Attore, regista, drammaturgo e sceneggiatore, Augusto Zucchi è una figura brillante del panorama artistico italiano, considerato uno dei massimi esperti e studiosi del teatro di Carlo Goldoni. La sua carriera è ricca di successi sia sul palcoscenico e sia sul piccolo e grande schermo. Nato a Varazze nel 1946, consegue il diploma presso la scuola del Teatro Stabile di Genova, per poi diplomarsi in regia presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Nelle vesti di autore, ha scritto diverse opere teatrali, tra cui “La memoria e l’oblio” e “Il ventre”. Inoltre, ha fondato una compagnia teatrale dedicata al teatro di impegno civile. Nel cinema, ha collaborato con registi di fama come Giuseppe Ferrara e Carlo Lizzani, e ha partecipato a film di successo come “Caro Gorbaciov” e “Tre uomini e una gamba”.

L’attore ha anche diretto film e documentari per la televisione. Zucchi ha preso parte anche in diverse fiction e serie tv tra cui “Il maresciallo Rocca”, “Il bello delle donne”, “I Cesaroni 2” e “Don Matteo”. La sua popolarità è cresciuta grazie alle sue partecipazioni nei film di Aldo, Giovanni e Giacomo, “Tre uomini e una gamba”. Oltre alla recitazione e alla regia, Zucchi insegna da diversi anni in una scuola da lui fondata presso il teatro Agorà di Roma. Infatti, il 4 e 5 maggio ha portato in scena con i suoi allievi “L’impresario delle Smirne” di Carlo Goldoni, in cui ha recitato suo figlio Leonardo nel ruolo del piccolo Goldoni, insieme a Luciano Faraone (regista/Maccario); Emiliano Giusti (Alì); Gabriele Cantando Pascali (Carluccio); Fernando Masullo (Conte Lasca); Giulio Eccher (Nandjowsky poi Fernando); Francesca Di Meco (Fabrizia); Annalaura Benedettucci (marchesa Vestajava); Veronica Luzi (Lucrezia); Clementina Angrisani (Donna Olimpia); Carmela Vituzzi (Annina) e Virginia Barelli (Felipa poi Ottavia). Ad ogni modo, Augusto Zucchi è un artista poliedrico che ha dato – e continua a dare – un importante contributo al teatro e al cinema italiano. La sua passione per l’arte e il suo talento lo rendono un Maestro da ammirare e da prendere come esempio.

Intervista esclusiva ad Augusto Zucchi

Lei è regista, sceneggiatore e attore, peraltro, insegna da molti anni recitazione. Quando ha capito che la sua strada sarebbe stata quella artistica?

Quando avevo circa 22, 23 anni, da Genova mi sono trasferito a Roma per frequentare l’Accademia d’Arte Drammatica.

Lei è considerato uno dei massimi esperti del teatro di Carlo Goldoni, non solo come interprete, ma anche come studioso. Come mai questa passione?

Perché è più importante di quello che normalmente si pensa. Goldoni ha operato una vera e propria rivoluzione teatrale. Dal teatro delle maschere, dal teatro della commedia dell’arte, Goldoni è passato al teatro moderno con un salto notevole e, questo, mi ha subito appassionato. Poi trovo che sia un autore che, con molta leggerezza ed ironia, affronta problemi di carattere sociale.

Oltre l’opera “L’impresario delle Smirne” rappresentata recentemente a Roma con i suoi allievi, qual è l’opera che le piace di più? E cosa rappresenta per lei? C’è un motivo in particolare?

“L’adulatore”, seppur considerata un’opera minore, affronta problematiche varie ed è stato il primo spettacolo che ho portato in giro con attori professionisti, pensato come il saggio finale dell’Accademia che io frequentavo. “L’impresario delle Smirne” l’ho portato in scena diverse volte e, quello rappresentato a Roma ad inizio maggio, è nato come saggio di scuola, anche se è a tutti gli effetti uno vero spettacolo. Tra l’altro, è stato anche il debutto teatrale di mio figlio, di 9 anni, che ha interpretato Carlo Goldoni da bambino. Nelle sue Memorie, Goldoni ricorda quando nell’infanzia frequentava le compagnie teatrali, affascinato da quel mondo.

A proposito di suo figlio Leonardo, è contento che segua le sue orme?

Si perché no? Un tempo si pensava che il lavoro dell’attore fosse un lavoro precario. Un lavoro che non dà garanzie di continuità, ma oggi è diverso. Non ci sono lavori che garantiscano una stabilità. Allora tanto vale impegnarsi per ciò che si desidera e piace.

È difficile dirigere un figlio, conoscendo così bene un’opera?

No, ho cercato di trattarlo come tutti gli attori, né più né meno, perché i bambini hanno una sensibilità particolare, una disinvoltura difficile da conservare, perciò mi sono trovato bene con il cast, ma in particolar modo con Leonardo. Non ho incontrato difficoltà in questa circostanza cosa accaduta, invece, in altre situazioni e con altri attori.

Come racconterebbe ad una classe di studenti delle scuole superiori la poetica di Goldoni?

Intanto non si può sintetizzare in poche parole, occorrerebbe prepararli a quello che era prima di Goldoni, il teatro. Perché quando si parla di poetica, di un autore, in qualche modo, bisogna contestualizzarlo in ambito teatrale, sociale, politico e artistico esistente nel momento in cui Goldoni scriveva. Tuttavia, inizierei da lì, dal teatro legato ancora alla tradizione della commedia dell’arte, in cui gli attori recitavano con le maschere, non amavano imparare a memoria le parti, preferivano improvvisarle; era una tradizione orale, non scritta. Goldoni, invece, abolisce le maschere per presentare la verità. Quindi, il modo di rappresentare la commedia dell’arte, in quel momento in declino, era una commedia stereotipata. È un lavoro che richiede del tempo e applicazione.

Ha mai pensato di interpretare in un audiolibro le opere di Goldoni?

Si, l’ho pensato e l’ho anche proposto, cominciando dalle Memorie, anche se sono stati preferiti altri progetti. Ma l’idea di mettere in scena o raccontare la vita e le opere di Goldoni è un progetto antico a cui si sono dedicati in tanti, come Strehler e Ronconi, anche se il riscontro non è stato dei migliori.

Progetti futuri?

Uno spettacolo teatrale che ho portato in scena e riporterò in giro, così come “L’Impresario delle Smirne”. Ad ogni modo, presenterò un altro spettacolo di cui sono autore del testo, intitolato “L’ora della mosca” e sul palco saremo in due. Spero possa avere un futuro in tournée. A giugno, invece, dirigerò un film e sarà una commedia semplice e divertente. Tra l’altro, sono alla ricerca della protagonista femminile, una ragazza dalle caratteristiche indiane, anagraficamente maggiorenne, ma deve dimostrare non più di 16 anni (meglio se parla anche Hindī). Devo dire che si fatica a trovarla!