L’atleta americana Raven Saunders ha preso parte alle Olimpiadi di Parigi nella categoria “lancio del peso”: la 28enne gareggia coprendosi il volto

La 28enne statunitense Raven Saunders è l’atleta con il volto coperto che ha preso parte alla finale di lancio del peso alle Olimpiadi di Parigi 2024. L’americana sta cercando di bissare il successo di Tokyo 2020/21 indossando, nella finale parigina, una maschera che ha spesso portato nel corso delle sue gare, con particolare propensione per quella di Hulk. Da qui il suo soprannome in onore dell’eroe della Marvel.

Per chi se lo stia chiedendo, Saunders nasconde il suo viso per una sorta di rituale. Nel non tanto lontano 2021, infatti, fu costretta ad indossare le mascherine nel corso delle gare di qualificazione ai Giochi Olimpici a causa della pandemia di Covid. L’atleta si era così abituata a portare la mascherina che la adoperava anche per isolarsi dal mondo e concentrarsi sulla gara che stava per affrontare.

“Mi piace essere il mio più grande sostenitore, non posso davvero ripetere quello che dico perché dovrete comunque censurare la maggior parte delle cose che dico.” Aveva dichiarato in un’intervista a Yahoo. “Ma per riassumere, mi dico: ‘Ce l’hai, ce l’hai, sei un campione, devi impegnarti, devi impegnarti, nessuno te lo darà, devi lavorare, devi impegnarti, devi ottenerlo’.”

Il motivo della maschera di Hulk

Per quanto riguarda la maschera dell’eroe verde marveliano, la Saunders si è guadagnata il soprannome di “Hulk” per via della sua possente e nerboruta corporatura. Tra l’altro, la stessa atleta ha confermato che la scelta di Hulk è dettata anche da un suo (personale) fattore emotivo e comportamentale. Esattamente come il dottor Bruce Banner, anche lei ha avuto difficoltà a controllare il suo alter ego nelle competizioni. Ho avuto difficoltà a controllarmi imparando a lasciare che Hulk uscisse nei momenti giusti.”

La 28enne ha poi raccontato di come ha superato, non facilmente, il suo passato fatto di difficoltà e problemi psicologici. “Vorrei vincere una medaglia e ispirare così tante persone nella comunità LGBTQ, così come tante persone che hanno avuto a che fare con problemi di salute mentale, così tanti della comunità afroamericana, così tante persone di colore in tutto il mondo, spero davvero di poterli ispirare e motivare.”

La Saunders, inoltre, ha richiesto e ottenuto dal Cio di non sentire usare, quando se ne parla, il “lei” o il “lui” ma il “loro”, per rispettare il suo essersi dichiarata non binaria. “Da noi si usa così, se una persona non si riconosce nello “he” o nello “she”, si usa la terza persona plurale. Riferisce all’Ansa Aarti Parekh, portavoce della federatletica Usa. “Non è questione di accettare o meno, è semplicemente così: conta la volontà della persona e noi ci adeguiamo, perché è giusto farlo. Nello specifico di Saunders, la scelta è stata fatta dopo i Giochi di Tokyo.”

Continua a leggere su Chronist.it