Prende parola l’attore milanese dopo le proteste degli studenti di questi giorni contro il caro affitti: l’esempio della Rolls Royce di Renato Pozzetto

Scordarsi la Rolls Royce: Pozzetto riporta gli studenti sulla terra dopo le proteste di questi giorni contro il caro affitti, con mirino puntato in particolar modo sulle condizioni delle grandi metropoli come Roma e Milano. Dalla parte dei giovani c’è anche l’attore milanese, d’altronde chi meglio di lui visto che ha interpretato Artemio ne “Il ragazzo di campagna”, film entrato nel cuore degli amanti della commedia all’italiana. Tuttavia, da buon nonno vissuto quale potrebbe essere oggi nei confronti di tutti i giovani, rimbrotta gli stessi, pur comprendendoli.

Nella memorabile pellicola Pozzetto è il protagonista di un film ironico che però denuncia un fatto che ancora oggi è rimasto tale. Anzi, la situazione è ormai esasperata. Nella pellicola il protagonista va a vivere a Milano in un piccolissimo appartamento che gli costa il cosiddetto occhio dalla testa, soldi che esborsa non appena mette piede al suo interno, e che consegna personalmente in contanti al compianto Enzo Garinei.

L’intervista e la “lezione” agli studenti in protesta

Intervistato da “Il Giornale”, l’attore ci ha tenuto a ricordare il suo difficile passato: “Durante la guerra eravamo sfollati a Gemonio”. Non di certo una novità, ma mai come oggi è bene ricordarlo. “Poi a Milano vivevamo nelle case minime degli sfollati”. Oggi c’è molta povertà, il Paese è in costante recessione, eppure siamo disabituati alla fame. Quella vera. Al tempo “non c’era da mangiare, la vita era dura”. Tuttavia, precisa di essere sempre stato un ragazzo che non si è concesso particolari voli pindarici, con i piedi ben saldi a terra. Aspirando e ambendo a ciò che potesse essere alla sua portata. Dunque, la vita dura non è mai stata estremamente sofferta.

Lo spiega: “Io non ho mai avuto problemi, non desideravo cose che non potevo avere. Ho fatto le elementari appena finita la guerra, poi le medie e l’istituto per geometri”. C’erano problemi che magari oggi non sono tali, rientrano nell’ordinario. Anche prima di poter ipotizzare una protesta, Renato faceva difficoltà anche ad uscire di casa visto che non poteva permettersi neanche un banale biglietto del tram. Ma la scampò grazie alla premura del papà che gli comprava l’abbonamento “perché aveva paura che me ne sarei andato per i fatti miei in giro per il centro”. E dunque, “mi accompagnava a scuola”.

Ed ancora, ricordando le condizioni del fratello: “lavoratore di giorno, studente di notte”. Poi la chiosa: “Sa qual è la differenza principale tra i ragazzi di allora e quelli di oggi? – domanda – Noi eravamo allenati alla povertà, oggi non è più così per fortuna. Ho fatto i primi soldi in un cabaret da venti persone per sera. Non è stato facile e non era scontato che accadesse quello che poi per fortuna è accaduto”. Infine l’appunto ai giovani, piccato sì, ma anche da nonno indulgente. “Certo – conclude – nella vita ci vuole fortuna, ma bisogna anche sapersi adattare. Non si può volere la Rolls Royce se papà fa l’operaio”.

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