Vittorio Cecchi Gori compie 80 anni oggi, 27 aprile. I suoi “primi 80 anni” come ha scherzato in occasione dell’intervista rilasciata al Corriere, “parafrasando una pellicola” che ha prodotto. Una vita “da film” come disse lui stesso. Improvvisamente però questo film è “diventato brutto“, corresse più in là.

Figlio del noto Mario, uno dei più grandi imprenditori cinematografici. Un padre importante, sulla quale ombra ha vissuto e lavorato sino alla sua morte. Senza però sfigurare, né prima e né soprattutto dopo. E per “prima” s’intende il periodo in cui il suo nome ancora non figurava nella società di famiglia.

Nacque dunque il 27 aprile, era il 1942, a Firenze, e completò gli studi universitari poi a Roma laureandosi in scienze politiche. Già a 14 anni collaborava con il padre in funzione di assistente. In quegli anni Vittorio si godeva la dolce vita romana e iniziava anche una bella carrellata di relazioni sentimentali con attrici e soubrette che gli fecero già attribuire la nomea di “playboy“.

Vittorio Cecchi Gori e il suo stato di salute: la malattia e il ricovero

Vittorio è stato ricoverato a gennaio per “colpa” di un cuore che fa i “capricci“, come ha detto al Corriere. “Ora ho il fiato corto” ma lo spirito c’è, può fare “tutto, ma da seduto“. Circostanza che gli ha permesso di essere ai domiciliari, tuttavia non è felice per questo. Si tratta di un’agevolazione che “era meglio non averla” in quanto “dipende dalle mie condizioni di salute“.

Un paio di mesi fa è stato ricoverato per problemi respiratori che non erano legati al Covid-19 come ha detto lui stesso di recente. Già nel 2017 passò in ospedale oltre 2 mesi a causa di un’ischemia cerebrale. La malattia debilitò il produttore, sebbene “questo malore ha fatto sì che ci riunissimo” ha detto l’ex moglie Rita Rusic.

Vittorio Cecchi Gori: i guai giudiziari, le condanne e gli arresti

Inevitabile l’aggancio immediato a una carriera tra cinema, televisione e calcio di grande successo, frantumata dai guai giudiziari. “Avevo un ruolo in 48 società” dice, “qualcosa mi è sfuggito, ma non mi sono accorto di aver fatto niente di male, quel che è successo non lo so dire tuttora“. Poi un appello “spero solo che il presidente Sergio Mattarella, così equanime e sereno, mi conceda l’onore della grazia“.

Nel 2001 iniziò il declino di Vittorio quando il 7 giugno Rita Rusic presentò al Tribunale di Los Angeles, appellandosi a un accordo prematrimoniale, la richiesta di ottenere metà dell’intero patrimonio dell’ormai ex marito. Al tempo stimato a 4,5 miliardi di vecchie lire. Il mese dopo ricevette un avviso di garanzia per concorso in riciclaggio e scoppiò uno scandalo

Il 5 luglio venne svegliato dalle forze dell’ordine della polizia mentre dormiva con la compagna di allora, Valeria Marini, alle 8 del mattino. Durante la perquisizione della sua residenza romana, lo storico Palazzo Borghese, i militari scoprirono un nascondiglio nella stanza da letto, situato dietro un grande specchio e trovarono anche la cocaina nella cassaforte (che Vittorio tentò di spacciare per zafferano).

Quando trovarono la cocaina nella casa di Vittorio Cecchi Gori e lui si difese dicendo “è zafferano

Gli viene fatto notare della sua affermazione quando gli trovarono la “polvere” in casa, ne nacquero gag e battute. “Chi lo sa?” dice, “certo non pensavo che sarei rimasto nella storia per la battuta sullo zafferano“. Fu così che giustificò l’accaduto: disse si trattasse proprio di zafferano.

Vittorio venne arrestato il 3 giugno del 2008 per bancarotta fraudolenta della “Safin“. Il 25 luglio del 2011 venne arrestato ancora per bancarotta fraudolenta. Il primo febbraio del 2013, condannato a sei anni di reclusione con la confisca del capitale sociale delle società “Fin.Ma.Vi. Cecchi Gori Cinema e Spettacolo” e “New Fair Film“, Vittorio si vide confermato il sequestro delle quote delle società “Adriano Entertainment” e “Vip 1997“.

