L’OMS dichiara il PHEIC in merito al vaiolo delle scimmie che ha sconfinato l’Africa per approdare, dal mese di maggio, in Europa, anche se fortunatamente si tratta di un’infezione virale non aggressiva né altamente trasmissibile. Il PHEIC, ovvero “Public Health Emergency of International Concern“, è un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale che viene dichiarata proprio dall’OMS per “eventi straordinari” che interessano “la salute pubblica degli altri Stati a causa della diffusione mondiale di malattie“. Per il momento si tratta del sesto PHEIC dichiarato dal 2009.

Il DG dell’OMS ha ritenuto importante dichiarare l’emergenza sebbene la contrarietà emersa dopo una prima riunione nel comitato di emergenza. La decisione è stata presa dopo la circolazione del virus in Europa con oltre 10mila casi dall’inizio della comparsa, ovvero dal mese di maggio. Si tratta di un caso straordinario visto che per decenni il virus era limitato entro i confini dell’Africa tropicale. I casi segnalati in Italia al Ministero della Salute sono 407, di cui solo 2 persone di sesso femminile.

Vaiolo delle scimmie: il “monkeybox” è meno aggressivo del virus confinato in Africa centrale

Fortunatamente si tratta di un ceppo virale molto simile a quello dell’Africa occidentale, meno trasmissibile e con sintomi meno aggressivi, rispetto al più temibile virus presente in Africa centrale. I casi di “monkeypox” sono aumentati dopo il termine delle campagne vaccinali contro il vaiolo. La vaccinazione è infatti in grado di prevenire il nuovo ceppo in circa l’85 per cento dei casi.

Il monkeypox è un virus meno aggressivo ma più virulento del vaiolo delle scimmie. Tra gli eventi indicati come maggiori responsabili della diffusione del virus in Europa vi è il “pride” tenutosi proprio nel mese di maggio alle Canarie. L’infezione viene trasmessa tramite il contatto diretto, in particolar modo attraverso il rapporto sessuale. Ad ogni modo dall’OMS fanno sapere che al momento “sappiamo troppo poco” in merito alle “nuove modalità di trasmissione“.

Vaiolo delle scimmie: trasmissione, incubazione, sintomi, cura, la situazione in Italia, vaccinazione, mortalità

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La trasmissione del virus, nella maggioranza dei casi, avviene attraverso il contatto sessuale. Secondo una ricerca del New England Journal of Medicine, dei 520 casi registrati in 16 Paesi in due mesi, a partire da fine aprile fino al termine del mese di giugno, il 95% sono dei contagi sono dovuti al contatto sessuale. Tuttavia John Thornhill, l’autore cardine dello studio, ha precisato che il vaiolo delle scimmie “non è un’infezione a trasmissione sessuale nel senso tradizionale del termine; può essere contratto attraverso qualsiasi contatto fisico ravvicinato“. Il DG dell’OMS ha detto che “abbiamo un focolaio” il quale “si è diffuso rapidamente in tutto il mondo attraverso nuove modalità di trasmissione di cui sappiamo troppo poco e soddisfa i criteri delle normative sanitarie internazionali“.

Incubazione e sintomi

Durante l’incubazione il virus si replica nel sito d’entrata (bocca, naso, ferita qualsiasi) e si diffonde ai linfonodi nelle vicinanze e, attraverso il sangue, si allarga raggiungendo altri organi. I tempi d’incubazione vanno tra 1 e 3 settimane anche se generalmente si registra un limite di 2. Tale è il tempo che intercorre tra il contagio e i primi sintomi.

Secondo l’UFSP, ovvero l’Ufficio federale della sanità pubblica, i sintomi presentati potrebbero essere i seguenti:

  • eruzione cutanea acuta o singole lesioni (vescicole, poi pustole e infine croste);
  • linfonodi ingrossati;
  • infiammazioni nella zona genitale o anale;
  • febbre (>38,5° C);
  • brividi;
  • mal di testa, mal di schiena, dolori muscolari;
  • spossatezza.

La cura specifica per l’infezione da virus del vaiolo delle scimmie non esiste come trattamento comprovato. Prima di tutto vengono curati i sintomi della malattia e viene somministrata una terapia antivirale nei casi più gravi. Nel secondo caso i farmaci antivirali possono aiutare ma non sono stati studiati come trattamenti specifici della casistica in questione.

In Italia

Al momento in Italia si rilevano 407 casi segnalati al Ministero della Salute, tra questi solo due persone di sesso femminile.

Esiste già un vaccino mirato per intervenire sulla patologia, tuttavia in Italia non è possibile sottoporsi al trattamento per via del basso bacino di utenza, quindi il criterio di priorità va rispettato per evitare di inoculare chi è meno soggetto al contagio. Al momento la Commissione Europea ha però reso noto l’acquisto di quasi 55mila dosi che si aggiungono al totale di altre 164mila acquistate dagli Stati membri.

È stato pubblicato il decreto del Ministero della Salute in Gazzetta Ufficiale, il quale autorizza all’introduzione in commercio del vaccino JYNNEOS, prodotto dall’azienda Bavarian Nordic. Tuttavia si tratta di una distribuzione temporanea con data di scadenza già fissata all’ultimo giorno dell’anno corrente. La priorità sarà stabilità in base ai soggetti più “a rischio esposizione” per un discorso “professionale” e/o di “stili di vita“.

Attualmente l’Italia non vive un contesto epidemiologico dove è raccomandata la vaccinazione a tappeto secondo quando riporta la circolare del Ministero della Salute e dall’Iss del 25/05/2022. Le eccezioni sono gli operatori sanitari. Secondo gli studi attuali chi si è vaccinato contro il vaiolo delle scimmie ha un rischio di contagio particolarmente ridotto di contrarre il vaiolo con il “monkeypox“.

Mortalità

Il livello di mortalità è al momento piuttosto basso visto che la maggior parte dei paziente guarisce completamente in media entro un mese. Una minoranza di pazienti può tuttavia andare incontro a complicazioni durante l’infezione. I soggetti più a rischio sono i bambini, le donne in gravidanza e le persone con un sistema immunitario compromesso.

Ad ogni modo è bene sapere che il ceppo virale che sta interessando ora l’Europa, proveniente dall’Africa occidentale, registra un tasso di moralità inferiore rispetto a quello più aggressivo confinato in Africa centrale: si va tra l’1 e il 3,6% nel primo caso all’11% nel secondo, dato quest’ultimo che interessa i bambini non vaccinati.