bud, durante gli applausi, gli poggiò un braccio sulla spalla.
“Tra i cento film che hanno incassato di più nella storia del cinema, dieci sono vostri. La vostra curiosità, il modo in cui avete divertito il pubblico, è sempre stata aliena da qualsiasi forma di volgarità. Ci vorrebbe un David anche per questo. La vostra candidatura, e il premio, ha un autore, un ispiratore importante che è Ermanno Olmi“. Solenghi quindi colse l’occasione per interpellare il maestro chiedendogli cosa c’entrasse con “loro due“. “Diciamo che è capitato per caso. Un caso molto bello – rispose Ermanno Olmi – Cercavo il protagonista di ‘Cantando dietro i paraventi‘ – film da lui diretto, uscito nel 2003 – Non riuscivo a trovare questo interprete e poi per caso mi dissero: ‘Hai pensato a Bud Spencer?’. E lì la folgorazione. Ho un debito in sospeso con questi due giovanotti e ti prego di fare da messaggero postale“.
La meravigliosa lettera di Ermanno Olmi dedicata alla coppia
Olmi consegnò una lettera a Solenghi. “Cari Bud Spencer e Terence Hill, è da un bel po’ di tempo che ho in mente di scrivervi una lettera di scuse – così l’inizio della lettera, letta da Solenghi – Quando ero giovanotto tanti anni fa mi volevo convincere che il cinema doveva essere soprattutto quello che già allora veniva classificato con asterischi e pallini. Distinguendo tra cinema di qualità, una sciocca definizione, e l’altro cinema, cosiddetto di consumo, che mi pare stupidamente presuntuoso”.
“Adesso – proseguì Tullio Solenghi nel leggere la lettera che il maestro Olmi aveva consegnato a Bud e Terence – giunto a quell’età dove si può sostare quietamente sulla sponda del buon senso, mi sono fatto l’idea che a salvare il mondo non sarà soltanto la cultura, e neppure la bellezza che pure è una piacevolissima opportunità, ma che potremo davvero scampare al declino della civiltà se sapremo praticare la strada maestra della gioia“. Tradotto: “Gioia come condivisione di sentimenti di pace, poiché una bella raffinata e onesta risata è anch’essa a pieno titolo opera d’arte che fa bene allo spirito e alla cultura e anche alla salute“.
Quindi la chiosa: “Sono felice di vedere assegnare il David di Donatello 2010 alla carriera a Bud Spencer e Terence Hill, magnifici attori e amabilissimi galantuomini, indimenticabili eroi di tante fantastiche avventure, di giocosa ironia e sano divertimento. Resteranno sempre nel nostro affetto e nella storia di un cinema di qualità senza asterischi. Ermanno Olmi“. Dopo l’applauso dei presenti arrivò quindi il momento della consegna del David.
La premiazione e le parole dei due attori
Terence prese parola: “Ermanno ci ha sponsorizzato, quindi siamo doppiamente onorati. Volevo dire una cosa personale a Ermanno – rivolgendosi con sguardo diretto verso il regista, seduto in prima fila – Vale più un caffè con un amico che centomila libri. Questa è una frase che da quando lui la disse, anche personalmente nel film, mi ha sempre accompagnato. Perché dovremmo tutti quanti dire, nei momenti di stress, o quando qualcosa non va: ‘Vale più un caffè con un amico che…’ e ognuno può metterci quello che vuole“. Poi, rivolgendosi ancora in maniera esclusiva a Ermanno Olmi, disse: “Oggi la giornata stava andando storta caro Ermanno. A un certo punto mi hanno rubato il portafoglio con tante cose care dentro. E mi sono detto: ‘Vale più un caffè con un amico che un portafoglio rubato’, anche se ci tenevo tanto“.
Solenghi, interpellando, Bud: “Non te l’ha detta sta cosa“, riferendosi al portafoglio. Terence riprese parola: “Mi è successo adesso, fra il presidente della Repubblica e Ermanno Olmi“. Ancora Solenghi, scherzando: “Non credo che il presidente…”.
