La donna era andata più volte al pronto soccorso e i dottori le avevano sempre riconosciuto un’intossicazione da alcol: ma lei era astemia
Per mesi è stata costretta a recarsi al pronto soccorso a causa di vertigini, disorientamento e debolezza, oltre a un alito che odorava terribilmente di alcol, e ogni volta i dottori riconducevano il suo stato a un’intossicazione da alcol, quando in realtà lei era completamente astemia. Anche perché la sua religione glielo imponeva.
Anche il marito della 50enne in questione ha più volte confermato la versione della donna. Ma la sua sindrome è così rara che nessuno dei medici l’aveva presa in considerazione. Non era infatti ubriaca ma affetta dalla sindrome della fermentazione intestinale o sindrome dell’autoproduzione di birra.
Finalmente qualcuno in campo medico si è fidato delle parole della donna e del fatto che fosse completamente astemia. Secondo i dati raccolti dal dottor Rahel Zewude, specialista in malattie infettive all’Università di Toronto, infatti, i risultati dell’alcol test segnavano sempre dei libelli di alcol che andavano dai 30 ai 62 millimoli per litro. E i livelli regolari solitamente sono intorno ai 2 millimoli. Stando inoltre alle parole di Barbara Cordell, presidentessa di Auto-Brewery Syndrome Information and Research, 62 millimoli per litro sono livelli che nella norma vengono considerati anche mortalmente pericolosi.
La sindrome della fermentazione intestinale
“Parte del mistero relativo a questa malattia è il fatto che le persone che ne soffrono hanno livelli estremamente alti ma riescono comunque a parlare e camminare.” Aggiunge la Cornell. Dopo due anni di visite negli ospedali di Toronto, è stata visitata da tre psichiatri, secondo i quali, però, la donna non rispettava i criteri per una diagnosi di disturbi dovuti all’alcol. “Solo alla settima visita un medico del pronto soccorso ha detto ‘Credo possa trattarsi di sindrome di autoproduzione di birra’, e l’ha mandata da uno specialista.” Ha riferito il dottor Zewude.
La sindrome in questione è abbastanza rara. E il paziente ne viene colpito quando funghi o batteri producono quantità di etanolo attraverso una fermentazione endogena degli amidi all’interno del sistema digestivo. Inoltre sono ben pochi i casi attestati nella letteratura medica. In un rapporto del 2013 è stato documentato il caso di un 61enne belga con la medesima anamnesi della 50enne canadese. All’uomo, fermato in apparente stato di ebbrezza, era stata in seguito diagnosticata una sovrabbondanza intestinale di lievito di birra, o Saccharomyces cerevisiae, che comunemente si adopera per produrre, appunta, la bevanda alcolica.
L’inizio dei problemi
Per la paziente canadese i primi problemi sono iniziati a 45 anni quando si sono cominciate a verificare alcune infezioni al tratto urinario. Ognuna di esse trattata con antibiotici. Tuttavia, col passar del tempo, i batteri benefici del tratto intestinale sono progressivamente ridotti, permettendo a batteri e funghi di proliferare. Cosicché, all’età di 48 anni, il corpo della donna ha iniziato a trasformare qualsiasi carboidrato che ingeriva in alcol.
“Se non ingeriva molti carboidrati, i sintomi non erano così gravi. Ma non appena mangiava una fetta di torta o altri cibi pieni di carboidrati i livelli di alcol aumentavano a dismisura.” Racconta il dottor Zewude “In questi momenti poteva accaderle di addormentarsi mentre preparava il pranzo ai figli.”
Come trattamento per la sindrome dell’autoproduzione di birra bisogna, secondo lo specialista, affrontare “un ciclo di fungicidi prescritti dopo che una biopsia o una colonscopia identificano gli agenti patogeni specifici che hanno colonizzato l’intestino”. E a ciò affiancare una dieta con pochi carboidrati. “Sarebbe meglio eliminarli del tutto, ma è quasi impossibile.” Conclude Zewude.