Mario Brega è esattamente quello che avete visto nei miei film. Né più, né meno”: chi, se non Carlo Verdone, potrebbe raccontarci che carattere avesse il mitico caratterista nel privato? Però, come spiega l’attore romano, non aspettatevi chissà quanta differenza rispetto a ciò che già si vede nei film a cui ha preso parte.

Il primo incontro, lo sanno tutti ormai, avvenne a casa di Sergio Leone. Brega irruppe nell’abitazione del regista e, carico di frutta e verdura, portava i propri omaggi. In quel momento Verdone cercava qualcuno che potesse interpretare il papà di Ruggero in “Un sacco bello”. La presentazione che fece Marione sembrava un segno del destino. In quel momento Carlo e Sergio si arrovellavano la testa e, come per miracolo, nella stanza entrò la soluzione al problema.

“Entrò un uomo con gli occhiali, con una montatura pesante d’oro, coi bracciali, e disse: ‘Ah Sergio, queste te le mannano l’amici mia”. Si presentò a Verdone e fu amore a prima vista. “Il papà di Ruggero era in quella stanza”.

“Io cercavo di studiarlo approfonditamente. Cercavo di prenderne i colori, il modo di fare, il modo di essere. La sua smargiasseria, la simpatica cagnara nel parlare. La sua autorevolezza, perché era grosso come un leone e faceva paura con questa barba. Poi era un pezzo di pane dentro. Però era uno che conosceva i codici di una certa Roma, di una certa mala, un uomo vissuto”.

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Mario Brega nel privato: “Era imprevedibile”

Marione “non aveva studiato recitazione, era vero”. Potremmo continuare per ore andando a ripescare tutto il repertorio delle interviste del collega nel ricordare il grande caratterista. Ma oggi approfondiremo meglio il carattere di Mario. Soprattutto quei lati oscuri, scomodi. Perché è vero che ad oggi ci fanno sorridere certi aneddoti, ma in un paio di volte Carlo se l’è vista brutta.

“Dovevi mostrarti debole, fragile”. Quando gli prendevano i cosiddetti “cinque minuti”, non si salvava nessuno dalla sua furia. Compreso il regista, appunto Carlo. “Ahò, qua so’ io l’attore principale no te!”. Se provavi a ribattere? “Si poteva tranquillamente finire alle mani”. E, come per le persone istintive e di buon cuore in stile Brega, era facile assistere all’alternanza di momenti di grande emozione – “si commosse parlando del papà” – a quelli di ira.

“Passava dal portarti a casa dieci casse di frutta e verdura di prima scelta ai Mercati Generali, ad urlarti dalla strada”. Come avvenne per il film “Troppo forte”, dove Brega fa solo una piccola parte, interpretando l’allibratore che prende in carico le scommesse per la gara di motociclette. “A’ busciardo! M’avevi promesso venti pose e mo’ me ne fai fa’ cinque? Scenni che parlàmo! A’ busciardo, io mica so’ n’accattone!”.

Queste parole Mario le urlò dalla strada, intimidendo il povero Carlo che era costretto ad assecondare la rabbia del collega. Oggi lo ricordiamo con piacere, ma il rapporto lavorativo non è stato tutto rose e fiori. Tuttavia, questo suo modo impavido di affrontare la vita, le persone, il lavoro, questa sua spontaneità, erano la chiave dei successi dei personaggi interpretati. “Sul set era talmente incosciente che non aveva timore alcuno: riusciva quindi a trasportarsi perfettamente”. Talune volte, “improvvisando fuori luogo”.

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