Si chiamava Issaka Coulibaly e la sua morte, sopraggiunta a causa del freddo, risalente allo scorso 22 novembre, ha suscitato molta rabbia. “Ci sono morti per cui si può solo provare enorme dispiacere, ci sono morti invece per cui non si può che provare molta rabbia”. È quanto scrive la squadra di cui faceva parte il giovane di 27 anni, portiere della St. Ambroeus FC, l’unico team composto da rifugiati politici e migranti appartenente ad un campionato FIGC del Nord Italia.
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Issaka Coulibaly, morto il 22 novembre, trovato senza vita in strada in un capannone abbandonato in via Corelli, Milano: il 27enne è deceduto a causa del freddo, era il portiere della squadra di calcio St. Ambroeus FC, l’unica del campionato FIGC del Nord Italia composta da rifugiati politici e migranti
“Morire di gelo in una città come Milano non può essere classificato semplicemente come morte naturale – ha aggiunto il team, colpito dal lutto – se a Issaka fosse stato concesso di vivere regolarmente con dei documenti molto probabilmente non staremmo scrivendo questo post, e lui, con una vita regolare, magari starebbe pensando a come rincominciare il campionato dopo la pausa invernale”.
Muore di freddo a 27 anni: chi era la vittima, Issaka Coulibaly. La vittima aveva 27 anni, era originaria del Togo. Dormiva in una struttura abbandonata: si tratta di un capannone situato in via Corelli, a Milano. Lo stesso luogo dove è stato ritrovato senza vita. L’edificio era spesso meta dei senzatetto. “Eri un portiere fortissimo – ricordano commossi i compagni di squadra – ti vogliamo ricordare così, in mezzo ai pali del torneo estivo del Pini che porti la tua squadra in finale”.
Trovato morto in strada, la vittima è deceduta a causa del freddo: “Lui abbandonato, morto dopo anni di clandestinità”. Il giovane era senza documenti ed è morto “da fantasma”. Il dolore della squadra in cui militava è grande. “Quando non ti viene concesso di avere dei documenti – hanno scritto i compagni sull’ex portiere della loro squadra, morto di freddo a Milano – sei costretto a vivere e a morire ai margini della società. Senza un permesso di soggiorno, senza la possibilità di lavorare regolarmente, senza la possibilità di affittare una casa, guidare una macchina o accedere a quei servizi basilari che sono concessi a tutti”.
