Vito Paglia, figlio di un caro amico di Franco Di Mare, raggiunto da Fanpage.it, ha ricordato con grande affetto il giornalista morto qualche giorno fa. “Improvvisamente mi è arrivato un messaggio di una collega. Franco è morto. Io non l’ho mai vissuto come l’inviato di guerra solamente o come il collega importante. L’ho veramente vissuto come un vice papà, un fratello maggiore”. Queste sono state le prime parole espresse con dolore tangibili, da Vito Francesco Paglia, figlio del giornalista Ciro Paglia, nonché migliore amico di Franco Di Mare, scomparso a 68 anni per un mesotelioma. Il noto giornalista, infatti, aveva parlato per la prima volta della sua grave malattia durante un’intervista con Fabio Fazio a “Che Tempo Che Fa” su Nove, lo scorso 29 aprile.
Vito Paglia ricorda Franco Di Mare: “Franco mi chiamò, venne al funerale di papà, volle ricordarlo in diretta televisiva”
Dopo aver appreso la triste notizia della morte di Franco Di Mare, molti amici e colleghi hanno voluto rendergli omaggio. Tra questi, Vito Paglia, figlio di Ciro Paglia, il giornalista che sfidò Raffaele Cutolo e scrisse alcune delle pagine più importanti della storia di Napoli. Tra Vito e Franco Di Mare c’era un legame ancestrale, sin dalla nascita di Vito. “Quello che muoveva Franco era l’amore per le persone, l’amore per sua figlia, l’amore per la sua famiglia. Franco è stato un faro per tante persone, in particolar modo per me”.
Ha commentato il figlio del giornalista, proseguendo il suo racconto, riportando alla mente il giorno in cui è venuto a mancare il padre:
“Non scorderò mai che in un momento di mia enorme difficoltà perché era venuto a mancare mio papà, che era uno dei suoi migliori amici, Ciro Paglia, Franco mi chiamò, venne al funerale di papà, volle ricordarlo in diretta televisiva e fece di tutto per esserci senza essere invadente. Sempre con il rispetto, l’eleganza, la dignità che lo ha contraddistinto fino all’ultimo istante della sua vita. Anche quando ha annunciato la sua malattia, è stato un pugno nello stomaco per tutti. Tutti quelli che gli volevano bene. Ma lo ha fatto con la forza moderata, pesando ogni singola parola ma riuscendo a farci sentire tutti piccoli”. Ha concluso.
Il racconto
Durante l’intervista rilasciata a Fanpage.it, Vito Francesco Paglia lo ha ricordato con grande affetto, riportando alla mente il giorno in cui lui è venuto al mondo. “Ci sono tanti aneddoti che potrei raccontare di Franco. È la persona che è entrata nella sala dove mia mamma era quando mi ha partorito e che era andato gozzovigliando in giro con mio papà. Tornarono entrambi alticci e Franco non credeva che io fossi nato, quindi disse: “Stefania ma come è possibile, mi stai prendendo in giro? Ma non è possibile che ha partorito!”. Non ci credeva, finché a un certo punto mia mamma non ha buttato all’aria le coperte e ha detto: “Guarda, vedi ancora la pancia?” “Ua, rispose lui, è incredibile, tu stai troppo bella”.
L’amicizia tra Stefania Nardini, Franco Di Mare e Ciro Paglia
Stefania Nardini, Franco Di Mare e Ciro Paglia erano tre amici inseparabili che, oltre a condividere l’amore per il giornalismo e il proprio lavoro, avevano instaurato un legame indissolubile. “Crescere con Franco Di Mare è stato qualcosa di unico perché ricordo che quando si vedevano con mio papà praticamente non parlavano, facevano riunione di redazione: Franco, mio padre e mia madre, tutti e tre giornalisti. Trasmettevano a me la volontà di non fare il giornalista perché loro continuavano, anche fuori dai rispettivi giornali e televisioni, a parlare di lavoro, a parlarne però con una passione, con un pathos, con una forza che io dicevo “ma non è possibile? Non è possibile che questi pure davanti a un bicchiere di vino, in relax, parlino del Mattino, dell’Unità”.
Oltre all’amore viscerale per il giornalismo, Franco Di Mare, amava la sua famiglia, i suoi affetti più cari, ha spiegato Vito Paglia, ponendo l’accento su quanto sia fondamentale ricordarsi delle persone quando sono in vita. “Era l’amore per le persone, per sua figlia, l’amore per la sua famiglia. A una persona come Franco faremo magari una strada, gli dedicheremo una statua, però cerchiamo di farlo quando ci sono, perché altrimenti col senno del poi rischiamo sempre che sia troppo tardi e rischiamo sempre di perderci qualcosa. E Franco avrebbe potuto continuare a dare tanto non solo al mondo della televisione e al mondo del giornalismo, ma tanto in generale. Perché bastava fermarsi e sedersi a tavola con lui: tre aneddoti e si rimaneva folgorati, affascinati. Era una persona che probabilmente avrebbe fatto innamorare chiunque”.