Rosanna Alloisio, 82 anni e madre di Moana Pozzi, ricorda in una lunga intervista al Corriere della Sera sua figlia, morta il 15 settembre del 1994

Rosanna Alloisio, madre dell’intramontabile Moana Pozzi, racconta, in un’intervista fiume, di sua figlia e di come è diventata la stella indiscussa del cinema a luci rossi. Al Corriere della Sera l’82enne riporta vividi ricordi di Moana, scomparsa troppo presto all’età di 33 anni, il 15 settembre del 1994 a causa di un tumore al fegato.

“Le ripetevo: “Non spogliarti, non li fare quei brutti film”. Dio sa se ci ho provato a convincerla, non c’è stato santo. “Mammina, non ti arrabbiare, tanto lo so che mi vuoi bene lo stesso. In fondo non piacciono nemmeno a me”. E rideva, aveva denti bellissimi. “Come sei antica. Anche le statue sono nude. Metteresti il reggiseno pure a Paolina Bonaparte”. Racconta Rosanna.

“Litigavamo. Le passava subito. “Quelle parole cattive che ti ho detto, dimenticale, non ne pensavo nemmeno una”. Impossibile non amarla. A volte mi chiamava da Los Angeles solo per chiedermi una ricetta. O per dirmi che mi aveva comprato un paio di scarpe a pois, li adoravo. Non devo perdonarla di niente, quello spetta solo a nostro Signore”. 

Moana Pozzi si trasferì a Roma quando aveva 18 anni per studiare recitazione. Quando con la famiglia era a Bracciano, fu notata durante la lavorazione di un film con Edwige Fenech. Agli inizi della sua carriera, infatti, ci furono per lei parti nel cinema “canonico”. Piccole parti in titoli quali “La compagna di viaggio”, “Borotalco” di Verdone, “W la foca”, “Vieni avanti cretino” con Lino Banfi, “Vacanze di Natale” di Carlo Vanzina e “I pompieri” di Neri Parenti. Fino al 1987, quando gira “Fantastica Moana” prodotto e diretto da Riccardo Schicchi. E la sua carriera cambia radicalmente.

“Non so come o dove, un giorno purtroppo incontrò quello Schicchi.” Dice Rosanna. “Ed entrò in quel mondo orribile. “Perché lo fai? Non ti rendi conto, finirai nel baratro”. Glielo spiegai in tutte le lingue. Però anche la migliore delle madri alla fine si stanca. “Non ti preoccupare, mamma, poi smetto”. […] In paese, non le dico, c’era da vergognarsi a uscire. Nessuno ci mancava di rispetto però, specie per mio padre, era una pena. “Siamo una famiglia per bene, abbiamo sempre camminato a testa alta”. Moana restava zitta”.

La mamma 83enne si sofferma anche sulla relazione con Bettino Craxi, quando ancora non rivestiva il ruolo di Presidente del Consiglio. “Non erano solo amici. Lui non mi piaceva. “Come fai a stare con quel vecchiaccio?”. “È intelligente, gentile, si prende cura di me”. “Ti credo”, pensavo. Cercava la figura paterna che non ha avuto. Per mio marito io e le figlie eravamo soltanto una scocciatura, questa è la verità. Una volta Moana tornò a casa con una maglietta da uomo, enorme. “Me l’ha lasciata Bettino”. “Oddio, sembra quella di un ippopotamo”. “Dai, mamma, cosa importa?”. Lui diventò geloso, lei frequentava altri. Si sono lasciati”. 

C’è il tempo per Rosanna anche per ricordare di sua figlia quand’era poco più che una bambina. Una graziosa e buona bambina. “Dove la mettevi stava. […] A Ovada, qui vicino, c’era la scuola di musica Rebora, Moana studiava chitarra classica, suonava sempre Les jeux interdits. Era brava, cantava bene. Amava il tennis, prese il brevetto da sub sul mar Rosso con i militari americani. Faceva immersioni al lago di Bracciano, nell’acqua scura, non aveva paura di niente. […] A 16 anni aveva già il corpo da donna, alta un metro e 78, prosperosa, non metteva minigonne o scollature, però attirava i ragazzi. “Oddio”, mi preoccupavo. Ero sola, mio marito, ricercatore nucleare, non c’era mai. Quando andava in balera stavo sveglia finché non rientrava, ma droghe non ne ha mai prese, non fumava e nemmeno beveva”.

Poi, in conclusione, descrive tristemente la malattia che se l’è portata via. “Era quasi Pasqua. Moana tornò a casa. Mi chiedeva sempre di prepararle i ravioli di carne e la cima alla genovese in brodo. “Mettici tanta maggiorana”. Quella volta però non toccò cibo. “Sono due mesi che ho sempre la nausea, se mangio vomito, mi sale la febbre. Sono stata in Africa, forse ho preso un virus”. Aveva gli occhi un po’ gialli. I dottori dicevano che era un’epatite mal curata. La convinsi a fare qualche accertamento a Lione con un medico nostro amico. Le hanno trovato il tumore al fegato. Però era fiduciosa. “Vedrai, mi curo e guarisco”. Voleva vivere. In sette mesi se n’è andata”.

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