Il 7 ottobre dello stesso anno venne condannato a sette anni di reclusione nell’ambito del processo per il crac di Fin.Ma.Vi. Il 27 febbraio del 2020 la Cassazione confermò la condanna a 5 anni e mezzo di reclusione per il fallimento da 24 milioni di euro in merito alla società Fin.Ma.Vi.

Venne arrestato il 9 ottobre per reati finanziari e ancora bancarotta fraudolenta con una pena di 8 anni, 5 mesi e 26 giorni di reclusione. L’incombenza del Covid-19 fece propendere il giudice di Sorveglianza agli arresti domiciliari date le già precarie condizioni di salute del produttore.

L’ultimo arresto del 2020 aveva destato preoccupazione tra i colleghi ma anche tra i fans dell’imprenditore. L’ex moglie Rita Rusic disse a Domenica Livenon è autosufficiente, non può scontare la pena in cella“. Christian De Sica commentò ad Adnkronos portare in carcere un povero vecchio malato è un po’ una follia“. Si unirono al coro Marco Risi, Giuliano Ferrara, Lino Banfi etc.

Vittorio Cecchi Gori oggi

Oggi Vittorio è costretto a passare molto tempo seduto, pur senza privarsi di nulla. Convive con una bombola d’ossigeno ma solo per l’occorrenza ed è più una questione di sicurezza come ammette lui stesso al Corriere. Gli ultimi lavori sul set risalgono al 2015, con “Silence” di Martin Scorsese con il quale “ho coprodotto anche The Irishman, con Robert De Niro e Al Pacino“, tuttavia “non sono potuto andare, stavo male“.

Le produzioni d’oltreoceano non si sono fermate “perché lì le mie società non sono state coinvolte dal fallimento“. Anzi sono gli americani stessi che lo “sollecitano a fare altro“. Lui con la testa produce sempre “tutto quello che vedo, nella mia testa, diventa un film“. Ha già pronta la sceneggiatura “del remake del Sorpasso, col figlio di Dino Risi, Marco, e magari con Alessandro Gassman“.

C’è voglia di un nuovo film “vorrei ancora farlo“. Stando a contatto con “gli altri giurati” sa che “i remake vanno di moda“. Lui è “nella giuria degli Oscar“. Poi il pensiero verso Verdone, Risi, Benigni, Pieraccioni e Tornatore ai quali “voglio bene e credo che loro ne vogliano a me“. Tutti loro hanno partecipato al docufilm del 2019 “Cecchi Gori – Una famiglia italiana“.

Gli inizi e le prime intuizioni

Vittorio e Mario Cecchi Gori

Molte idee brillanti come “…altrimenti ci arrabbiamo!” o “Brancaleone alle crociate” erano sue, quando collaborava sul set per i lavori del papà. In particolar modo quella del film di Bud Spencer e Terence Hill, papà Mario “non l’aveva capito” che quel film fosse un capolavoro e che gli spaghetti western diedero una forte identità alla coppia comica “tutti dicevano che senza gli spaghetti western non li avrebbe visti nessuno“.

Mario era un papà che non faceva “mai un complimento“. Quando gli facevano presente quanto fosse bravo il figlio lui rispondeva “che, siete matti?” se glielo avesse detto avrebbe rischiato di non controllarlo più (“dopo non lo controllo più!“). L’ultimo film di Federico Fellinivolli farlo io, ci tenevo a fare esperienza coi grandi“. Quindi “resta famosa la battuta di Fellini a mio padre: tu ti sei sempre salvato, ci voleva tuo figlio per farmi fare un film con la Cecchi Gori“.

Il merito dell’introduzione nella società di famiglia per Vittorio è di “Sergio Corbucci e Monica Vitti” grazie a “Non ti conosco più amore” del 1980. Con la compianta Vitti “siamo stati amici, quanti film insieme…”. Vittorio Cecchi Gori ha fatto “anche 90” film “all’anno” fra quelli “prodotti e distribuiti“.