Poi fu il turno di Bud: “Io mi devo presentare: io sono Bud Spencer, in arte Carlo Pedersoli. Io sono diventato attore da pochissimo tempo grazie a quel meraviglioso signore – Ermanno Olmi – Con lui ho cominciato ad essere attore. Dopo 110 film che abbiamo fatto, anche con lui – rivolgendosi a Terence Hill – ne abbiamo fatto sedici. Ma lui è un attore io sono un personaggio“. Solenghi chiese: “Ti voleva anche Fellini per fare il Satyricon“. Risposta di Bud: “Sì ma dovevo stare nudo…non era cosa. Quindi a parte gli scherzi, tutto questo che succede ora mi commuove in maniera incredibile. Il fatto di essere arrivati all’Oscar italiano con lui – rivolgendosi a Terence – che siamo l’unica coppia al mondo che non ha mai litigato“.
Bud Spencer e Terence Hill: come si sono conosciuti, i migliori film, tutti i film in ordine cronologico, la scena dei fagioli
I due si conobbero grazie a Giuseppe Colizzi, come aveva ricordato Bud in un’intervista a Fanpage. E, come tutte le cose meravigliose, è nato tutto per caso. Infatti il regista si avvicinò a Carlo per parlare e “doveva venire un signore che non era Terence Hill“. Si trattava di una persona che “aveva litigato con la moglie la notte prima di iniziare a lavorare. E si era rotto un piede“. Quindi Colizzi si precipitò a Roma per trovare un sostituto. “E ha trovato Mario Girotti. Era già attore, aveva già fatto dei film. Io non avevo mai fatto nulla“. Tutto nacque così: “Ci siamo uniti e questa cosa è stata il miracolo dell’unione di questi due personaggi“.
“Non abbiamo mai litigato“, disse nell’intervista, aspetto che ha sempre ricordato. “Con Enzo Barboni abbiamo creato il western comico. Ci hanno copiato sempre tutto dopo, ma noi siamo stati i primi. Bisognava far ridere e far divertire la gente“.
Bud e Terence hanno girato insieme ben 16 film. In ordine cronologico:
“Dio perdona… io no!“, del 1967, per la regia di Giuseppe Colizzi;
“I quattro dell’Ave Maria“, 1968, stessa regia;
“La collina degli stivali“, dell’anno seguente, ancora con Colizzi;
“Lo chiamavano Trinità…“, del 1970, regia di E.B. Clucher, pseudonimo di Enzo Barboni;
“…continuavano a chiamarlo Trinità“, dell’anno dopo, stessa regia;
“…più forte ragazzi!“, del 1972, sempre con Colizzi;
“…altrimenti ci arrabbiamo!“, del 1974, di Marcello Fondato;
“Porgi l’altra guancia“, uscito nello stesso anno per la regia di Franco Rossi;
“I due superpiedi quasi piatti“, del 1977, regia di E.B. Clucher;
“Pari e dispari“, del 1978, regia di Sergio Corbucci;
“Io sto con gli ippopotami“, del 1979, per la regia di Italo Zingarelli;
“Chi trova un amico trova un tesoro“, del 1981, regista Sergio Corbucci;
“Nati con la camicia“, del 1983, regia di E.B. Clucher;
“Non c’è due senza quattro“, dell’anno dopo, stessa regia;
“Miami Supercops (I poliziotti dell’8ª strada)“, del 1985, regia di Bruno Corbucci;
“Botte di Natale“, del 1994, per la regia di Terence Hill.
I fagioli
Tornato recentemente a Campo Imperatore per la proiezione del film “Lo chiamavano Trinità…“, Terence Hill ha colto l’occasione per approfondire l’aneddoto dei fagioli. “Li mangia in quantità perché erano preparati come dicevo io“. Ovvero “niente pancetta, altrimenti non ce l’avrei fatta“. Ma “tanto peperoncino perché ti invoglia a continuare a mangiare“.
La scena venne girata dopo un digiuno dell’attore di ben 36 ore circa. Alcune voci hanno che l’attore avrebbe digiunato addirittura per 48 ore, c’è chi dice anche che siano state “solo” 24. Fatto sta che Mario Girotti arrivò così affamato per girare la scena che finì la pentolata in un batter d’occhio. Data la spontaneità delle immagini, il regista scelse di non apportare i tagli e inserire integralmente l’intera mangiata senza girare una nuova sequenza.