Lo scorso 18 novembre, una maestra di 62 anni è morta in ospedale, al Vito Fazzi di Lecce, per infarto addominale: era ricoverata da dieci giorni con fortissimi dolori addominali e difficoltà ad evacuare a causa di una sospetta diverticolite, attendeva di eseguire l’esame di gastroscopia.
La donna, dunque, è morta senza aver potuto per appurare le cause del suo malessere. Le sue condizioni sono repentinamente peggiorate giorno dopo giorno, fino al decesso. Dopo il ricovero, anche i contatti con i familiari sono diventati sporadici. L’ultima telefonata con la figlia risale al 14 novembre. Quando le condizioni erano molto aggravate non riusciva neanche a camminare in autonomia, ma per i medici la situazione era ancora sotto controllo.
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Maestra morta in ospedale, i legali della famiglia si oppongono alla richiesta di archiviazione per gli altri sei medici indagati
Dopo la denuncia della famiglia, la procura contesta l’accusa di responsabilità colposa per morte in ambito sanitario a due chirurghi che erano in servizio al pronto soccorso Vito Fazzi, dopo l’esito di una doppia consulenza che ha stabilito un possibile nesso tra la condotta dei medici e la morte della signora.
Secondo la procura i due medici avrebbero dovuto accorgersi che la 62enne necessitava di un intervento chirurgico mediante il quale avrebbe potuto salvarsi. In un primo momento, nell’inchiesta erano finiti anche sei medici del reparto di medicina interna dove era stata trasferita la signora il 15 novembre, ma poi il pm ha avanzato richiesta di archiviazione a cui però i familiari della donna, tramite l’avvocato Alberto Gatto, si opporranno. A difendere i medici, invece, ci sono gli avvocati: Giacinto Epifani, Diego Libraro, Francesca Serafini e Luigi Covella.
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