La filmografia

Dopo la morte di papà Mario, Vittorio assunse la presidenza della Cecchi Gori Group e contribuì a rendere memorabile la cinematografia degli anni Novanta. Furono molti i titoli con grandi incassi da “Il bisbetico domato” a “Mia moglie è una strega” poi “Il tenente dei carabinieri” e ancora “Io e mia sorella” sul quale film vorrebbe fare un remake.

Ma poi ancora “Johnny Stecchino“, “Il piccolo diavolo” etc. E lo fece da solo, dal momento che papà non c’era più. Portò alta la bandiera di famiglia. Arrivando poi ai successi dei film sopra citati e che gli hanno dato gli Oscar.

I premi Oscar e il legame con Roberto Benigni e Massimo Troisi

Vinse un Oscar sia con “Il postino” di Massimo Troisi, premio alla migliore colonna sonora, che con “La vita è bella” di Roberto Benigni, dove ne vinse ben tre: premio alla migliore colonna sonora, miglior film straniero e miglior attore protagonista. “Benigni e Massimo Troisi erano meravigliosi, si volevano bene“. Il loro intento era di “sfondare in America” e “li misi insieme“.

Il film era l’immortale “Non ci resta che piangere“. “Con Roberto riuscimmo” a farlo conoscere oltreoceano e “con Massimo pure, ma lui non fece in tempo a vederlo“. Ricordando l’attore dice “aveva la mentalità napoletana di De Filippo: lo spettacolo continua“. Nel momento in cui comprese di doversi operare al cuore “non lo disse, non si operò e volle continuare il film“.

Ricorda quella sera in cui con Carlo Verdonelo invitammo a cena e non volle venire per finire di doppiare“. Purtroppo “il giorno dopo, se n’è andato“.

Mentre Benigni mimava Johnny Stecchino, Vittorio aveva gli occhi chiusi. Alla fine li aprì e gli suggerì delle modifiche

Riguardo Benigni gli viene ricordato l’aneddoto di quella volta che sembrava stesse addirittura dormendo per tutto il tempo mentre Roberto si impegnava, mimando il personaggio di Johnny Stecchino, presentando il soggetto al produttore.

Al termine dell’esibizione aprì gli occhi dicendogli cosa dovesse essere modificato in ogni scena. L’imprenditore ricorda il periodo “succedeva quando vivevo a Los Angeles e, con nove ore di jet lag, ero sempre stanco“. Aveva “affinato” una particolare “tecnica” in cui ascoltava “socchiudendo gli occhi” e sembrava quasi che dormisse.

Resta ancorato al cinema classico “preferisco ancora i film alle serie: un film bello messo in tv non ha rivali“. Poi il ricordo al suo primo Oscar, il film “Mediterraneo” di Gabriel Salvatores. Vinse nel 1991 la celebre statuetta “nel mio momento d’oro in America, dove avevo casa e credibilità“. Fu uno stratega nel “promuovere il film” ma poi “purtroppo lasciai Los Angeles“.

L’amicizia con Donald Trump, Gabriel García Márquez, Fidel Castro e Bill Gates

Sebbene Donald Trump lo invitasse a restare “forse sbagliai“. Erano amici “avevo comprato casa da lui a New York, attico e superattico su Central Park“. Era “come stare sospesi in mongolfiera“. Tuttavia poi andò persa “nei casini miei“. Fecero amicizia “era debordante” ma “semplice” e soprattutto “capiva tutto al volo“.

Tra gli incontri degni di menzione quello con “Gabriel García Márquez. Eravamo amici“. Gli fece conoscere Tornatore che voleva fare il film da Cent’anni di solitudine, ma i due non si presero“. Gabriel spinse per farlo incontrare con “Fidel Castro” che lo invitò “a fare lezioni di cinema a L’Avana“.

Conosceva Bill Gates, incontrato per la prima volta “alla Sun Valley Conference“, o anche la “conferenza dei billionaire“, gli viene fatto notare. Stavano lavorando “a una piattaforma europea di contenuti a pagamento, molto prima che arrivassero Netflix e simili“. Tuttavia, sebbene la grande visione, non era “all’altezza come vedute tecniche“.

