Strascichi inevitabili dopo la sentenza di primo grado nell’ambito del processo per l’omicidio di Serena Mollicone. Un verdetto che ha fatto molto discutere e indignare i presenti in aula e fuori dal Palazzo di Giustizia. Il consulente della difesa, Carmelo Lavorino, ha commentato quello che lui stesso ha definito “un clima d’odio” dopo il verdetto.

Scoppiato nel suo massimo apice proprio dopo la sentenza che Lavorino definisce “giustissima“. Il professore afferma: “Denuncio pubblicamente tutte le persone” le quali “hanno aggredito verbalmente fisicamente e psicologicamente la famiglia Mottola“.

La difesa annuncia che presenterà “un esposto-querela alla Procura di Cassino” per gli insulti piovuti addosso alla famiglia Mottola dopo la lettura del giudice. Verrà posta la “richiesta di individuare i responsabili e i loro mandanti per il tentativo di linciaggio e giustizia sommaria e di punirli“.

Si augura che la Procura di Cassino, “già al corrente dell’accaduto“, stia lavorando per acquisire “filmati e fotografie per agire“. Poi la chiosa, riassumendo la giornata di ieri come “esempio del clima di intolleranza” che si è potuto verificare anche verso “i giudici togati e popolari“. Un clima di “intimidazioni, insulti, minaccia e di violenza creato ad arte” che “denunciamo“.

Dalla Procura fanno sapere: “sarà interessante leggere le motivazioni sulle quali si farà un analitico e scrupoloso esame, per proporre le ragioni dell’accusa innanzi al giudice superiore“. Lo comunica il procuratore Luciano D’Emmanuele attraverso una nota.

Questa Procura prende atto della decisione che la Corte d’Assise nella sua libertà di determinazione ha scelto“. La Procura di Cassino “non poteva fare di più“. Quindi “gli elementi a sostegno dell’accusa hanno superato l’esame della udienza preliminare“. Il contraddittorio tra le parti “evidentemente ha convinto i giudici circa la non colpevolezza degli imputati“.

Vedi anche: Omicidio Mollicone, imputati assolti e costretti alla fuga

Serena Mollicone: padre, madre, sorelle, violenza, chi è il colpevole della sua morte, autopsia, Le Iene, la prossima udienza

Serena Mollicone è stata uccisa il 1° giugno del 2001 ad Arce, provincia di Frosinone. Il padre si chiamava Guglielmo, morto due anni fa (31 maggio 2020) a 72 anni. Guglielmo se n’è andato con il dolore di non scoprire mai la verità per la quale in vita si era tanto battuto.

La madre di Serena è morta quando quest’ultima aveva appena sei anni. Rimasta da sola con suo padre, aveva stretto un legame speciale con lui. Serena aveva una sorella, Consuelo. Non si sa molto di lei se non che viveva a Como e faceva l’insegnante. Era la sorella maggiore della vittima.

Chi è il colpevole?

Serena è stata ritrovata con mani e piedi legati da fascette ed una busta di plastica in testa. Secondo quanto emerso dall’esame autoptico, la vittima sarebbe morta per soffocamento sebbene riportasse un trauma alla testa. La ferita sul capo è stata probabilmente la conseguenza di una caduta in terra.

Tuttavia sulla porta, scardinata, trovata all’interno della caserma dei carabinieri, si rileva la stessa sfondata in un punto preciso.

Gli inviati de Le Iene si sono interessati moltissimo al caso proponendo molti servizi nel tentativo di far luce sulla verità dietro la tragedia. Il nuovo processo contro gli imputati è iniziato lo scorso 19 marzo del 2021 e si è concluso ieri con la sentenza di primo grado che assolve tutti gli imputati nell’indignazione generale del pubblico presente in aula e fuori dal tribunale. Il caso è rimasto senza un colpevole.