Carlo Verdone e il padre Mario nello stesso aneddoto, raccontato dall’attore durante una puntata del Maurizio Costanzo Show di quasi venticinque anni fa. Ormai non è una novità, lo sappiamo bene che come narratore il buon Carlo ha poco da invidiare a chiunque. E poi di aneddoti, lui, ne ha tantissimi e non tutti datati, anzi. Come da lui stesso rivelato, ve ne sarebbero in quantità anche nella realtà contemporanea. In una intervista, in merito alla serie tv targata Amazon, Vita da Carlo, ha detto che se avesse una telecamera puntata addosso tutto il giorno, saremmo preda di risate a crepapelle per almeno quattro o cinque volte durante l’arco delle ventiquattro ore. Tuttavia, oggi torneremo su un inedito raccontato dall’attore nel 1999, ospite al Maurizio Costanzo Show. Carlo raccontò un aneddoto di gioventù che coinvolse lui e suo padre, Mario Verdone.
Carlo Verdone in Iran con il papà Mario, il racconto dell’attore al Maurizio Costanzo Show
Mario Oreste Verdone, il padre di Carlo, è stato un critico cinematografico, saggista e accademico italiano. All’epoca, nel racconto allo show di Maurizio Costanzo, era ancora vivo. “Mio padre ha avuto un grande merito, gli devo tutto“, esordiva Verdone nel racconto con lo studio pieno e alla presenza di tanti ospiti, tra i quali spiccava Andrea Roncato, posto proprio dietro Carlo nell’inquadratura. Continuando a rivolgersi al pubblico presente, ai telespettatori e al conduttore, Maurizio Costanzo, Verdone introduceva il genitore. “Mi ha fatto conoscere il mondo“. “Quando aveva una conferenza all’estero mi portava con lui“.
Così, “una volta lo accompagnai a Teheran, in Iran, nel 1970“. Dunque un’altra premessa, spendendo due parole sul regime “abbastanza dittatoriale” iraniano e sulle contestazioni di quel Paese in merito all'”occidentalizzazione” che l’etica musulmana non apprezzava. “C’era ancora lo Shah, c’era ancora Farah Diba“.

Dunque “partimmo in occasione di un Festival delle arti“. Carlo era solito accompagnare il padre, spesso invitato a questi eventi in quanto facente parte “della delegazione italiana“. Tutto era “meraviglioso” perché ogni città, “Shiraz, Teheran, Isfahan“, presentava “uno spettacolo di un Paese” specifico.
Quel pomeriggio in cui erano presenti Carlo Verdone e il padre Mario, c’era lo spettacolo iraniano “dedicato a Teheran“, in una sala da tè. L’ingresso nella stessa avveniva accedendo “da un cortile” che poi apriva ad un “anfiteatro dove vi erano i posti a sedere“. E dinanzi, c’erano gli attori, dunque frapposti nel mezzo, tra l’ingresso e i posti a sedere. Perciò: “Una volta entrato non potevi più uscire“.
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In tutto ciò, Carlo e Mario erano seduti “nella stessa fila dell’imperatrice Farah Diba, con tutti i notabili ecc…“. Da qui la premessa chiave, dove l’aneddoto prende vita. C’è uno sbalzo temporale nel racconto dell’attore romano. Prima di partire per l’Iran “ci dissero di non bere acqua, solo quella minerale” e specialmente di nutrirsi con “verdure cotte“. Dunque un altro sbalzo temporale nel racconto: la sera in hotel. “Una sete del demonio, andammo a bere l’acqua del thermos perché non c’era l’acqua nel frigo. Sai quelle cose a 38 gradi con aria condizionata che funziona e non funziona…“.
“Papà, io me sento male: che faccio?”
Carlo Verdone e il padre Mario: l’aneddoto di quella folle volta in Iran. Il racconto di Carlo torna allo spettacolo nella sala da tè che prevedeva una “durata di tre ore” diviso in due tempi. “Una specie di ritrattino popolare basato su una famiglia iraniana“. Era un qualcosa tipo “Il sindaco del Rione Sanità ma in italiano“. Tuttavia, “noi avevamo la traduzione in francese, una fatica per comprendere…“.
Le premesse non erano ottime: “Mezz’ora di attesa” per l’arrivo dell’imperatrice, ma poco male. “Inizia lo spettacolo e dopo un’ora e un quarto, prima della fine del primo tempo, inizio a sentire dolori addominali“. Erano “una cosa dell’altro mondo“. Per l’attore la diagnosi è ovvia: “Attacco di enterocolite di quelle tremende. Sudavo freddo“.