La sua preoccupazione era legata alla grandezza dello schermo, lui, cresciuto di pane e cinema, temeva il poco appeal della gente verso minuscoli schermi come quelli dei telefonini. “Con me e i Gates c’era il capo della Warner. Io dicevo: non ci credo che uno vede un film nel telefonino“. Poi fu messo fuori causa “per via giudiziaria“.

Tra i grandi amici “Vittorio Gassman” anche se era più un “secondo padre“. Lui gli stava “sempre attaccato” e andavano in giro ovunque. “Andavamo a giocare a tennis di qua e di là“. Molto amico di Jack Nicholson, dice, ricordando Meryl Streep. Il film “Man Trouble“, Jack “doveva farlo con lei“. L’attrice “venne a trovarmi, molto impaurita, per dirmi che era incinta“.

Vittorio così stappò lo champagne “per festeggiarla“. Episodio dopo il quale la fama dell’imprenditore crebbe in tutta Los Angeles perché “Meryl lo raccontò a tutti facendomi diventare noto e simpatico” a chiunque lì.

Una volta disse: “L’ordine è farmi fuori

Col passare del tempo” dice Vittorio “le cose si sono precisate“. Al tempo “avevo Tmc” e stava per creare “il terzo polo tv, avevo una quota di quella che sarebbe diventata Sky, una library di film sterminata e una squadra di calcio, per cui avevo capito l’importanza dei diritti tv di cinema e calcio“. Ci fu una “lotta con la tv generalista” e “mi hanno portato via tutto“.

E per “un errore minimo rispetto alla vastità di ciò che amministravo“. Però “tante vicende sono aperte” e Vittorio conta di “recuperare” qualcosa.

Vittorio Cecchi Gori e l’ex moglie Rita Rusic sposi: sull’altare si voltò a guardare Enrico Montesano e Carlo Verdone e decise di produrre “I due carabinieri

Un aneddoto simpatico, anzi “il più simpatico” dei colpi di scena, incalzato dall’intervistatore, per Vittorio non può che essere il giorno che portò sull’altare Rita Rusic. “Avevo per testimoni Verdone e Enrico Montesano“. Così “mentre il prete celebrava” si voltò e li vide “impettiti nei vestiti blu“. Così “mi venne in mente di fargli fare un film intitolato ‘I due carabinieri“.

In quel momento ebbe l’illuminazione. Al volo, proprio come accade ancora ora con il suo cervello che non smette mai di pensare, di creare scene, film, storie, così, dal nulla. In chiesa, al suo matrimonio, stava già iniziando a lavorare su un progetto che è diventato un cult della commedia. “Glielo dissi lì, mentre mi sposavo. Fu un successo“.

Gli amori e le donne di Vittorio Cecchi Gori, play boy per il gossip: Maria Grazia Buccella, Maria Giovanna Elmi, Ornella Muti, Valeria Marini, Rita Rusic

Vittorio Cecchi Gori e Valeria Marini

Playboy è chi nella vita fa solo quello“. Mentre Vittorio lavorava anche e quindi “conoscevo attrici: Maria Grazia Buccella, Maria Giovanna Elmi…”. Con la prima vissero un grande amore, per Vittorio “è stato il grande amore” che però “finì” in quanto “eravamo giovani“, tuttavia “siamo ancora amici“. Nel 2017, a Natale, “fu lei a portarmi in ospedale con l’infarto“.

Ornella Mutimi piaceva tanto“. La mamma di Vittorio consigliò al figlio di sposarla: “è simpatica, è bellina“. Si lasciarono e “fu una delusione: avrei voluto che finisse in un’altra maniera“. Con Valeria Marinifu una bella storia, un po’ faticosa. Veniva a dormire alle sei del mattino perché aveva fatto una serata dall’altra parte dell’emisfero“.

Stettero insieme cinque anni e non con poche polemiche, la Rusic denunciava: “ha rovinato la mia famiglia“. Quando c’era Valeria nella vita di Vittorio “non sentivo i miei figli da cinque anni” perché “non potevo parlargli“, disse la Rusic a Pomeriggio Cinque.

