Lo scorso luglio 2022, Diana Pifferi, una bimba di appena 18 mesi, è stata trovata morta di stenti nella casa dove viveva con la mamma Alessia, a Milano. La donna, 36enne, l’aveva lasciata su un letto da campeggio nell’abitazione, con l’anomalo caldo cocente che la scorsa estate ha investito l’Italia, con le temperature che hanno raggiunto picchi da record, soprattutto nel capoluogo lombardo.
Alessia si era intrattenuta con il suo fidanzato fuori città e non si sarebbe curata delle condizioni della piccola, lasciata con un biberon, nel quale sono state rilevate tracce di benzodiazepine. A rendere la vicenda ancora più macabra, il fatto che in uno di quei lunghi giorni, Alessia e il fidanzato avevano fatto tappa a Milano. Neanche in quell’occasione la donna si era premurata di accertarsi dello stato della bambina, ben consapevole che fosse a casa, da sola.
Viviana, sorella di Alessia Pifferi: “Non la perdonerò mai”
A “I Fatti Vostri”, Salvo Sottile ha ospitato nel salotto Rai Viviana, sorella della 36enne accusata di omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dai rapporti di parentela.
“Una bambina curata, no?”, osserva Sottile. “Io non ho mai potuto sospettare che la bambina non fosse curata. Sembrava pulita, tenuta bene, sempre ben vestita. E all’apparenza, lei – Alessia (n.d.r.) – non ha mai manifestato che le pesasse prendersi cura da sola di questa bambina. Anzi, noi più volte le abbiamo chiesto di lasciarcela se voleva andare via nei weekend. Ma lei diceva che l’avrebbe portarla con sé e che la bambina era tranquillissima”.
Salvo: “Sua sorella non ha mai voluto dire chi fosse il padre di Diana. Ha mai notato una insofferenza di sua sorella verso la piccola? Verso il fatto di doversene occupare?”
“No, anzi. Vi ripeto: io più volte le ho chiesto di lasciarmela, anche per piacere, per passare una domenica con mia nipote. Lei non me l’ha mai lasciata”.
D: Per quale motivo, signora?
“Lei diceva che la bambina la portava con sé perché era brava, non dava alcun problema e le piaceva portarla con sé nei suoi viaggi, per ristoranti. Io l’avrei fatto anche per piacere di passare del tempo con mia nipote”.
D: Sua sorella era andata a Bergamo, ma con il suo compagno era stata un giorno a Milano, senza preoccuparsi minimamente della figlia. Vi ha mai chiamato?
“No, mai. Assolutamente. Avevo le chiavi di casa, sarei corsa là”.
D: Lei si sarebbe potuta occupare di questa bambina?
“Ma certo. Avessi mai detto di no. Ho un figlio, tenevo lei. Lavoravo. Non c’erano problemi. Nessuno si sarebbe mai opposto a curare la bambina se lei lo avesse chiesto”.
D: Viviana, è iniziato il processo e, lei e sua madre, vi costituirete parte civile.
“Sì”.
Il conduttore della trasmissione fa entrare l’avvocato della famiglia, Emanuele Giuseppe De Mitri.
D: Avvocato, con quali imputazioni Alessia Pifferi è a processo?
“L’imputazione di Alessia Pifferi è di omicidio della piccola Diana, aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dai rapporti di parentela”.
D: Senta, l’autopsia ha chiarito le cause di morte di questa bambina?
“L’autopsia ha chiaramente stabilito che la bambina è morta di stenti, disidratata”.
D: È morta perché è stata abbandonata.
“Assolutamente sì”.
D: Viviana, lei è andata alla prima udienza del processo. E ci è andata con la maglietta della foto di sua nipote.
“Sì, perché il mio scopo è questo, non di farci vedere. Ma di ricordare questa bambina e quello che le è successo. Non può morire così una bambina, in casa da sola sette giorni. Non si può”.
Scatta l’applauso del pubblico de I Fatti Vostri.
D: Ha qualche rammarico per qualcosa che avrebbe potuto fare col senno di poi, e non ha fatto?
“Col senno di poi no. Se una persona non accetta il tuo aiuto, puoi proporti finché vuoi. Io non potevo sapere che mia nipote fosse in casa da sola. Mai l’avrei immaginato”.
D: Lei conosce bene sua sorella?
“A questo punto credo di no”.
D: Negli anni, lei ha mai visto comportamenti strani da sua sorella?
“Lei aveva un carattere particolare. Era molto autoritaria e arrogante se le cercavi di farle osservazioni. Però, ovviamente, quando una persona è da sola, della sua vita può fare ciò che vuole. Quando è arrivata la bambina più volte le dicevo di correggersi, cominciare a lavorare, dare una vita fissa a questa bambina. Ma lei non mi ascoltava”.
D: Qual era il sogno di sua sorella?
“Il benessere”.
D: Cioè, lei voleva inseguire a tutti i costi il benessere, anche a scapito della sua famiglia?
“Evidentemente sì. La vedevo, era tutta immagine: i vestiti, stare bene. Il suo obiettivo penso fosse quello”.
D: Voleva una vita diversa?
“Sì, perché lei disprezzava da dove venivamo. L’ambiente, il quartiere. Le piacevano i posti più belli, più lussuosi”.
D: Le sembrava sempre poco…
“Sì”.
D: Senta Viviana, ha mai visto sua sorella da quando è iniziato il processo?
“L’ho vista solo quel giorno lì”.
D: Vi siete guardate? Vi siete dette qualcosa?
“Io l’ho guardata, lei ha incontrato il mio sguardo per sbaglio, guardandosi in giro. Non ci siamo assolutamente dette niente”.
D: Ha retto il suo sguardo?
“No”.
D: Si vergognava secondo lei?
“Penso…Io spero di sì, non penso, perché non ne sono sicura. Ma spero di sì”.
D: Senta, sua sorella ha fatto una cosa orribile…
“Molto orribile, soprattutto da mamma. Da mamma è inconcepibile. Io non riesco a immaginare di staccare lo sguardo da mia figlia neanche per farmi una doccia, lasciarla a casa da sola…”.
D: Farla morire di stenti, è una cosa inconcepibile…
“Certo. Con il caldo che faceva quei giorni, In un lettino da campeggio. Tornando poi a Milano e non passando da casa, sapendo poi che tua figlia era in pericolo”.
D: Potrà mai perdonare sua sorella?
“Io non penso… Non penso”.