“Dico: papà, io me sento male che devo fare“. Di tutta risposta, il padre tuonò: “Ma che sei scemo, non puoi andare, c’è lo spettacolo!“. Carlo avrebbe dovuto passare in mezzo alla scena per accedere alla toilette. Il giovane era dolorante ma arrivò a resistere “stoicamente fino alla fine del primo tempo“. La fine del primo tempo arrivò: “Ma io ci arrivai a livelli proprio che non vi dico…“.
Dunque, dopo un’ora e tre quarti, finalmente ci si poteva muovere, ma, data la durata lunghissima della prima parte, si formò “una fila di 80 persone“: c’era “un unico bagno!“. Inevitabili le risate del pubblico, di Costanzo e degli ospiti durante il racconto. “Erano di quei cessi alla turca, con sala d’attesa molto caratteristica“.
Mentre giungevano altre venti persone per mettersi in fila, suonava la campanella “e i militari ci dissero di tornare al nostro posto“. La disperazione! Nonostante Carlo, mantenendo i tipici modi civili, provasse a ribellarsi alla decisione spiegando in qualche modo di stare male, essi erano irremovibili. Anzi, come li ha definiti l’attore durante il racconto “erano nazistissimi“. Dunque la presa di consapevolezza: “Dico: ‘Nooo‘”, e giù di risate dei presenti, di nuovo.
Carlo venne “spinto proprio dentro“. E via…Si parte col secondo tempo: “Inizio a pregare tutti i santi del cielo“. Ad un certo punto “sbianco!”. “E dico: papà, non ce la faccio più“. Improvvisamente si alzò alla presenza di tutti i militari che circondavano tutta la zona, “perché c’era già tensione all’epoca“. Decise così di appropinquarsi verso la toilette attraversando la scena: “C’era questo padre che si arrabbiava col figlio per dei motivi…la madre piangeva…”. Insomma, tutto molto serio e drammatico.

“I soldati mi vennero dietro, mi fermai e urlai: ‘Alt, la toilette, me sento male!”
Carlo e il padre Mario Verdone in Iran: “Un brutto attacco di enterocolite”. Nel descrivere il modo con il quale camminò per attraversare la scena, Carlo spiegava: “Camminavo come le donne che entrano in Chiesa per non far sentire i tacchi“, imitandone la mimica del passo mentre girava sul palco del Maurizio Costanzo Show. Inutile ribadire che il tutto avveniva tra le risate che, con l’avanzare del racconto, erano sempre più frequenti. Comprese quelle di Maurizio Costanzo.
Nell’interrompere lo spettacolo, Carlo osservò la faccia “d’odio” degli attori che improvvisamente “perdevano la tensione” sul volto, trasformando l’espressione in rabbia e choc. Lo guardavano come per dire: “Ma che stai facendo…!“. Sperare di passare inosservato grazie a quella camminata era impossibile.
“I soldati mi vengono dietro e a quel punto alzo le mani e dico: ‘La toilette, me sento male‘”. Dopo essersi “liberato” gli chiesero “documenti, passaporto ecc...”. “Ma ero felice di essere vicino alla toilette“. Il tutto avveniva mentre lo spettacolo restava in pausa, nell’imbarazzo generale. “Una figura pessima” dinanzi all’imperatrice che “sopportò tre minuti di interruzione“. Tutti si consultavano: “Ma mica uno spettatore può interrompere tutto così…”.
Ma non finisce qui! Il racconto, anzi, prosegue con uno stacco temporale perché “alla fine siamo ripartiti e siamo andati a Shiraz“. “La Germania dava il suo spettacolo in un minareto alla presenza ancora di Farah Diba“. Risate, inevitabili. Nonostante il precedente e i collegamenti facili e non felici dopo l’esperienza avvenuta nella capitare dell’Iran, Carlo finalmente sembrava stare bene ed era “guarito“.
Inizia il nuovo spettacolo, e Mario, il padre di Carlo Verdone, lamenta dolori: “Ohi, ohi, ohi”
Tuttavia l’accostamento al precedente spettacolo era d’obbligo. Lo scenario, d’altronde, si presentava pressoché identico: “Una volta dentro non potevi più uscire“. Tuttavia, “io avevo l’antibiotico e stavo meglio“. All’arrivo dell’imperatrice, dunque “tutti in piedi, e inizia lo spettacolo“. Ci si chiede cos’altro si possa raccontare dopo quanto già detto, eppure l’aneddoto non è assolutamente terminato.

“Inizia lo spettacolo e papà fa: ‘Ohi, ohi, ohi’. Lo guardo e dico: ‘Che c’è?‘”. In tutto ciò, “l’imperatrice era cinque posti vicino perché noi avevamo il vestito blue, il pass, la bandiera dell’Italia ecc…“. La prima cosa che veniva in mente al preoccupato Carlo era “un infarto”. “Non mi veniva in testa l’ennesimo attacco di enterocolite“. Improvvisamente: “Bum, mio padre cade a terra“.
Nel racconto Verdone ricordava sorridendo che il signor Mario “aveva la canottiera“. “Mentre tutti erano eleganti, papà era con la canotta“. Quindi l’apice delle risate: “Mi carico papà sulle spalle e attraverso di nuovo la scena, stavolta con questo peso enorme“. Anche Maurizio Costanzo non riesce a trattenersi e fa presente: “Tutti hanno visto che a interrompere fossi ancora tu“.

Una volta tornati in albergo, “un medico ci ha detto che avevamo una forma di colera” perché nel frattempo “anche io ripresi a stare male“. Il dottore gli disse di andare via dall’Iran: “Ci liquidò come degli appestati. Ai tempi era abbastanza endemica la cosa, sai all’epoca a Napoli c’era il vibrione…”.
Il giorno dopo, Carlo e il papà furono imbarcati da alcuni medici e posti in fondo all’aereo, vicino alla toilette. “Non ti dico quel viaggio che tragedia…”. Rientrati a Roma, “fummo ricoverati al Santo Spirito con diagnosi di colera, ma ci siamo fatti un sacco di risate“. E ce ne avete fatte fare tante anche a noi!
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