Poi nel 1981 conobbe proprio Rita Rusic che divenne poi sua moglie. Erano sul set di “Asso“, il celebre film interpretato da Adriano Celentano. Fu subito colpo di fulmine. Di Rita Rusic era geloso specialmente nel film “Attila flagello di Dio“, “fare l’attrice non era la strada giusta per la moglie di un produttore“.

Quindi le chiese una mano con la società “e ha imparato“, infatti non è infastidito quando si dice che fu l’ex moglie a scoprire Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello. O anche giovani registi come Paolo Virzì. Oggi “sono solo, ormai. Ho qualche amica. A 80 anni, ho più bisogno di amicizia: non è che mi metto a fare l’imitazione di me stesso“.

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Vittorio Cecchi Gori: vita privata, moglie, figli, fratello

Rita Rusic e Vittorio Cecchi Gori

Il papà Mario sulla relazione tra Rita Rusic e Vittorio diceva “quella il mi’ figliolo se lo ficca in saccoccia“. Vittorio chiede di contestualizzare la frase. “Io volevo sposarmi, mica potevo seguitare a far che? Ho messo su famiglia, abbiamo due figli straordinari, Mario si è laureato in Economia in America, Vittoria ha negozi a Miami. Il matrimonio è durato 20 anni“.

Si sposarono a luglio del 1983 ed ebbero due figli, appunto Vittoria e Marietto. Il matrimonio è durato in realtà sedici anni, in quanto terminò, e in malo modo, nel maggio del 1999. I legali di Rita chiesero la separazione per colpa. Una curiosità: molti sul web si chiedono chi sia il fratello di Vittorio, probabilmente confondendolo con il papà Mario.

Vittorio è figlio unico. “Ero figlio unico, avevo 40 anni“, dice ricordando la relazione con l’ex moglie. Con la Rusic gli viene ricordato come dalle cronache al tempo emergessero risse e tentativi di strangolamento reciproco. Vittorio glissa “quando le persone sono note il gossip è inevitabile e mi dispiace“. Oggi “abbiamo un buon rapporto” e “non porto rancore a nessuno“.

Oggi sono single” disse una volta, “ma potrei sempre risposare mia moglie“. C’è stato un momento in cui i gossip credessero a un ritorno di fiamma dopo il riavvicinamento tra i due. Tuttavia non è così, sebbene il rapporto oggi sia pacifico.

Mario e Vittoria, figli di Vittorio Cecchi Gori e Rita Rusic

Vittorio Cecchi Gori patrimonio

Prima delle vicende giudiziarie il gruppo Cecchi Gori dichiarava un patrimonio di 4000 miliardi del vecchio conio. 2800 nel settore cinematografico, il restante 1200 in quello televisivo. Dichiarò anche un indebitamento di 1500 miliardi, di cui 1000 verso il sistema creditizio e 500 verso i fornitori.

Quando nel 2001 Vittorio cominciò il suo declino, in seguito all’appello dell’ex moglie Rita Rusic sull’accordo prematrimoniale e alla conseguente presentazione al Tribunale di Los Angeles della richiesta di ottenere metà dell’intero patrimonio, questi era stimato 4.500 miliardi di lire.

Vittorio Cecchi Gori e la televisione: il progetto del terzo polo tv

Decise, contemporaneamente all’attività di produttore cinematografico, di diventare anche proprietario di televisioni, voleva diventare il concorrente numero uno di Berlusconi. Acquistò l’emittente regionale toscana Canale 10 nel 1994 e l’anno seguente comprò Videomusic, spostando la sede a Firenze e ribattezzandola Tmc2 un paio d’anni dopo, e Telemontecarlo. In seguito, con la vendita di Telemontecarlo alla Seat, il progetto cosiddetto terzo polo tv naufragò insieme all’idea di base.

Vittorio Cecchi Gori e Berlusconi

Una volta disse “ecco chi è davvero Berlusconi. Il giorno del funerale di mio padre Mario, Silvio scrisse una bella lettera, venne al funerale e sostenne persino la bara. La mattina dopo, chiuse d’imperio le società Penta che avevamo costruito insieme“. Dopo la chiusura della società i rapporti divennero gelidi, sebbene in precedenza collaborarono per anni.

