Proprio un anno fa esatto rilasciava un’intervista per Fanpage, dove si definiva diverso, rinato. Non sembra avere alcun rimpianto per il passato, anche se un aspetto in realtà gli manca: “Allenare”. Ma “solo quello, il resto no”. Alberto Malesani ha fatto le “guerre” con i giornalisti, con i calciatori, con i tifosi, ha sopportato le pressioni. Personaggio eccentrico, la costante della sua carriera sono la sincerità e la spontaneità. Ancora oggi girano sul web i suoi sproloqui anche utilizzando una lingua greca a dir poco ‘arrancata’. Nel novembre del 2000 ebbe un grave incidente d’auto, poi perse il lavoro con il Parma, passò al Verona, ma le cose andarono di male in peggio. La squadra retrocesse e Alberto si attirò anche le antipatie dei rivali del Chievo, che allenò in precedenza: il destino gli aveva fatto cancellare quello che di buono aveva fatto.

“Ormai ho superato tutto”, racconta l’ex allenatore. Alberto oggi ha scelto di cambiare lavoro: ha investito in un’azienda vinicola, nata nel 1999. Decisione maturata da tempo, aveva “messo le basi”. “Io sono sempre stato vicino al mondo del vino, essendo cresciuto in queste zone e perché era la passione del mio papà. Lì si è concretizzata un’idea che mi aveva sempre affascinato”. Il calcio è dunque un vecchio ricordo, ma alcune abitudini sono rimaste tali: “Vado a letto presto e mi alzo molto presto la mattina”. Da qui, il resto è cambiato: “Faccio colazione e raggiungo la cantina dove prendo un altro caffè, così poi posso iniziare la mia attività. Mi occupo soprattutto della parte agricola, che riguarda la terra più che la cantina in sé”.

Il timore per le bollette “pazze”

Erano i tempi delle bollette folli, Alberto non negava il suo timore: “Siamo preoccupatissimi e non bisogna nasconderlo. Stanno arrivando bollette che sono il triplo di quelle normali, soprattutto in un periodo come questo in cui noi lavoriamo molto con i frigoriferi. Dobbiamo appassire le nostre uve, visto che con la Valpolicella si lavora molto in questo senso, e bisogna utilizzare ventilatori. Cerchiamo di andare su vie naturali e abbiamo una piccola parte di sostenibile, ma adesso stiamo cercando di capire cosa fare per il prossimo futuro”.

Ma davvero il calcio non gli manca? “C’è una proposta che non si è mai concretizzata, ovvero quella di non essere mai riuscito ad allenare una nazionale”. Ecco, forse sarebbe l’unico motivo per tornare davvero, ma questa proposta non è mai arrivata: “Non ne ho fatto una malattia ma pensavo di meritarmi questa chance. È l’unica cosa che mi manca. C’è stato qualche abboccamento, ma arrivavo sempre secondo. È l’unico neo della mia carriera, per il resto sono felicissimo e non ho nulla da rimproverarmi”. Alberto resterà per sempre nei cuori degli sportivi.

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