Riecco Silvia Califano: la figlia dell’artista chiarisce i punti dell’intervista a Vanity Fair e difende anche la mamma
Una settimana fa è andato in onda “Califano”, il docufilm sulla vita e sulla carriera dell’artista Franco: i quotidiani nazionali hanno riportato una vecchia intervista della figlia Silvia, la quale ha voluto aggiornare il suo pensiero dopo aver visto rappresentato il papà in “una versione superficiale”. Si è complimentata con Leo Gassmann, il figlio di Alessandro e nipote di Vittorio, ma per il resto si dice dispiaciuta della “rappresentazione di un uomo complesso come mio padre in una versione condensata, affrettata e superficiale e che non sia stato dato spazio anche ad altre persone fondamentali nella sua vita”.
Non è una novità il fatto che certi personaggi e le loro storie siano difficilmente spiegabili in un film di un paio d’ore. Specialmente nell’era delle serie tv. La storia di Franco andrebbe spalmata, ma il tempo è quello, purtroppo. Soprattutto, Silvia ha tirato in ballo le sue vecchie interviste ripescate. “Voglio chiarire che tutto ciò che è stato scritto in questi giorni ha come fonte una delle due interviste da me rilasciate. Quella per la rivista Vanity Fair del 2013”. Quelle parole, “sottolineo: pronunciate più di dieci anni fa”, non sarebbero state riportate fedelmente secondo la figlia dell’artista. “Spesso colorite o appesantite da aggiunte che non erano presenti in origine”.
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La versione “errata” del padre: “Ci sono inesattezze”
In merito, lei continua a chiudersi a riccio. “Non ho intenzione di fornire ulteriori dettagli della mia vita personale e del rapporto con mio padre. Tutto quello che ritenevo giusto dire in merito è in quell’intervista”. Chiarendo poi ancora all’Adnkronos:
“Riguardo al suo contenuto – del docufilm (ndr) -, mi preme chiarire alcuni punti, in particolare relativamente ai fatti raccontati nella prima parte, allo scopo di tutelare in primis l’immagine di mia madre e anche quella di mio padre”.
Dopo una premessa con complimenti a Leo Gassmann “per l’attenzione e il rispetto che ha avuto nell’interpretare il ruolo di mio padre, sapendo cogliere i tratti caratteristici dell’uomo e dell’artista”, ha evidenziato gli errori.
“In primo luogo qualche data. Mio papà e mia mamma si sono conosciuti nel 1955, fidanzati nel 1956, sposati ad ottobre del 1958 e io sono nata a settembre del 1959, per cui facendo un rapido calcolo si evince che mia mamma non fosse incinta il giorno delle nozze, come invece rappresentato nel film”.
Non finisce qui, perché al matrimonio “sono presenti dei personaggi che all’epoca dei fatti erano solo ragazzini, che non potevano quindi essere già amici di mio padre”. Le imperfezioni continuano: “La scena di mio padre e mia madre appartati nel bagno pubblico di un locale non rispecchia la realtà di quanto accaduto e restituisce un’immagine non veritiera dei miei genitori”.
Il timore di Silvia è che ci sia stata l’intenzione di “gettare quest’ombra” sulla figura di sua mamma Rita Di Tommaso.
“Si allude ad un presunto tradimento di mia madre – nel film (ndr) -, mi riferisco alla scena della telefonata interrotta. Non capisco l’utilità di gettare quest’ombra sulla sua figura, né la necessità di fabbricare giustificazioni alla conclusione del matrimonio dei miei genitori, che possano far uscire in una luce migliore mio padre”.
Infine:
“Capisco che per realizzare un biopic sia necessario inserire elementi romanzati, ma si è comunque deciso di includere il vero personaggio di mia madre, Rita Di Tommaso, svuotato però di qualunque sua caratteristica reale”.
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