I fatti risalgono alla notte tra sabato 18 e domenica 19 febbraio al Pronto Soccorso dell’ospedale Pellegrini di Napoli. Un uomo di 64 anni è morto dopo un infarto per il quale era stato trasportato d’urgenza nella struttura sanitaria e il figlio, andato in escandescenza, ha cominciato a prendere a pugni gli infermieri – tra cui una donna – insultando i medici.
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Botte al Pronto Soccorso dell’ospedale Pellegrini di Napoli: il papà di 64 anni muore dopo un infarto, il figlio di 27 prende a pugni medici e infermieri; la ricostruzione
Sulla questione è intervenuta anche l’associazione “Nessuno Tocchi Ippocrate”, che ha ricostruito l’accaduto. Il 64enne era andato in arresto cardiocircolatorio, da lì l’allarme lanciato agli operatori del 118 che hanno trasportato l’uomo in ambulanza nel vicino Pellegrini del capoluogo campano.
Alle ore 00:30 circa, raggiunto il Pronto Soccorso dell’ospedale situato a Napoli e trasportato d’urgenza con codice rosso, il 64enne è deceduto poco dopo sebbene tutte le manovre rianimatorie del caso. Quando un infermiere si è palesato in sala d’attesa per comunicare il triste epilogo della vicenda ai familiari, questi sono precipitati nella disperazione. “Comprensibilmente”, come spiega l’associazione presieduta da Manuel Ruggiero. Tuttavia, il dolore si è drammaticamente trasformato in rabbia.
“Addirittura il figlio cade al suolo – hanno detto dall’Associazione – corrono gli infermieri, lo aiutano ad alzarsi e lui di tutta risposta sferra un cazzotto in pieno volto all’infermiere”. In totale, il 27enne ha colpito due infermieri e ha riempito di insulti tutti, compresi i medici, i quali hanno rischiato anche loro di subire la furia del giovane. Immediatamente, sono state chiamate le forze dell’ordine.
“È necessario che si intervenga in analogia a come lo si è giustamente fatto nei confronti della violenza contro le donne. Serve certezza della pena con processi rapidi e condanne esemplari, altrimenti questi ‘animali’ continueranno ad imperversare nei nostri ospedali con il rischio che, prima o poi, ci si trovi a piangere un morto”.
Ciro Verdoliva, direttore Asl Napoli 1 Centro
“Facciamo in modo che medici e infermieri siano eroi solo per il fatto di salvare vite umane, non per aver sacrificato la propria”
“Animali”, è il termine utilizzato. Un sostantivo che riassume la frustrazione di medici e infermieri, perennemente sottoposti a violenze di ogni genere. Come denunciano loro stessi, quotidianamente, sono spesso costretti a subire aggressioni fisiche o verbali nel Pronto Soccorso e nell’ospedale di Napoli Centro. “Siamo stremati”, denunciano gli stessi. In quella notte, poi, hanno sottolineato come fossero impegnati in un turno “piuttosto movimentato”, tra vittime di incidenti e violenze.
I due infermieri aggrediti, un uomo e una donna, se la sono cavata con un “trauma contusivo al cranio maxillo facciale con ematoma al collo” e 21 giorni di prognosi, per lui, e 4 giorni per la sua collega.
“Che siano proiettili, pugni, schiaffi o insulti, ogni colpo è un colpo che alla fine si ritorce contro tutta la collettività. Solitamente si dice: ‘Continuiamo a lavorare a testa bassa’. Io, invece, dico che continuiamo a lavorare tutti insieme ‘a testa alta’; continuando a onorare il nostro motto: ‘Una Squadra al lavoro per garantire salute’. Una parte della popolazione si sente al di sopra della legge, c’è un senso di impunità, ed è su questo aspetto che bisogna assolutamente lavorare. Facciamo in modo che medici e infermieri siano eroi solo per il fatto di salvare vite umane, non per aver sacrificato la propria”.
Ciro Verdoliva, direttore Asl Napoli