Emergono maggiori dettagli in merito alla vicenda della bimba morta di stenti, abbandonata per sei lunghissimi giorni in casa propria dalla madre Alessia Pifferi. La 36enne è “pericolosa” e “non ha avuto scrupoli” secondo la Procura. La donna aveva preparato innanzitutto due trolley pieni di vestiti, consapevole di passare fuori casa ben più tempo rispetto a quanto raccontato agli investigatori, ai quali ha detto che aveva previsto di star via solo una giornata.

La piccola è stata lasciata nel caldo cocente del suo appartamento nel bilocale di via Parea, soltanto con un biberon e senza la presenza di alcun adulto che potesse prendersene cura. Diana era nata nella casa del compagno di Alessia, a Leffe, in provincia di Bergamo, aiutata dai sanitari del 118. La Pifferi ha detto di non essersi mai accorta di essere incinta e di aver partorito improvvisamente al settimo mese di gravidanza. Versione ai quali gli inquirenti non credono ed anzi suppongo che la donna sia venuta a conoscenza della gravidanza almeno dal terzo mese.

Diana era “un peso

Proprio l’elettricista 58enne di Bergamo, compagno di Alessia, è rimasto sbalordito quando ha saputo che la piccola era rimasta da sola in casa tutto quel tempo. “Ma non era al mare con tua sorella?“, le ha chiesto e lei di tutta risposta lo ha messo al corrente che non si trattava di una situazione nuova e che la piccola era già rimasta da sola in occasione di altri weekend. “Ma perché non me lo hai mai detto? – domanda il 58enne – L’avremmo portata con noi, come è stato possibile?“.

La donna avrebbe detto che Diana era “un peso” e che aveva intenzione di recuperare la sua “libertà“. La loro relazione era andata via via scemando dopo la nascita di Diana. I due si erano conosciuti su Tinder, nota app di incontri. Qualche mese fa c’è stato il riavvicinamento per la coppia, così, secondo quanto detto da Alessia, questa avrebbe iniziato a lasciare la figlia di 16 mesi sola in casa a cominciare da maggio, “ma solo per poche ore“. Tuttavia il sospetto degli inquirenti è che gli abbandoni siano cominciati da molto tempo prima.

Il profilo di Alessia Pifferi, la madre della bimba di 16 mesi morta di stenti perché abbandonata per 6 giorni in casa propria

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Secondo la procura il profilo di Alessia è quello di “una persona priva di scrupoli e capace di commettere qualunque atrocità per i propri bisogni personali legati alla necessità di intrattenere a qualunque costo relazioni sentimentali con uomini“. Sarebbe proprio questo il movente dietro “l’omicidio volontario pluriaggravato“. Gli investigatori della Mobile, diretti da Marco Calì, e coordinati dal pm Francesco De Tommasi, sono impegnati a controllare le chat nel telefonino della donna.

Alessia scambiava messaggi e organizzava appuntamenti con diversi uomini che conosceva online. Sua madre, che era stata accanto alla bambina quando questa aveva avuto un’infezione, e sua sorella, erano a conoscenza della situazione sentimentale di Alessia e delle relazioni con altri uomini. La 36enne si era sfogata proprio con la madre attraverso un messaggio che evidenzia uno stato di “nervosismo” e “insofferenza” di Diana, lo stesso stato che ha confermato nel racconto agli inquirenti.

Ieri ho tribolato con Diana, ma nulla di grave” si legge nei messaggi scambiati con sua madre. La madre le aveva chiesto se fosse con Diana e Alessia ha risposto di sì e che sarebbero rientrate “in giornata“. Non si evince alcuna traccia della babysitter alla quale la 36enne avrebbe lasciato Diana, secondo quanto detto ai vicini. Per gli inquirenti la piccola è morta di fame e disidratazione. Adesso si sospetta la presenza di benzodiazepine nel latte del biberon che sarà sottoposto ad esami tossicologici, secondo la disposizione del pm. Oggi il gip Fabrizio Filice, deciderà se convalidare il fermo.