Il volto sempre concentrato, quell’assenza studiata, da conquistatore, e quegli occhi che non si possono dimenticare: è l’immagine cinematografica che Giancarlo Giannini, 80 anni oggi, ha voluto imprimere di sé nel pubblico di tutto il mondo. 177 ruoli all’attivo, tra cinema e televisione, dei quali uno in arrivo, uno che lo vede sul set proprio ora (Book Club 2, con Jane Fonda e Andy Garcia) e due in pre-produzione; Giannini è uno degli attori di cui possiamo andare più orgogliosi, portabandiera di quella recitazione tutta italiana di altissima qualità, che attori come Vittorio Gassman e pochi altri hanno contribuito a diffondere nel mondo.
Attore sin da giovanissimo, dopo l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma – la più prestigiosa – ha esordito in teatro a soli 18 anni, cimentandosi ben presto con Shakespeare e altre importantissime parti. L’incontro con Zeffirelli lo porta sui palcoscenici londinesi e il preparatissimo pubblico british resta affascinato dalla sua intensità. Al cinema esordisce a 23 anni, nel film Libido e, come alcuni facevano in quel periodo per darsi un’aria internazionale, usa il suo nome americanofilo: John Charlie Johns.
È in quel periodo che avviene l’incontro fatale: nel 1966 Lina Wertmüller sta cercando qualcuno da affiancare alla spumeggiante Rita Pavone, allora stella slanciatissima della TV e del cinema popolare, per il film Rita la zanzara. Giancarlo ottiene la parte. I due ancora non sanno che diventeranno lui la musa lei la grande regista ispirata e che costruiranno insieme dei pilastri portanti del cinema nostrano. I tempi non sono ancora maturi e Giannini, che sa anche cantare a ballare, si fa conoscere per altri musicarelli, fino a quando nel 1970 arriva un certo Ettore Scola, che ha in mente per lui il ruolo che rappresenta il sottoproletariato industriale di quegli anni. Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca) è il film in cui nasce quel personaggio tipico che Giannini interpreterà anche in altre pellicole, che lo impone all’attenzione del grande pubblico e anche della critica, che non lascia più alcuna ombra di dubbio: è lui il nuovo grande volto del cinema italiano.
La carriera stellare di Giancarlo Giannini
Se pensassimo di ricostruire la carriera di Giancarlo Giannini, sarebbe impossibile. Basti ricordare che ha vinto sei David di Donatello, sei Nastri d’Argento, cinque Globi d’Oro e che, se fossimo negli Stati Uniti, probabilmente sarebbe celebrato ogni giorno come la fulgida stella che è. Ottenne una nomination all’Oscar come Miglior Attore, naturalmente con Lina Wertmüller, per il suo Pasqualino Settebellezze, nel 1975, e ha una stella a Toronto, sulla Italian Walk of Fame.
Ha lavorato con i più grandi: Valerio Zurlini, Luchino Visconti, Sergio Corbucci, Mario Monicelli, Alberto Lattuada, Nanni Loy, Dino Risi, Carlo Lizzani, Tinto Brass… Un elenco lunghissimo, costellato di successi. All’estero è stato l’agente segreto René Mathis nella saga di James Bond, Ha lavorato con Francis Ford Coppola, Tony Scott, Ridley Scott, Marc Foster e ha sostenuto un ruolo poderoso e coriaceo ne Il profumo del mostro selvatico di Alfonso Arau, accanto a Keanu Reeves, eclissandolo nelle scene di lite.
Giancarlo Giannini è anche doppiatore: è la voce italiana di Al Pacino nella maggior parte dei suoi ruoli e sono indimenticabili – per alcuni persino meglio dell’originale – le sue battute in Shining e nel Batman burtoniano, quando presta la sua voce graffiata a Jack Nicholson. Iniziò già da Leonard Whiting: del resto Zeffirelli gli aveva fatto interpretare quello stesso Romeo in teatro, per poi proseguire con grandissime parti che oggi, nel Bel Paese, ricordiamo anche grazie alla sua reinterpretazione vocale. Il Joker è lui, non ci sono dubbi: ha doppiato Nicholson, ma anche Heat Ledger e Joaquim Phoenix per lo stesso ruolo. Difficile per noi italiani immaginare il Joker con una voce diversa.
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Giancarlo Giannini: ieri, oggi e domani
In una intervista al Corriere della Sera, qualche giorno fa, ha dichiarato che non avrebbe festeggiato i suoi 80 anni. “Penso al futuro, a quello che posso ancora fare. Ho una mia filosofia del tempo, è il divenire che mi interessa, quello che accadrà finché potrò muovermi, agire, pensare, inventare. Poi si vedrà”.
Lui che perse un figlio che aveva solo vent’anni e non l’ha mai superata, che all’altro figlio, Adriano, disse che doveva accettare il suolo del remake in Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto (diciamocelo: Gennarino Carunchio è un personaggio indelebile, un simbolo della lotta sociale e un sex symbol internazionale) perché non gli sarebbe mai più capitato di schiaffeggiare Madonna, che passa il suo tempo a fare invenzioni (ha collezionato brevetti, il più famoso è la giacca indossata da Robin Williams in Toys di Barry Levinson) e a leggere sceneggiature, non ha alcuna intenzione di fermarsi. Del resto, l’età è solo un numero.