Altri tempi, altri interessi, altri ruoli…I giornali titolavano “Cecchi Gori in crisi, colpa di Berlusconi“, in merito al fatto che il fondatore Fininvest non avesse intenzione di produrre i film, secondo quanto denunciava il produttore, avendo “il monopolio della tv” e quindi l’esclusivo interesse dei “diritti antenna“.

Tutti devono bussare alla sua porta, è più facile per lui acquistare solo il diretto passaggio televisivo“, un comportamento che portava a “meno rischi, meno spese” e soprattutto “minor impegno” finanziariamente parlando, diceva un arrabbiato Vittorio di quasi trenta anni fa.

Vittorio Cecchi Gori presidente della Fiorentina

Vittorio Cecchi Gori e Gabriel Omar Batistuta

Dopo la perdita del padre divenne il diciassettesimo presidente della storia della Fiorentina. Memorabile fu il suo acquisto più riuscito: Gabriel Omar Batistuta. Con lui al timone la squadra Viola portò a casa il rispetto e il riconoscimento delle rivali visto il bel calcio espresso, nonché, in termini di titoli, una Supercoppa Italiana nel 1996 e due Coppa Italia nello stesso anno e nel 2001.

Proprio nel 2001 cominciarono i guai per Vittorio, come abbiamo visto, e la Procura di Firenze chiese la revoca degli amministratori della società toscana in seguito all’indagine per un presunto concorso in riciclaggio dovuto all’emissione di 68 cambiali dal valore di 68 miliardi di lire, giustificato come finanziamento fittizio dello stesso importo per la Fiorentina.

Sebbene per salvare la squadra vennero presentate numerose offerte, Vittorio le rifiutò tutte. Nel settembre del 2001 venne archiviata una prima richiesta di fallimento per la società Viola. Due mesi dopo i tifosi in rivolta chiesero al loro prossimo ex presidente di vendere la società.

In quel periodo la Procura di Catania lo chiamò per difendersi dall’accusa secondo la quale pagò 20 milioni ai tifosi dell’Acireale in cambio dell’appoggio alle elezioni del 2001 come senatore dell’Ulivo. La Procura di Firenze nel 2002 chiese il rinvio a giudizio per appropriazione indebita, falso in bilancio e truffa in merito alle vicende dalla squadra della Fiorentina.

La morte della mamma di Vittorio Cecchi Gori e gli ultimi tentativi di salvare la Fiorentina

Valeria, mamma di Vittorio Cecchi Gori

Il primo marzo del 2002 Vittorio perse la madre a cui era molto affezionato e nel mese di luglio la Fiorentina non riuscì ad iscriversi al campionato di Serie A della stagione successiva a causa della mancanza di fondi e dell’assenza di acquirenti all’asta. Il 27 settembre dello stesso anno il Tribunale dichiarò il fallimento della Fiorentina Spa dopo 76 anni di storia.

La città che gli diede i natali diventò ostile a Vittorio, i rapporti con i cittadini si guastarono e il 29 ottobre l’ex presidente finì in manette per il fallimento della Viola. Venne condannato a 3 anni e 4 mesi in via definitiva dalla quinta sezione penale della Corte di Cassazione, tre dei quali coperti dall’indulto, per la bancarotta della squadra di calcio.

Nel 2009 il Tribunale di Roma mise in vendita la residenza romana di Vittorio: l’appartamento era di 950 metri quadrati all’interno di Palazzo Borghese, valutato complessivamente di 24 milioni di euro.

Vittorio Cecchi Gori e la politica

Nel 1994 entrò in politica diventando senatore dei Popolari, carica che confermò anche alle elezioni di aprile del 1996. Parallelamente Silvio Berlusconi stava trionfando con il partito Forza Italia.

Dove si trova Vittorio Cecchi Gori

Dopo aver vissuto a lungo nella sua Firenze, in seguito alla malattia con la quale combatte tutt’oggi, Vittorio è tornato a vivere ai Parioli, a Roma, nella casa dei genitori.

Vittorio Cecchi Gori età

Proprio oggi, 27 aprile 2022, Vittorio Cecchi Gori ha compiuto 80 anni.