Nell’udienza che si è tenuta oggi, riguardo all’omicidio di Ugo Russo, il carabiniere accusato di omicidio volontario aggravato è stato rinviato a giudizio dal gup di Napoli: Tommaso Perrella. In aula anche i genitori del ragazzo che chiedono la “verità su ciò che è accaduto”.
La ricostruzione dell’omicidio di Ugo Russo, avvenuto il 29 febbraio 2020
I fatti ebbero luogo la sera del 29 febbraio 2020 presso il borgo Santa Lucia, a Napoli. Ugo Russo, di appena 15 anni, tentò di rubare, insieme a un suo complice, l’orologio del carabiniere che in quel momento si trovava a bordo della sua auto, in compagnia della fidanzata. In seguito alle minacce con una pistola finta, il carabiniere sparò al ragazzo con l’arma d’ordinanza che aveva con sé, nonostante non fosse in servizio. Il militare esplose 4 colpi di pistola verso il ragazzo che gli furono fatali. L’uomo, durante tutta l’udienza, ha ribadito di aver fatto fuoco per legittima difesa, spaventato dall’arma puntatagli contro da Ugo Russo.
Il carabiniere è stato rinviato a giudizio con l’accusa di omicidio volontario aggravato
Il gup di Napoli, Tommaso Perella a circa 2 ore dalla fine dell’udienza sul caso dell’omicidio di Ugo Russo, dopo aver ascoltato i legali dell’accusa e della difesa, è giunto alla decisione di rinviare a giudizio il carabiniere accusato di omicidio volontario aggravato. L’inizio del processo è fissato per il 12 luglio.
Le parole del padre di Ugo Russo
Fuori dal palazzo di giustizia, come ormai da prassi, si è radunato il gruppo di attivisti del comitato “Verità e giustizia per Ugo Russo”. Intercettato fuori dall’aula, il padre del 15enne ucciso a colpi da pistola dal carabiniere, ha dichiarato di ritenersi soddisfatto del risultato ottenuto nell’udienza e di chiedere solo di poter risalire a quanto accaduto in quella tragica sera del 29 febbraio 2020.
“Chiediamo la verità su ciò che è accaduto. Abbiamo sempre avuto pienamente fiducia nella magistratura. Oggi dopo quasi tre anni e mezzo torniamo a casa con la speranza di sapere quella sera cosa è veramente successo. Noi viviamo 24 ore su 24 con lui non era il ragazzo di quella sera e lo vogliamo dimostrare. Non ci siamo mai arresi e ringraziamo chi ci è stato vicino – e conclude – non siamo come ci hanno rappresentato e non è giustificabile in alcun modo la reazione che ha avuto il carabiniere: mio figlio è stato ucciso”.